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Conosciamo alcune arie d'opera famose

Gli appassionati dell'Opera sicuramente ne conoscono l'origine e il significato, ma per chi appassionato non è, sentendo un'aria, può rimanere affascinato ma nulla più. Ebbene, di questo bel canto di cui il nostro bel Paese se me può ben far vanto, vi voglio presentare alcune arie, cito le più conosciute, raccontandovene la trama.

teatro alla scala milano foto cicala

Voglio iniziare con le Nozze di Figaro, dramma giocoso in quattro atti, musicato da W. A. Mozart nel 1786 a Vienna su libretto di L. Da Ponte. La trama racconta degli innamorati Susanna e Figaro, al servizio dei Conti d'Almaviva, che riescono a sposarsi, grazie anche all'aiuto della padrona di casa, nonostante gli intrighi del padrone per impedire il matrimonio.

Siamo nel castello del conte d'Almaviva, nei pressi di Siviglia, il giovane Figaro canta a Cherubino, il fanciullo innamorato di tutte le donne e che viene identificato come " farfallone amoroso". Il brano è allegro e vivace, che coinvolge l'ascoltatore. Ecco il testo – che ovviamente consiglio di ascoltare in musica.

Il titolo è:

Non più andrai, farfallone amoroso.

Non più andrai, farfallone amoroso,

notte e giorno d'intorno girando,

delle belle rubando il riposo,

Narcisetto, Adoncino d'amor.

Non più avrai questi bei pennacchini,

quel cappello leggero e galante,

quella chioma, quell'aria brillante,

quel vermiglio, donnesco color.

Tra guerrieri, poffarbacco!

Gran mustacchi, stretto sacco,

schioppo in spalla, sciaba al fianco,

collo dritto, muso franco,

un gran casco, o un gran turbante,

molto onor, poco contante,

ed invece del fandango,

una marcia per il fango.

Per montagne, per valloni,

con le nevi e i sollioni,

al concerto di tromboni,

di bombarde, di cannoni,

che le palle in tutti i tuoni

all'orecchio fan fischiar.

Cherubino, alla vittoria!

Alla gloria militar.

Entrando nelle parole del testo leggiamo Narcisetto e Adolcino, è un richiamo a Narciso e Adone; vanitoso il primo e bello il secondo. Il colore vermiglio è il richiamo al colore con cui le dame dell'epoca si coloravano le gote. Si passa poi a descrivere un soldato dai grandi "mustacchi", ossia con baffi folti e lunghi e con una "scialba", ovvero una sciabola al fianco. Viene precisato che un soldato poteva avere molto onore, ma in quanto alla pecunia era ben poca. Simpatica l'affermazione che invece del "fandango", che è un ballo andaluso accompagnato da nacchere o chitarre, il milite doveva accontentarsi di "ballare" nel fango.

La seconda proposta è tratta da "Il Matrimonio Segreto" , melodramma giocoso in due atti di G. Bertati, musica di D. Cimarosa. Racconta di due sposi segreti, Carolina e Paolino che si fanno conoscere da don Geronimo, padre di lei, questo grazie all'intervento del conte Robinson.

La trama: la sorella del padrone di casa, Fidalma, è vedova non più giovane, ma ancora stuzzicata da velleità amorose, la quale si invaghisce proprio di Paolino, futuro sposo segreto di Carolina. Il brano che propongo inneggia alla necessità della presenza di un uomo, e dice così:

E' vero che in casa.

È vero che in casa

io son la padrona,

che m'ama il fratello,

che ognuno mi onora;

è vero ch'io godo

la mia libertà...

ma con un marito

via meglio si sta.

Sto fuori di casa?

Nessun mi dà pena;

all'ora ch'io voglio

vo a pranzo, vo a cena;

a letto men vado

se n'ho volontà...

ma con un marito

via meglio si sta.

Un qualche fastidio

è ver che si prova;

non sempre la donna

contenta si trova;

bisogna soffrire

qualcosa, si sa...

ma con un marito

via meglio si sta.

Mia cara ragazza,

che andate a provarlo,

fra poco saprete

se il vero vi parlo,

e dopo direte,

son certa di già:

che con un marito

via meglio si sta.

Credo che non vi sia nessun commento da fare tanto il messaggio è chiaro.

L'ultima che vi propongo è tratto da "I Pagliacci", dramma in due atti di Ruggero Leoncavallo. La moglie di Canio, il pagliaccio del circo, è scoperta in adulterio flagrante, tuttavia Canio non può sfogare la sua rabbia perché deve entrare in scena a fare il pagliaccio, ma che poi ucciderà nel corso di una recita. Il brano che vi propongo, vede Canio all'entrata di un villaggio, e ben presenta il contrasto dei sentimenti che l'uomo vive in quel momento.

Vesti la giubba.

Recitar!... mentre preso dal delirio

non so più quel che dico e quel che faccio!

Eppur... è d'uopo... sforzati!

Bah, sei tu forse un uom? Te se' Pagliaccio!

Vesti la giubba e la faccia infarina.

La gente paga e rider vuole qua.

E se Arlecchin t'invola Colombina,

ridi, Pagliaccio... e ognun applaudirà!

Tramuta in lazzi lo spasmo ed il pianto;

in una smorfia il singhiozzo e 'l dolor...

ridi, Pagliaccio, sul tuo amore infranto

ridi del duol che t'avvelena il cor!

 

Davvero un pezzo forte. Qui termino con l'invito a scoprire, o riscoprire, l'Opera.

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