Onorina Pesci Brambilla: amore tra i partigiani
Circa novant’anni fa, in un caldo giorno di fine estate, nacque Onorina Pesci Brambilla, straordinaria figura di donna che, nel corso della sua lunga vita, ha attraversato prima il fascismo e la Resistenza e poi il difficile periodo del secondo dopoguerra, sempre sostenuta dall’amore del suo compagno, il partigiano e attivista Giovanni “Visone” Pesci.
Nata in un quartiere popolare di Milano il 27 agosto del 1923, Onorina era la secondogenita di una famiglia di operai da sempre sostenitori del comunismo, tanto che suo padre Romeo venne licenziato dalla fabbrica di biciclette dove lavorava per essersi duramente opposto alla richiesta di prendere la tessera del partito fascista, per poi essere riammesso nel 1935 quando a causa della guerra di Etiopia molti giovani lavoratori dovettero partire per l’Africa.
La piccola Onorina e sua sorella Wanda crebbero con il sostegno morale della madre, che prima lavorò per una fabbrica di bibite e poi in un’azienda che produceva radio, con il compito di testare microfoni.
Dopo aver frequentato per tre anni una scuola professionale, la ragazza venne iscritta dai genitori a un corso di stenodattilografia, per poi essere assunta a 14 anni dalla Paronitti come impiegata. Lì fu soprannominata dai colleghi Topolino per la sua bassa statura e la sua giovane età.
Nel 1940, con l’entrata in guerra dell’Italia, Onorina iniziò a interessarsi di politica e in poco tempo, a seguire i suoi genitori alle assemblee antifasciste che si tenevano nei rifugi, oltre a studiare inglese sui testi della biblioteca di via Clerici.
L’8 settembre del 1943, quando i tedeschi occuparono Milano, la ragazza avrebbe voluto seguire i genitori in montagna, ma la sua amica Vera le propose di unirsi come staffetta al gruppo partigiano di Giovanni Pesci, detto Visone.
Tra i due giovani fu amore a prima vista e Onorina, con la sua bicicletta azzurro cielo, divenne il collegamento tra i gruppi partigiani di Milano, che stavano cercando di combattere con ogni mezzo i tedeschi.
Ma il 12 settembre del 1944, dopo essere stata tradita da un partigiano, la ragazza venne catturata dai tedeschi e deportata in un campo di transito a Bolzano, dove si fece notare per il suo grande coraggio e anche per la determinazione a sopravvivere e tornare dal suo uomo.
Il 7 maggio del 1945, pochi giorni dopo la liberazione di Milano da parte dei partigiani, Onorina tornò dal suo Visone e lo sposò il 14 luglio di quello stesso anno.
Nel dopoguerra i due divennero membri di spicco del Pci e del Comitato centrale della Fiom Metalmeccanici, anche se alla fine del 1951 Giovanni decise di aprire una piccola attività come rappresentante di caffè, che in poco tempo ebbe un grande successo.
Il 27 gennaio del 1962 Onorina ricevette la Croce di guerra per le sue azioni come partigiana, mentre nel 1969 aprì con il marito un Bistrot in Via Zecca Vecchia, che però dovette chiudere due anni dopo.
Dopo la morte del marito nel 2007, nel 2010 Onorina pubblicò un libro di memorie, “Il pane bianco”, e continuò le sue battaglie per mantenere vivo il ricordo della Resistenza fino alla fine, avvenuta a Milano il 6 novembre del 2011.