@ La chiocciola: un simbolo moderno con cinque secoli alle spalle
Una volta il postino suonava alla porta di casa due volte al giorno, specialmente nei paesi di provincia, e consegnava lettere e pacchi con il tocco del fiduciario di famiglia.
Spesso volava anche fuori orario per recapitare telegrammi gioiosi o drammatici. Era una figura financo di prestigio, tal volta. Rivaleggiava col parroco, il sindaco e la maestra nella classifica delle persone riverite. Persino in pensione non smetteva di essere ossequiato.
Parliamo degli anni Sessanta, Settanta del secolo scorso, della cronaca diventata Storia, di una nostalgia intrisa di commozione.
Nel nostro tempo, dominato dalla tecnologia, la posta è diventata, per la massima parte, elettronica. Basta un click e i nostri dispacci raggiungono i destinatari in pochi minuti, anche se dimoranti a migliaia di chilometri.
Simbolo di quest'operazione è una chiocciola, che ha la funzione di separare il nome dell'utente dal dominio di riferimento.
La chiocciola, pensate, è stata elevata ad opera d'arte e fa bella mostra di sé nel Museo d'Arte Contemporanea della Grande Mela.
Essa appare per la prima volta nel Tardo Medioevo: veniva usata dai mercanti per indicare il prezzo della merce. Del resto, sulla tastiera delle vetuste (e gloriose) macchine per scrivere la individuiamo nella "a" commerciale.
Nel 1971 la ricuperò un ingegnere americano, Tomlinson, il quale la utilizzò per inviare la prima mail.
La chiocciola in inglese è detta "at"; in Russia la chiamano "cagnolino", in Germania "scimmia", in Israele "strudel" e in Giappone "vortice".
Questo segno grafico - semplificando, una "a" dentro una "o" - appare già in un documento custodito nella Biblioteca Vaticana come iniziale della parola Amen.
Nessuna meraviglia: ciò che vien ritenuto il simbolo della modernità ha una genealogia di secoli. Cinque, nel nostro caso.
Gaetano Tirloni