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Marocco 1959: racconto del Pioniere ENI Gildo Da Rold

MAROCCO, racconto del Pioniere ENI Gildo Da Rold (classe 1927)aereo DC6

INIZIO OPERAZIONI ESTERO MAROCCO
Prima missione estero dall’agosto 1959 al luglio 1962. Sono partito con il volo Milano-Casablanca su un aereo di linea DC6 (a destra) fino a Parigi e ho proseguito per Casablanca con un Super Constellation. Era la prima volta che volavo. Il tempo era buono, il panorama splendido. "Volare" la canzone di Modugno, uscita qualche mese prima, sembrava scritta apposta per le mie emozioni presenti. Stavo per arrivare in una città misteriosa, resa famosa anche dal film ”Casablanca” interpretato da Bogard e dalla Bergman, che aveva come sottofondo musicale "As Time Goes By".


CasablancaCasablanca era, a quel tempo, una città molto moderna, (vedi le foto), capitale del Marocco, da poco tempo diventato nazione indipendente, dopo la fine del Protettorato francese, durato più di 100 anni. Guidato dal presidente Maometto V°, il Marocco si era ingrandito incamerando la Provincia di Tarfaia, un'area pressoché disabitata di circa 44.000 km. quadrati (divenuta il nostro Permesso di ricerca dal 1959) situata all'estremo Sud del Paese. CasablancaSi arresero nella primavera del 1943.

In città mi fermai alcuni giorni con nuovi colleghi, in attesa che le due jeeps, acquistate in un campo di residuati bellici americani, in corso di revisione presso una officina locale, ci venissero consegnate per raggiungere il deserto di Tarfaia, nel sud del Marocco. Dovevamo individuare la zona più favorevole in cui sistemare il futuro campo. Sarebbero stati eseguiti rilievi sismici e gravileonelloci con le più moderne attrezzature allora in uso, per verificare se nel sottosuolo esistessero strutture adatte all'accumulo di idrocarburi, mentre squadre di geologi controllavano se in superfice affiorassero strati di rocce potenzialmente petrolifere e rocce serbatoio, nelle quali gli idrocarburi avrebbero potuto accumularsi nel tempo.

Ristorante Don Quichotte CasablancaAneddoto. Durante il periodo trascorso a Casablanca mi fermai, con un collega di Reggio Emilia al bar Don Quichotte in Place de France per un aperitivo. Noi due più un terzo, seduto alla parte estrema del bancone, eravamo gli unici clienti. Il mio collega, sicuro di non essere capito, mi disse in dialetto reggiano: guarda quel tizio, ha una faccia brutta come quella di Peter Lorre (attore americano molto noto per le parti di spione che interpretava). Il cliente solitario, che purtroppo aveva sentito, si voltò verso di lui e in perfetto dialetto reggiano rispose: sarà bella la sua di faccia. Passato lo stupore, ci presentammo e ridendo, finimmo insieme gli aperitivi, che il mio amico pagò.

Nel ristorante (anch'esso chiamato Don Quichotte), che frequentavamo perché preparava un cibo pseudo italiano, vigeva una strana legge. Il proprietario italiano costringeva, tenendo la porta chiusa, i clienti a fare la fila fuori dal locale, sotto il sole di ferragosto, finché il cibo non era pronto. Secondo lui, i passanti che transitavano nelle vie limitrofe al ristorante, vedendo la fila fuori, avrebbero pensato che il quel locale si doveva mangiare davvero bene. Cosi lui si faceva nuovi clienti, mentre i vecchi sudavano sette camicie.
 

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