Venti di Guerra: cosa dice la Chiesa
L’umanità persevera nell’essere ripetente.
In materia di pace, infatti, nonostante il passato, si continua con conflitti e guerriciole più o meno circoscritte.
Attualmente vi sono nel mondo più di venticinque conflitti, più o meno vasti. Proprio in queste ore un nuovo pericolo si profila all’orizzonte, ossia la possibilità di un conflitto militare tra Russia e Ucraina, con le drammatiche conseguenze che porterebbe con sé. A parola non la si vuole, nei fatti ci si arma.
Alla base di ogni conflitto ci sta sempre l’IO che esclude il TU, e l’egoismo ne è il promotore. Questa riflessione vuole però attingere all’esperienza di Madre Chiesa, la quale nei suoi documenti, a proposito della Pace ecco come si pronuncia. La Dottrina Sociale della Chiesa, così si esprime sulla questione; innanzi tutto perché la Pace sia autentica e duratura, deve essere riposta in Dio, poiché una pace puramente umana conserva in se la propria debolezza.
Al capitolo undicesimo punto II paragrafo 494, si afferma: “La pace è un valore e un dovere universale e trova il suo fondamento nell’ordine razionale e morale della società che ha le sue radici in Dio stesso. La pace non è semplicemente assenza di guerra e neppure uno stabile equilibrio tra forze avversarie, ma si fonda su una corretta concezione della persona umana e richiede l’edificazione di un ordine secondo giustizia e carità”. (Intesa come amore verso e per.)
Solo questo paragrafo basterebbe per tenere una conferenza, mi limito, per ovvie ragioni, a porre l’accento su alcuni termini indispensabili per raggiungere una pace duratura e certa.
Ordine – la sua mancanza o insufficienza genera caos e incomprensioni, dovute anche a una falsa idea di libertà.
Razionale e Morale – due termini che devono procedere in sintonia e in armonia.
Corretta concezione della persona umana, dove questa è insufficiente o manca, la pace è impossibile, perché viene a mancare uno degli ingredienti indispensabili, ossia la GIUSTIZIA. Oggi il bene della persona non è al primo posto, ma questi è occupato dall’economia, dal dio denaro, da mammona, come lo chiama Gesù, e dall’interesse puramente economico. Negli ospedali, ad esempio, è raccomandato di far quadrare i conti, vietato uscire dal budget. La persona? Si deve adattare!
Giustizia e carità-amore, non possono essere lasciati alla bontà d’animo di volontari religiosi o laici, o a persone più sensibili, ma deve trovare la ragione d’essere in chi decide le leggi e ci governa, oltre che in ogni singolo individuo. Se manca il rispetto della persona umana, dal suo concepimento all’attimo della morte, la Giustizia è minata. Non è rispettata la dignità umana e la convivenza non è orientata verso il bene comune.
Articolo 496 – La violenza non costituisce mai una risposta giusta. La violenza distrugge ciò che sostiene di voler difendere: la dignità, la vita, la libertà degli esseri umani. Non servono profeti armati, causa di rovine, sofferenze e morti, ma profeti che rendano testimonianza all’amore del Vangelo, vedi ad esempio Francesco d’Assisi.
Punto terzo: il fallimento della pace è la guerra. Affermava Giovanni Paolo II in un incontro romano, “la guerra non rappresenta mai un mezzo idoneo per risolvere problemi, non lo è mai stato e mai lo sarà”. I conflitti armati non causano solo danni materiali, ma anche morali e psicologici; è sempre comunque una sconfitta per l’intera umanità.
Quanto detto sin’ora lascia però aperta la questione della legittima difesa. Ecco il pronunciamento della Dottrina Sociale.
All’articolo 500 si legge: una guerra di aggressione è immorale. Nel tragico caso in cui essa si scateni, i responsabili di uno Stato aggredito hanno il diritto e il dovere di organizzare la difesa anche usando la forza delle armi. Tuttavia affinché un ricorso alle armi possa essere considerato lecito, deve rispondere ad alcune rigorose condizioni:
1- Che il danno causato dall’aggressore sia durevole, grave e certo.
2- Che tutti gli altri mezzi per porvi termine si siano rilevati impraticabili o inefficaci.
3- Che il ricorso alle armi non provochi mali e disordini più gravi del male da eliminare.
L’articolo 503 afferma la giustezza dell’obiezione di coscienza. Questa è un diritto che spetta a ogni uomo/donna e che deve essere riconosciuto e tutelato in ogni circostanza dell’impegno umano.
Gli articoli 504-505-506 credo si commentino da soli.
Il documento prosegue affrontando il tema del disarmo e del terrorismo, ma che, per motivi di spazio, affronterò più avanti.