Green technologies e futuro economico
La green economy favorisce la “sostenibilità” delle attività economiche promuovendo rapidamente la loro competitività, inducendo nelle persone attenzione e considerazione per l’ambiente, dando impulso alla creazione di strategie e tecnologie innovative, innescando per diretta conseguenza un processo virtuoso che si evolve in positivo generando - ovunque esso arrivi - occupazione, stabilità e buon livello della qualità di vita. La sensibilità dei gruppi sociali che si riappropriano di una cultura più vicina alle tematiche dei mutamenti climatici e dello sfruttamento rispettoso - e non solo intensivo - delle risorse della Terra e dei loro cicli naturali, porta con sé l’insorgenza di nuovi bisogni diretti, con un ritrovato senso di responsabilità collettiva, verso le green technologies.
Il riferimento è relativo a tutti quei temi che finora sono stati inadeguatamente – ma soprattutto colpevolmente - affrontati dalla comunità sociale (non solo milanese) con grave miopia, argomenti come quello delle fonti energetiche, dell’agricoltura sostenibile, dell’inquinamento dell’aria e dei mari, della mobilità urbana sostenibile, del surriscaldamento del nostro pianeta, problematicheper tanti anni trascurate nella più disarmante indifferenza generale.
Ad ogni modo, mai come oggi si è avvertito il bisogno di riflettere su quello che sta accadendo per comprendere dove stanno portando decenni di scelte avventate, e paradossalmente proprio questa crisi economica - così mordente e insostenibile - può diventare l’occasione da non perdere per correggere finalmente la rotta di un sistema complessivamente obsoleto nella direzione di un reale sviluppo delle tecnologie in fatto di energie rinnovabili (basta pensare ai settori del solare termico e dell’eolico) e di una irrinunciabile, se pur tardiva, razionalizzazione dei consumi energetici.
Poco, o comunque troppo poco, finora in questa città è stato messo in campo per incoraggiare fattivamente e in maniera capillare gli investimenti destinati all’ammodernamento degli impianti produttivi al fine di ridurre in maniera drastica gli scarichi di sostanze inquinanti, per diffondere dispositivi di ultima generazione per lo stoccaggio di energia termica, il recupero dell’energia meccanica, la gestione ecologica dei rifiuti, la misurazione sistematica ed organizzata dei dati ambientali, il potenziamento di un trasporto pubblico finalmente orientato verso l’efficienza e verso quella che è diventa la chiave del successo in ogni settore imprenditoriale ed economico: il concetto di sostenibilità.
Un’altra necessità, opportunamente “riscoperta” e impellente come non mai, è legata alla riduzione degli sprechi, non più differibile, da rendere operativa sicuramente in ambito privato, ma soprattutto nel settore pubblico, dove quello stesso denaro dei contribuenti che avrebbe potuto ben finanziare la ricerca e un piano di sviluppo della green economy a Milano (e non solo a Milano) troppe volte è stato letteralmente gettato via impunemente, senza la minima considerazione per i sacrifici di chi lo ha prodotto con il proprio duro lavoro.
Quanto alle relazioni degli studiosi e alle proiezioni costruite sui dati statistici acquisiti nell’ultimo decennio, esse delineano una situazione inequivocabile: la città meneghina, come del resto l’intero sistema-paese, ha bisogno di ripartire dalla “sostenibilità energetica”, dalla “gestione e riduzione dell’impatto ambientale”, dalla realizzazione “intelligente” di opere ingegneristiche di canalizzazione per il deflusso delle acque in caso di allagamenti, dal consolidamento degli edifici per la prevenzione dei disastri sismici, da un’agricoltura che riconsegni ai consumatori alimenti più genuini, da una cura pianificata ed ottimizzata del territorio e delle immense bellezze naturali ed artistiche del cui stato di inesorabile degrado, in questo momento storico, si è testimoni tristemente passivi.
Questo è un programma di cose concrete, di progetti che tutti, ma proprio tutti, come Milanesi e come Italiani, si può assolutamente condividere. E se solo si riuscisse ad abbattere quel nemico crudele e famelico che si chiama “Macchina burocratica”, si potrebbe davvero ripartire “alla grande”! Le idee, le potenzialità e le competenze, infatti, non mancano; ciò che difetta è una visione strategica e proiettata verso il futuro da parte di molti (anche se non tutti) responsabili delle istituzioni democratiche, impegnati prevalentemente nel perseguimento del proprio interesse personale, nelle loro “guerre sotterranee per le poltrone” e in oscuri “giochi di palazzo”, lontani anni-luce dai bisogni della gente comune, quella stessa gente che ogni mattina – di buon’ora – si alza per andare al lavoro … o per andare a cercarselo, se non ce l’ha. E non si venga a raccontare che l’indignazione che trasuda da queste parole sia il frutto avvelenato di un non meglio specificato “populismo”, perché al potere giustificazionista di questa espressione ambigua ed inflazionata, alla quale un gran numero di politici e politicanti di vario calibro ricorre demagogicamente per nascondere le proprie manchevolezze, oramai non crede più nessuno!
Mirella Elisa Scotellaro