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SULLA GLOBALIZZAZIONE. RIFLESSIONI DELL’ARTISTA E SCRITTORE ROBERTO BOMBASSEI

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Il termine “globalizzazione” viene adoperato, a partire dagli anni 1990, per indicare un insieme assai ampio di fenomeni, connessi con la crescita dell'integrazione economica, sociale e culturale tra le diverse aree del mondo.

La globalizzazione si può definire come “un fenomeno in crescita progressiva delle relazioni e degli scambi a livello mondiale in diversi ambiti, il cui effetto principale è una standardizzazione economica e culturale tra i popoli”.

La globalizzazione sembra aver contribuito a migliorare le condizioni di vita delle popolazioni a livello mondiale.

Ma non è proprio così. È cresciuto il divario tra le economie dei paesi ricchi e quelle dei paesi poveri. Allo stesso tempo la globalizzazione ha stimolato il meccanismo del decentramento produttivo.

Tra gli effetti positivi della globalizzazione vi sono sicuramente l'aumento degli scambi internazionali di merci, del capitale finanziario e del lavoro portando l'aumento della produzione internazionale, soprattutto da parte delle imprese multinazionali.

Però a seguito dell'enorme divario nel costo del lavoro a livello globale, negli Stati meno sviluppati diviene possibile una massimizzazione dei profitti e un taglio dei costi di produzione, sfruttando il mancato riconoscimento dei diritti minimi del lavoratore (orari di lavoro, paga minima oraria e così via).

ll mondo del lavoro è cambiato: ormai le grandi industrie non hanno un solo proprietario ma sono unite ad altre società e finiscono per non avere una vera e propria nazione di appartenenza e, i loro dipendenti sono sparsi ovunque e questo li rende meno uniti.

La globalizzazione riguarda anche la lingua: adesso la lingua internazionale è l’inglese mentre quelle parlate da minoranze di persone sono ritenute inutili e stanno scomparendo.

Una grave conseguenza della globalizzazione è l’inquinamento che sta trasformando l’ambiente. Le foreste vengono abbattute per produrre legni pregiati o per costruire nuove strade, i fiumi sono ridotti a discariche per smaltire rifiuti di lavorazioni pericolose, ecc.

È negativo il fatto che molte aziende preferiscono investire in zone dove ci sono meno controlli perché genera nel mondo globale un lavoro di sfruttamento.  

Un altro lato negativo della globalizzazione è che non possiamo trovare in tutto il mondo gli stessi prodotti. Pur essendo umani e quindi uguali e con gli stessi diritti e doveri, sta venendo a mancare, visto che il mondo sembra apparentemente più unito, le varie identità storiche e culturali che ci differenziano.

Creare gusti, sensazioni e piaceri uguali ci può andare bene a noi o solo alle multinazionali?

Dobbiamo poi tenere conto che ogni effetto di un singolo paese si ripercuote a livello mondiale e non più locale. Quindi, se un paese non è più autosufficiente, e non può più contare su sé stesso, deve per forza dipende da un altro. E Se questo Paese dovesse fallire cosa succederebbe? Non solo fallirebbe ma anche il Paese a cui è legato e, come un effetto domino , porterebbe a far fallire gli altri paesi collegati.

In sintesi, la globalizzazione fa comodo solo alle multinazionali e a pochi altri.

In realtà i rischi di un mercato globale e di una società globale sono maggiori rispetto ai ricavi che ne potremmo ricavare.

Oggi la guerra è l'anello intermedio di una catena di crisi che viene da lontano e andrà lontano.

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Dopo il crollo del Muro di Berlino si è sviluppato l'idea che tutto funzionasse in base al mercato, sviluppando al 100% quel connubio che da secoli ci portiamo: l’economia ma soprattutto la finanza sta in alto e la politica sta sotto.

Nel 2008, quando è scoppiata la grande crisi, non si è trattato solo di crisi finanziaria ma di crisi della globalizzazione.

Perché spostare le fabbriche in Asia, portando la produzione in Oriente e tenendo solo i consumi in Occidente, trasferisci solo capitali fuori e importi solo povertà.

La pandemia prima e la guerra poi, che, ricordiamoci sono strettamente collegati in termini di opportunità per alcuni e dolore per altri, sta portando il mondo intero ad una nuova crisi finanziaria. Quello in cui vivremo sarà un mondo meno globale, ma comunque internazionale.

La guerra in Russia non va capita   sui tempi e sulle armi, ma sulle cause della guerra. La causa è la scelta fatta da Putin di lasciare l’Europa per andare verso l’Asia. Quindi è finanziaria ed economica, non di possesso.

 Io non credo che la guerra finisca per via del gas o per le sanzioni. Finisce quando si attua la nuova politica economica e finanziaria che porterà alla nascita di una nuova forma di globalizzazione, forse solo internazionale. Fin quando i popoli non riscoprono la loro identità culturale saremo sempre in questo limbo, gestiti da politici e padroni incompetenti che non ci rappresentano.

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