Inquinamento dell’aria: effetti devastanti… non solo sulla respirazione
L’inquinamento atmosferico è un killer silenzioso ed invisibile che prima ci avvolge, poi entra nel nostro corpo danneggiandone – talora in maniera irreversibile - organi e funzioni vitali, sfuggendo il più delle volte alla nostra capacità percettiva.
Quando si dice che le nostre città sono inquinate, si fa riferimento a quello che in chimica ambientale è definito TSP (Polveri Totali Sospese), una miscela che comprende particelle sia solide che liquide, sospese nell'aria e tendenti a ristagnare anche per lungo tempo se non intervengono particolari eventi climatici come vento o pioggia.
La presenza di inquinanti produce sull'uomo conseguenze diverse a seconda della loro concentrazione e della loro origine che può essere naturale (ad es. pulviscolo che si leva dal suolo, gas e ceneri vulcaniche, ecc.) oppure antropogenica, cioè dovuta a comportamenti umani (come scarichi delle autovetture ed emissioni di impianti industriali), ma la pericolosità delle polveri dipende soprattutto dalla grandezza delle particelle che le compongono, tecnicamente misurabile in termini di diametro aerodinamico: in altre parole, più le particelle sono piccole, più alta è la loro capacità di penetrazione nelle vie respiratorie, e pertanto più elevato è il rischio tossicologico che si corre respirandole.
Tale criterio é alla base di una triplice classificazione di quel materiale “particolato” che rende insalubre l’aria di un contesto urbano:
- PM10, con particelle che misurano un diametro inferiore a 10 µm, dunque inalabili ed interessanti le vie aeree superiori (dal naso fino alla laringe);
- PM2.5, particolato fine, fatto di particelle più piccole di 2.5 µm, capace di penetrare la cavità toracica, con il coinvolgimento dell’apparato respiratorio fino a bronchi e bronchioli;
- PM0.1, particolato ultrafine,le cui particelle - provviste un diametro minore di 0.1 µm - arrivano fin dentro gli alveoli, danneggiando le strutture polmonari più profonde, e condizionando la fisiologica meccanica della ventilazione, nonché il grado di ossigenazione dei tessuti.
Se da un lato gli organi della respirazione possiedono dei sistemi di auto-protezione che si attivano al contatto con eventuali sostanze estranee introdotte nell'organismo, dall'altro l’azione tossica (acuta o cronica) di dette sostanze può determinare un danneggiamento dei locali meccanismi difesa, una reazione di tipo infiammatorio e/o una condizione di stress ossidativo.
Inoltre, al di là di quanto comunemente si crede, i danni derivanti dall'inquinamento dell’aria non sono soltanto quelli a carico dell’apparato respiratorio come tosse, asma, bronchite o neoplasie polmonari bensì anche quelli derivanti da una insufficienza degli scambi gassosi tra aria e sangue, dalla intossicazione diretta delle strutture polmonari con passaggio di sostanze nocive nel circolo ematico (soprattutto particelle in sospensione contenenti metalli, come i residui di carburanti), aumento della permeabilità vascolare, alterazione dei riflessi nervosi e della risposta cardiovascolare (aritmie o infarto del miocardio), oltre che conseguenze sulla capacità coagulativa del sangue.
Tra gli inquinanti più insidiosi si registrano gli IPA, Idrocarburi Policiclici Aromatici (derivanti dai processi industriali, inceneritori, impianti di riscaldamento, emissioni degli autoveicoli, ecc), molto diffusi, secondo non pochi ricercatori cancerogeni, mutageni, teratogeni e induttori di allergie. Che altro dire?
Il World Health Statistic 2017 e gli ultimi rilevamenti nelle maggiori città europee forniscono numeri impietosi, per cui non è possibile continuare a girare intorno al problema con saltuari divieti di circolazione in città o altre soluzioni-tampone. Vari studi dimostrano come il tasso di mortalità per inquinamento atmosferico sia particolarmente elevato nel Vecchio continente. La situazione peggiore è quella delle città dell’Est europeo, mentre l’Italia si colloca al 31° posto su una graduatoria di 50 Paesi. Ma il dato che altri stanno decisamente peggio di noi Italiani certamente non può reputarsi consolatorio. Resta l’imperativo categorico che migliorare si può e si deve, cominciando a farlo a brevissima scadenza.
Servono una visione complessiva e una strategia di lungo periodo finalizzata a potenziare la rete di servizi pubblici per la mobilità urbana; promuovere la ricerca nel settore energetico in modo da passare da una produzione centralizzata dell’energia (ad esempio quella delle centrali elettriche) ad una sua produzione diffusa (ad es. i pannelli fotovoltaici) in un’ottica di interesse per le fonti di energia rinnovabile; incentivare la riqualificazione dei siti a rischio inquinamento; riorganizzare lo smaltimento dei rifiuti; progettare un modello di sviluppo ispirato a criteri di sostenibilità ambientale, economica, sociale, istituzionale, sempre prediligendo un approccio interdisciplinare. Ed ancora, bisogna innovare i processi produttivi e modernizzare le aziende nel rispetto di quelle tradizioni che ci consentono di mantenere viva la nostra identità culturale in un mondo globalizzato; razionalizzare le risorse disponibili per ottimizzarne l’utilizzo anche attraverso la tecnologia; creare nuove infrastrutture in funzione sia delle relazioni umane e del tessuto sociale che tiene insieme le persone, sia dei servizi logistici che supportano lo scambio dei beni e i rapporti commerciali in genere; riqualificare ed espandere l’offerta turistica.
In definitiva, dobbiamo prestare maggiore attenzione alla qualità della nostra vita in senso ampio, iniziando da quello che mangiamo, dall'acqua che beviamo e dall'aria che respiriamo quando apriamo le finestre della nostra casa … nella consapevolezza che un cambiamento socio-culturale così radicale non può che partire da noi come singoli individui, e che solo alcune incombenze – ma certamente non tutte – potranno delegarsi ad altri.
Mirella Elisa Scotellaro
Fonti: ARPA Lombardia, Agenzia regionale per la Protezione dell’Ambiente. World Health Statistic 2017. Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile con Enea e Ferrovie, Report sulla qualità dell’aria 2017.