Bruno Munari: un milanese dai mille interessi
Un milanese dai mille interessi, uno “avanti”.
Nato a Milano il 24 ottobre del 1907, Bruno Munari crebbe nelle colline del Polesine, dove la sua famiglia si era trasferita per lavoro.
Quando nel 1925 tornò a Milano, cominciò ad interessarsi a Marinetti e ai futuristi, con cui collaborò per alcune mostre.
Nel 1930 realizzò la macchina aerea, considerato uno dei primi mobili artistici.
Successivamente dal 1939 al 1945 collaborò come grafico per la Mondadori, e contemporaneamente iniziò a scrivere libri per l'infanzia, dedicati al figlio Alberto.
Subito dopo la guerra, Munari fondò con Gillo Dorfles, Gianni Monnet, Galliano Mazzon e Atanasio Soldati il Movimento Arte Concreta.
Negli anni cinquanta la sua passione per le ricerche visive lo portò a sviluppare la tecnica dei negativi-positivi, una serie di quadri astratti in cui lo spettatore viene lasciato libero di decidere la forma in primo piano e quella di sfondo, oltre alle macchine aritmiche che vedono il movimento ripetitivo della macchina viene gestito con una serie di interventi umoristici.
Sempre di questo periodo sono i libri illeggibili in cui il racconto è puramente visivo, i Polariscopi sul fenomeno della scomposizione della luce a fini estetici, oltre al museo immaginario delle isole Eolie che presenta una serie di ricostruzioni teoriche di oggetti immaginari e di composizioni astratte tra antropologia, humour e fantasia.
Nel 1958 crea un nuovo linguaggio con le forchette parlanti, e sempre nello stesso anno lavora alle sculture da viaggio che rivedono il concetto di scultura alla luce del mondo globalizzato di oggi.
Verso gli anni Sessanta, Munari intraprende una serie di viaggi in Giappone, in cui inizia a nutrire un grande interesse per la tradizione giapponese, tanto da progettare nel 1965 a Tokyo una fontana a cinque gocce.
Nello stesso periodo si dedica a una serie di opere seriali come Aconà Biconbì, numerose sperimentazioni cinematografiche con i colori della luce e sulle scale mobili, oltre a sperimentazioni visive con macchina fotocopiatrice e performance con l'azione come nel caso di Far vedere l'aria.
Nel 1974 esplora le possibilità della curva riempiendola di colori a scopi puramente estetici, mentre sempre seguendo il suo interesse verso il mondo dell'infanzia, nel 1977 crea il primo laboratorio per bambini nella Pinacoteca di Brera a Milano.
Gli anni ottanta e novanta vedono Munari realizzare cicli di opere, come le sculture filipesi, le costruzioni grafiche con i nomi di amici e collezionisti e una serie di grandi sculture in acciaio corten (acciaio patinato) esposte sul lungomari italiani come Napoli, Cesenatico, Riva del Garda e Cantù.
Carico di riconoscimenti e di gloria, Munari terminò la sua ultima opera appena pochi mesi prima di morire il 30 settembre del 1998 nella sua città natale.