Si parla tanto di pace ma …
Si parla tanto di pace soprattutto in questi ultimi tempi, è praticamente quasi sulla bocca di tutti. La si invoca, la si desidera, la si cerca; tuttavia l’unico verbo a cui si può dar credito è il primo, ossia “la si invoca”, ma la si desidera davvero? La si cerca veramente?
L’etimologia della parola riporta a “legare, unire, saldare”, ma una cosa è il significato del termine, ben altro è l’operato dell’uomo. È evidente che la pace è una condizione sociale, politica, relazionale, ma anche come condizione di assenza di conflitti e tensioni e di piena armonia con sé stessi; la così detta “pace interiore o pace dell’anima”.
L’Assemblea generale delle Nazioni Unite, il 12 novembre 1984, nella Dichiarazione sul diritto dei popoli alla pace scrive:
«Per garantire l'esercizio del diritto dei popoli alla pace, è indispensabile che la politica degli stati tenda alla eliminazione delle minacce di guerra, soprattutto di quella nucleare, all'abbandono del ricorso alla forza nelle relazioni internazionali e alla composizione pacifica delle controversie internazionali sulla base dello Statuto delle Nazioni Unite.»
Belle parole e probabilmente buone intenzioni ma … ma non risolve assolutamente nulla se non si riscontra una “cultura della pace”.
Sorge però una domanda, ovvero: cosa si intende per cultura della pace? È davvero una questione di sola cultura o vi è qualcosa di più? È sufficiente dichiararsi pacifisti per volere la pace? Nell’inno pacifista di John Lennon dal titolo “Give Peace a Chance, che tradotto significa dare una possibilità alla pace”, si canta, ripetuto più volte: “Tutto quello che stiamo dicendo è: date una possibilità alla pace”. Va bene, ma detto ciò? Manca ancora l’ingrediente indispensabile. È inutile affermare che bisogna giungere a un disarmo generale, nessuno più costruisca armi di qualsiasi genere, e quelle che ci sono vengano distrutte. Ottimo proposito che sarebbe utile realizzare ma … sarebbe sufficiente? A mio avviso no, perché manca ancora l’ingrediente indispensabile.
Infatti, pur se non ci fosse nessuna arma ma neppure quell’ingrediente indispensabile, l’uomo farebbe la guerra a sassate e persino a mani nudi se necessario. Allora il punto focale è SE LA PACE NON SI AMA, non ci sarà mai. Oggi, anno 2023 esiste questa condizione? Non mi pare proprio! Non si riscontra neppure in alcuni cortei di pacifisti che tirano pietre o imbrattano muri, vetrine, monumenti o spaccano auto eccetera, questi, con le loro azioni, sono portatori di ingiustizie e quindi di vendette e guerre. Amano forse la pace costoro?
Quanti personaggi hanno parlato e “combattuto” per la pace: il Mahatma Gandhi, Martin Luther King, il Dalai Lama Tenzin Gyatso, il maestro buddista Daisaku Ikeda e altri; così come l’invito alla pace lo si trova in tutte le religioni e ciò e bene, ma il difficile è applicarne l’insegnamento. Un altro personaggio che ha invitato e testimoniato la vera pace è stato Gesù il quale ha pure detto: “la pace che vi dono io non è quella che vi dona il mondo”, perché? Perché mentre Gesù AMAVA la pace, il mondo non l’ama. E perché non l’ama? Perché, che piaccia o meno, l’umanità non è in grado, da sola, in quanto preda delle proprie debolezze o anche delle proprie presunzioni di credersi onnipotenti, di raggiungere e mettere nel proprio cuore l’Amore alla Pace.
A mio avviso è qui il vero busillis; o lo risolviamo oppure la Pace rimane una utopia. Come lo risolviamo? Riscoprendo una Fede umile che confida nell’aiuto di un Dio d’amore che ogni Religione insegna. È probabilmente l’unica strada, considerato che tutte quelle provate sino ad ora si sono dimostrate fallaci.