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Intervista a Rino Silveri: Pilastro del Teatro Milanese

  • Alessio Corini

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Incontro Rino Silveri un bel pomeriggio di sole in un bar nei pressi di Piazzale Corvetto, luogo simbolo della vivace scena teatrale milanese. (aprile 2015)

Rino Silveri non è solo un nome nel mondo del teatro milanese; è una leggenda. Autore di commedie di grande successo come «Cambia testa che te sposi», «Viv con duu ghej», «I scalman de la sciura Giulia» e «El fradel de mé fradel è sò fradel», oltre a numerosi gialli per il teatro, Silveri ha anche brillato come attore affiancando suo fratello, il grande e indimenticato Piero Mazzarella, in una serie di pièces ispirate al personaggio di Tecoppa, ideato da Edoardo Ferravilla ma reso celebre dallo stesso Mazzarella.

Il Ricordo di Una Vita Dedicata al Teatro

Rino parla a ruota libera dei suoi ricordi, delle sue opere, e della sua visione del teatro milanese oggi. La sua è una vita ricca di aneddoti, successi e una profonda riflessione sulla cultura e sulla società milanese.

«Io purtroppo sono abbastanza logorroico» dice «quando inizio a parlare di una cosa mi aggancio sempre ad un'altra... ho talmente tanta roba in mente... il fatto che sto scrivendo, qualcosa che ho letto sul giornale e che si aggancia a un modo di vivere mio del tempo passato...». Un passato ricco di ricordi: «Quando sento oggi la gente che si lamenta della miseria un po' mi vien da ridere se penso che noi vivevamo in otto in due stanze! Mio nonno andava alle discariche dove buttavano tutta la roba in un prato, la tagliava tutta, la puliva, la portava a casa e ce la dava da mangiare... era talmente tanta quella roba che la gente del palazzo si serviva da lui. Aveva praticamente un super mercato tutto suo!».

«Io non mi lamento mai» dice Rino, «mi lamento solo di quelli che mi mancano di riguardo, ma poi mi passa subito. E mi accetto perché, come diceva Diego Fabbri, l'importante è accettarsi».

Chiedo a Rino come vede la situazione del teatro milanese oggi: «Il teatro milanese non lo vedo... dov'è? Via Piero (Mazzarella ndr) chi lo fa? Manca il personaggio, il mattatore. Ci hanno provato in tanti, ma con Piero era un'altra cosa. Magari lo rifaranno tra venti o trent'anni senza ricordarsi più com'era lui. È come quando Piero ha ripreso il Tecoppa di Ferravilla. Noi, Ferravilla, non l'avevamo mai visto, l'abbiamo rifatto completamente. Il Tecoppa di Ferravilla era furbastro, mellifluo... quello di Piero era scemo e prepotente, aveva delle caratteristiche tutte sue!».

Sul sodalizio con Piero, Rino Silveri racconta: «Noi avevamo una fantasia tremenda che veniva dal fatto di aver lavorato tutta la vita assieme» e «sapevamo sempre come entravamo in scena, ma non come uscivamo». Come quella volta che si esibirono davanti a un pubblico pugliese «che rideva settantasette volte di più che a Milano» perché con la loro comicità stava sperimentando qualcosa di completamente nuovo.

Rino è molto attivo. In questi giorni è in scena al Teatro Nuovo la commedia «La Cesira Superstàaar» da un progetto di Marco Ceso Bona con la regia appunto di Rino Silveri. Sullo spettacolo non si sbottona moltissimo: «Sarebbe come rivelare l'assassino al pubblico di un giallo... diffidate molto dell'uomo con le basette... non si può capisci?». Ci sarà da divertirsi comunque «perché durante le prove ridevano tutti come dei matti». Quello che siamo riusciti a sapere è che i personaggi in scena «sono quasi tutte donne, ma interpretate da uomini» e che Rino crede molto in questo progetto.

Rino Silveri e il Futuro del Teatro

Anche su Facebook, Rino continua a influenzare la scena culturale milanese, amministrando il gruppo «El Noster Grupp» dedicato al dialetto e alle storie milanesi. La sua visione del mondo, profonda e al tempo stesso pragmatica, ci offre una finestra unica sulle sfide e sulle opportunità che il futuro riserva al teatro milanese.

Riflessioni Finali: Tra Filosofia e Arte

Prima di concludersi, il nostro incontro si tinge di riflessioni filosofiche sull'esistenza, sull'arte e sulla natura umana, dimostrando come Rino Silveri non sia solo un artista ma un vero pensatore, profondamente radicato nella sua cultura ma aperto alle domande universali dell'esistenza.

A ottantacinque anni confessa: «Ho paura della morte, ma non perché mi fa paura la morte, ma perché se muoio non sto più in vita e a me piace la vita». Prima di salutarci c'è tempo anche per un po' di filosofia: «Chi lo sa? Forse sull'origine della natura scopriranno qualcosa di nuovo fra due o tremila anni... non si sa... se io ho un paio di scarpe e le passo a una formica, la formica non dice di chi sono quelle scarpe lì? Scappa via perché ha paura che la schiacci! Noi siamo come formiche nei confronti dell'universo. La formica non sa niente del paio di scarpe. Noi non sappiamo niente dell'universo». Come dargli torto.

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