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Legalizzazione della Cannabis: alcune riflessioni

cannabisGentili signori e signori, bentornati. Per coloro che già mi conoscessero,  mi avessero letto e sopportato durante i lunghi trip mentali che siamo soliti farci riguardo alle questioni più disparate, vi rivolgo un saluto e vi ringrazio di essere sul nostro sito per informarvi, ma soprattutto, e questo vale anche per coloro che invece non mi hanno mai letto o mai digerito, per riflettere.

Proprio così: perché Milanofree.it è un sito di informazione, ma spesso e volentieri scrivo per questa testata degli articoli che potremmo definire "di opinione" tornando alla scansione tipologica di tipo liceale. Dunque, per coloro che si aspettano di leggere notizie succulente e piene di scandali serbo una cocente delusione: non siamo qui per dare notizie a casaccio, siamo qui, come sempre del resto, per ricollegarci a notizie vere per fare riflessioni e instaurare dei dialoghi si spera civili e maturi (o almeno da parte di chi scrive è questo l'obiettivo). Quindi per chi cerca le verità assolute, rivolgetevi altrove, qui troverete solamente dubbi e mezze verità, perché, come diceva Wittgenstein, solo gli stupidi non cambiano mai idea. E' purtroppo questo intro una puntualizzazione doverosa che mi sento di fare a coloro che leggeranno questo articolo, e che sprono a non farsi intimorire dal mappozzo iniziale (perché il succo del discorso sta per arrivare), visto che gli argomenti che tratteremo non sono proprio dei più semplici (come sempre).

Oggi parliamo e riflettiamo su una questione che terrà banco probabilmente fino a Settembre, dove ci sarà la votazione ufficiale della legge: ci riferiamo ovviamente alla legalizzazione della Cannabis. Ora, come qualcuno di voi saprà la Cannabis viene considerata dalla legge "droga leggera" (vedasi dpr 309/1990 ed eventuali modifiche), una definizione quanto mai scivolosa e vuota di significati.

La parola stessa droga è quanto mai vaga: la coscienza comune la ricollega immediatamente alla dipendenza, che sappiamo essere tutti un male, perché porta alla "fulcronizzazione" della vita intorno a un unico oggetto. Dunque, vogliamo davvero legalizzare qualcosa che può comportare, se abusata, un tale effetto? Ecco forse uno dei primi problemi è proprio questo, quello dell'abuso. O forse il problema è ancora più lontano dal concetto di abuso di una sostanza, è agli antipodi di essa, precisamente nel concetto di coerenza. Parliamoci chiaro: può uno Stato che legalizza e detiene il monopolio della distribuzione e uso di sigarette, gioco d'azzardo, alcool, venire a dire che la Cannabis e la marijuana sono "droghe" e quindi sono male? Sicuramente no, per un discorso di semplice coerenza. Ora, appurato questo fatto, esistono due strade possibili: eliminare tutto ciò che può essere considerato "droga", compreso tabacco e alcool (ma pare un'ipotesi poco probabile) oppure ammettere che, almeno da questo punto di vista, la legalizzazione della Cannabis è un atto necessario per mantenere un minimo di decoro di fronte ai cittadini. Ovviamente sulle implicazioni etiche della questione non mi soffermo, perché troppo complesso come discorso e poiché l'etica è un argomento scivoloso e alquanto flessibile, impossibile da analizzare senza cadere in inutili sciatterie intellettuali mal strutturate.

Detto questo, direi che dovremmo dare uno sguardo a quelle che possono essere le agevolazioni che potrebbero nascere da una eventuale legalizzazione. Per prima cosa, legalizzando la Cannabis possiamo sicuramente combattere la criminalità e l'illegalità che gira intorno al prodotto. Questo avviene da un duplice punto di vista: da una parte, come ha detto Saviano (uno che qualcosina ha visto e ha scritto) le Mafie sguazzano intorno alla distribuzione delle droghe, e levare una fetta del mercato sarebbe sicuramente un bene. In secondo luogo, c'è da considerare che talvolta la Cannabis può essere definita come una droga-ponte: in pratica quando si va a comprare dal pusher, questo alla terza o quarta volta che compri la tua bella erbetta, avrà la splendida idea di offrirti magari qualcosa di più forte, perché tanto-se-hai-fumato-questa-cosa-vuoi-che-ti-faccia-quell'altra, ed ecco che si entra nella tossicodipendenza vera e propria. Questi due problemi, legati da un sottile filo rouge, si intrecciano e possono essere ridotti in un colpo solo: se legalizziamo il consumo in ambienti privati e magari la coltivazione di qualche piantina sul proprio terrazzo (per altro già permessa dal dpr 309/1990) possiamo tagliare il legame tra cliente e pusher, evitando così "l'effetto ponte" e indebolendo tutta la struttura illegale che gira alle sue spalle.

Secondo aspetto rilevante che possiamo attribuire alla legalizzazione, che però non ci tange in maniera particolare, è l'incasso dello Stato: il gettito fiscale che potrebbe derivare dalla tassazione del consumo e distribuzione di Cannabis fa molta gola alle casse dell'Erario, specialmente in questo momento di magra. Più di così non mi spingo in questa considerazione, dato che non sono un esperto dell'argomento.

Ultimo punto a favore, è l'uso medico del principio attivo contenuto nella Cannabis, ossia il THC: ora, senza addentrarci troppo nell'argomento, viste le mie scarse conoscenze mediche, si può dire il THC è utilizzato insieme ad altri farmaci già da parecchi anni in America, ad esempio nella cura dei sintomi del glaucoma, piuttosto che nelle terapie contro il dolore (dove noi utilizziamo la morfina, guarda caso un'altra sostanza che può essere considerata droga perché causa assuefazione). Esistono già in Italia parecchie associazioni che richiedono da tempo un uso maggiore di queste sostanze nelle cure ai pazienti, dunque mi pare che gli effetti in campo medico del THC non possano essere messi in discussione.

Ora veniamo all'unica obiezione coscienziosa che mi sono sentito fare in questi giorni sull'argomento, ossia il pericolo per la salute che si cela dietro all'abuso di tali sostanze. Eccoci dunque arrivati a ciò che accennavo in precedenza. Dunque, su questo aspetto vorrei puntualizzare una cosa: è vero che il THC somministrato o assunto in dosi eccessive causa dei problemi alla salute dell'individuo, tuttavia, senza negare totalmente l'argomentazione, mi sento di dire che esistono già parecchi alimenti e sostanze potenzialmente e realmente nocive per la salute (come il tabacco e l'alcool). Si torna al punto di partenza: perché la Cannabis deve essere discriminata rispetto a tali sostanze già legali? E di nuovo, le due strade sulla coerenza sono le stesse (abolire tutto o legalizzare): tuttavia sull'abolire tutto avrei una piccola obiezione. E' vero che il legalizzare qualcosa significa poterne consumare a proprio piacimento, ma è anche vero che non è compito della legge dettare questo equilibrio delicato tra abuso di qualcosa e la concessione di quel qualcosa. Cerco di spiegarmi meglio: il cibo spazzatura è legale, e se assunto in dosi massicce può portare all'obesità, una condizione fisica molto grave. Dobbiamo dunque concludere che anche il cibo spazzatura è potenzialmente pericoloso e dunque si dovrebbe bandirlo? Ci sono valanghe di alimenti e sostanze che se abusate possono portare a conseguenze e pericolose, tuttavia questa loro intrinseca pericolosità non ci impedisce di consumarle con moderazione e stare bene comunque. Dunque perché non potrebbe essere così per la Cannabis?

Facciamo un discorso teorico: perché non legalizzare e contemporaneamente, grazie alle entrate delle tasse sul consumo, non considerare la possibilità di organizzare delle attività di istruzione sul modo e le quantità di assunzione di tale sostanza? Anche i coltelli ci possono uccidere, eppure li usiamo lo stesso. Per cercare di essere più chiaro, vi racconto un piccolo aneddoto giuridico. Confucio odiava la legge, la considerava un'invenzione demoniaca, in quanto creata non sulla base della morale ma sulla base della logica laica (spesso da individui senza morale). Ora, in assenza di qualsivoglia legge, egli indirizzava le controversie di fronte ai mandarini, (termine che oggi ha perso completamente la sua accezione originale) uomini di grande saggezza che davano ragione sulla base di una "legge naturale" plasmata sulla morale e sulle convinzioni personali, senza una regola ben precisa. Questo metodo era pensato per evitare la proliferazione legislativa, visto che dovunque ci fosse stata una legge, si sarebbe trovato un pertugio per aggirarla (che tra l'altro non è poi così lontano dalla realtà, visto che le zone grigie esistono quasi sempre). Dunque, dato che noi, a differenza di Confucio, ci troviamo di fronte a un sistema economico-sociale imperniato sulla legislazione, dovremmo pensare sì ad una legalizzazione, che sia tuttavia affiancata da un'opera di istruzione per evitare il consumo eccessivo da parte dei singoli individui. Una strada alternativa sarebbe prevedere dei limiti più ristretti al consumo per evitare danni, ma ritengo questa strada poco percorribile, perché così spingeremmo di nuovo all'illegalità quei soggetti che si erano "convertiti" alla legalità. Dunque, alla fine di tutto, si tratta di semplice impegno civico, che dovrebbe stare alla base di ogni legge moderna: ognuno si prenda le proprie responsabilità, perché la legge non può, e soprattutto non deve controllare ogni cosa.

Dunque eccoci alla fine della nostra riflessione. Per chiunque voglia aggiungere qualcosa, in toni pacati e civili, sono pronto ad ascoltare qualunque opinione e ad aprire gli orizzonti verso nuove soluzioni: basta parlare, e pensare. Rifletteteci e commentate, vi aspetto.

 Andrea Lino

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