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Isola del Garda

Quasi accostata alla  sponda bresciana del lago di Garda, l'Isola del Garda è raggiungibile solo con un servizio privato di motoscafi e piccoli battelli i cui conducenti hanno concordato  visite guidate con i proprietari dell’isola, la famiglia Cavazza.

Abitata fin dall’età romana, l'Isola ha avuto nel corso dei secoli vari nomi dai suoi diversi proprietari: Insula Cranie, isola dei Frati, isola Lechi, isola Scotti, isola de Ferrari fino ad arrivare a isola Borghese.
Ben 130 lapidi trovate sull'Isola ed ora conservate nel Museo Romano di Brescia dimostrano che all’epoca il luogo era abitato da Galli e Romani.

Lasciata abbandonata a se stessa durante i secoli di decadenza dell'Impero Romano l’isola divenne una riserva di caccia fino a quando all'879 non venne donata al monastero veronese di San Zenone, che la possedette fino all’XI secolo.

Verso il 1180, quando l'isola venne aggregata al feudo donato dall'Imperatore Federico Barbarossa alla famiglia di Biemino da Manerba, era ormai disabitata e ridotta a un covo di pirati.

Agli inizi del XII secolo San Francesco di Assisi chiese a Biemino da Manerba una parte dell’isola per costruirvi  un romito dei suoi frati e questi gli donò la parte piena di scogli  a nord.

Per secoli i frati francescani non abbandonarono mai l’isola nonostante le continue incursioni delle soldatesche nel corso degli anni tanto che, nel 1429, il vecchio monastero venne ampliato e l'isola divenne un centro religioso di meditazione che ospitò numerose personalità religiose.

Con la fine del Seicento ebbe inizio un periodo di decadenza per la piccola comunità religiosa che si limiterà al noviziato e ritiro dei frati.

Il periodo Napoleonico e la creazione della Repubblica Cisalpina condurranno allo smantellamento del monastero per mano dei soldati napoleonici, mentre l’isola sarà affidata a diversi proprietari da Gian Battista Conter ai fratelli Benedetti di Portese fino a arrivare a Giovanni Fiorentini di Milano.

Nel 1817 Fiorentini vendette la proprietà al Conte Luigi Lechi di Brescia che vi fece edificare una villa passata alla sua morte al fratello Teodoro, che aggiunse le terrazze di fronte alla villa.

Con l’Unità d'Italia l'Isola divenne un bene dello Stato che inizialmente pensò di costruirvi una fortezza, ma poi decise di vendere il tutto all'Asta, durante la quale la proprietà fu acquistata dal Barone Scotti che dovette poi  rivenderla al Duca Gaetano de Ferrari di Genova e alla sua sposa, l'Arciduchessa russa Maria Annenkoff.

Tra il 1880 e il 1900 i nuovi proprietari idearono e realizzarono lo splendido parco, con muri di contenimento in direzione del lago e importando terra fertile e numerose piante esotiche, mentre il palazzo venne arricchito con terrazze sistemate a giardino all'italiana dotata di elaborati disegni di siepi e cespugli fioriti.

Dopo la morte del Duca nel 1893, la vecchia villa Lechi venne sostituta da una villa in stile neogotico - veneziano edificata tra il 1890 e il 1903, su progetto dell'architetto Luigi Rovelli, amico dei due sposi.

Con la morte dell'Arciduchessa, l'isola divenne della figlia Anna Maria, moglie del Principe Scipione Borghese di Roma, che curò personalmente il parco e i ricordi di famiglia.

Alla morte del Principe nel 1927, l’Isola fu affidata alla figlia Livia, sposa del Conte Alessandro Cavazza di Bologna che la cedette al figlio Camillo che a sua volta la lasciò alla moglie Charlotte ed ai suoi sette figli, che ancora oggi continuano a curare il parco e il palazzo dove abitano e in cui accolgono personalmente i visitatori.

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