Vivienne Westwood: Regina del punk: la moda come atto politico
Noioso non è esattamente l’aggettivo con cui verrebbe da descrivere la vita della Westwood. Dopo il folgorante inizio a King’s Road, Vivienne si è reinventata in una delle stiliste più famose al mondo, ha ricevuto un OBE presentandosi a Buckingham Palace priva di underwear ed è apparsa sulla copertina del magazine britannico Tatler, acconciata alla Margaret Thatcher. Certo non è facile raccontare una vita così fuori dagli schemi attraverso la stabilità di una sola inquadratura! Vivienne, una donna caratterialmente forte, volta a non farsi fermare dalla contrarietà o logiche di potere, che odiava la mediocrità ed è stata capace di parlare di libertà attraverso la crinolina, il tartan e un’irrequieta estetica punk.
Stilista eclettica, anticonformista e indipendente
La futura stilista arriva a Londra negli anni ’60, quando la capitale è nel suo splendore swinging, Carnaby Street pullula di vestiti colorati e le strade sono invase dalle minigonne di Mary Quant; è l’atmosfera che stava cercando. Vivienne è però limitata dal matrimonio con Derek Westwood (del quale manterrà il cognome): “Stavamo vivendo l’american dream, ma il sogno finiva con me in cucina. Ho lasciato Derek perché sentivo di non poter realizzare il mio potenziale”. I due divorziano nel 1965, lasciando la Westwood con il figlio Ben.
È nel misero appartamento dove Vivienne vive con il fratello, che avviene l’incontro decisivo con Malcolm McLaren: “Non volevo Malcolm, è successo per sbaglio, ma poi ho pensato, posso imparare molto da lui, non devo lasciarmelo sfuggire”. La Westwood, assetata di conoscenza, cerca di assimilare tutto quello che McLaren può offrire; il loro è un connubio guidato da un sentimento di scambio creativo, più che sentimentale.
In questo clima anticonvenzionale, il rock ‘n’ roll degli anni ’60 è fin troppo composto; serve qualcosa di più immediato, una voce infuriata che abbatta il sistema. Nascono i Sex Pistols, ideati da Mclaren. La Westwood è autrice delle parole di alcune canzoni, ma soprattutto della famosa maglietta strappata con su scritto Destroy indossata da uno dei componenti, ora conservata al Victoria & Albert Museum. È il 1977, la regina festeggia il Silver Jubilee e i punk protestano. Già da qui si capisce di quanto gli abiti firmati Westwood parlano, intrisi di messaggi attraverso parole incise a grandi lettere e contornati da simboli forti.
Cambio di scena, è il momento di Vivienne la fashion designer. Dopo le spille sugli abiti e i capelli coup sauvage (che renderà noti David Bowie con il personaggio di Ziggy Stardust), la Westwood perde fiducia in un movimento che è sempre più incorporato nel mainstream: “Non stavamo veramente andando contro il sistema, perché il punk ormai ne era parte. Se ne erano impossessati”. Con lo scioglimento dei Sex Pistols, Vivienne cerca nuove forme per sovvertire l’establishment attraverso una nuova cultura fatta di immagini, moda ispirata agli anni Cinquanta e musica.
La prima collezione che la “coppia d’oro” porta sul catwalk è Pirate del 1981; due ex-punk rocker alla settimana della moda. Il sistema non sarà abbattuto, ma inizia ad accorgersi del talento della Westwood (anche se non lo riconoscerà formalmente fino agli anni ’90).
Nel 1982, Malcolm e Vivienne si separano: “Avevo perso interesse in Malcolm, non potava darmi più niente”. McLaren tenta la via di produttore hollywoodiano e Vivienne è ancora una volta sola, con due figli e una compagnia di moda da lanciare. Attraverso le testimonianze e i volti dei collaboratori della stilista (il manager Carlo D’Amario, l’assistente Peppe Lorefice), assistiamo alla crescita del marchio Westwood, tra le inevitabili difficoltà e i grandi successi, perché durante il suo cammino nel mondo della moda è sempre rimasta lontana dagli standard di stile e, soprattutto, indipendente dai gruppi di lusso. Indispensabile è il supporto del compagno e direttore creativo della compagnia, Andreas Kronthaler, incontrato negli anni ’80, quando la Westwood insegnava moda in Europa. In quel periodo la designer trascorse molto tempo in Italia, dove lanciò una collezione che ha letteralmente rivoluzionato la silhouette femminile già dal nome “Mini Crini”. La nuova musa di Vivienne abbandona i canoni estetici futuristici tipici degli anni Ottanta, optando per lingerie in vista e minigonne inguinali. Risultato? Un double effect tra il provocante e il giocoso. Il successo anche di questa collezione era palpabile e il suo nome era sulla bocca di tutti, ogni modella voleva lavorare con lei e tutte le donne bramavano per avere un suo capo.
Vivienne Westwood non era soltanto un nome, bensì un turbinio di emozioni che trasferiva nei corpi prima ancora degli abiti. Attraverso un paio di forbici e un pezzo di stoffa le sembrava di vestire degli eroi intenzionati a raccontare storie legati a temi quali la corruzione della politica, la libertà sessuale, l’Indipendenza della Scozia e, più recentemente la contrarietà alla Brexit e lo scoglio del cambiamento climatico.
La missione di Vivienne: CAMBIARE il mondo per renderlo un posto migliore
Alla sfavillante Vivienne designer, si sovrappone la Vivienne attivista, quella che sogna di abbattere l’immobilismo sociale, lo sfruttamento ottuso e smisurato della natura e la piaggeria. Uno dei suoi motti era: “Non puoi spronare le persone a cambiare le cose facendole sentire umiliate e offese. Devi farle sentire favolose, prima di ottenere il loro cambiamento”, lo stesso rintracciabile anche nella personalità del suo primo negozio, dove ad ogni identità nuova corrispondeva una collezione di abiti, frutto dell’estrema creatività di lei e dell’attitude provocatoria di McLaren.
Con il suo attivismo ha superato i confini dell’ago e filo, diventando supporter PETA, iniziando a lavorare a campagne volte per educare a un’alimentazione vegetale e sensibilizzare sull’impatto idrico causato dall’industria della carne. Accanto a queste ha sempre lottato contro il consumismo e collaborato con numerose associazioni no profit.
La Westwood per marcare ancora di più uno stile di vita a basso impatto ambientale, ha lasciato oggi in eredità climaterevolution.co.uk , un sito che incoraggia ad agire per l’emergenza ecologica, dove si trova esposto il “Decalogo Westwood”. Un piano per salvare la terra, lucido, senza vie di mezzo dove da ogni punto traspare la volontà di imporsi come trampolino di lancio per una rivoluzione da lei iniziata e desiderosa di essere continuata negli anni a venire.
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Il denaro è il mezzo per un fine, non un fine in sé e per sé
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Qualità contro quantità
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Acquistare meno, scegliere meglio, farsi che duri. “Io non spreco mai il denaro, io lo spendo” diceva Oscar Wilde
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Preparare e cucinare il proprio cibo
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Eliminare, quando possibile, laplastica
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Tenersi informati
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ONG: ce ne sono migliaia, sostenetene una in particolare e date ad essa il vostro contributo. Apprenderete molto.
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Tenere conto delle responsabilità di non avere o di avere bambini
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Prendere parte attivamente alla rivoluzione che ci si sta apprestando a costruire
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Impegnarsi nell’arte e nella cultura (consumatore scendi dal tapis roulant, discrimina, non subire)
Controcultura in associazione con Ossimoro è la parola capace di riunire sotto un unico cappello lo spirito di Vivienne. Lei ammaliava per la sua capacità di cambiare rotta in un istante rimanendo ferocemente attaccata a sé stessa, senza perdere mai la trebisonda.
Vivienne, al controllo non rinunciava. Se voleva cambiare qualcosa, la cambiava; allo stesso modo se era intenzionata ad eliminarla, distruggeva, perché è nell’atto della distruzione che si riesce sempre a creare qualcosa di ancora più bello.
Vivienne creava il genio nella distruzione come sottolineato anche dal ricordo che il fashion system ha dedicato all’icona britannica della moda, pioniera del settore ed eterna militante. I commoventi messaggi alla regina del punk hanno invaso i social, da Riccardo Tisci che la ringrazia per averlo ispirato a diventare un designer senza farlo cadere nei cliché, a Donatella Versace, passando per Stella McCartney, la quale ricorda con dolcezza di quando quella sera a cena, Vivienne analizzava l’angolo della tovaglia, piegandola con l’accortezza di un origami e di li a poco aveva creato un piccolo modello progettando un oggetto a zero spreco, con pochi tocchi. Un genio.
Ciao Irriverente Vivienne
Agnese Pasquinelli