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Passeggiata ai Giardini Pubblici: gli alberi

giardini di porta VeneziaQuasi tutti sappiamo, dove si trovano i Giardini Pubblici di Milano, oggi dedicati al giornalista Indro Montanelli. Quanti di noi genitori hanno portato i nostri piccoli le domeniche o i giorni di festa in questo parco.

Ebbene, oggi ho deciso di ritornare e percorrere i suoi viali, però lo voglio fare in maniera diversa, anche perché un articolo che ne descrive la storia è presente in Milanofree, io, infatti, desidero prendere in considerazione gli alberi presenti all’interno del parco.

Certamente una passeggiata insolita, chi si ferma a osservare un albero per conoscerlo un po’? Per fare questo ho dovuto, per prima cosa, fare una ricerca per sapere quali alberi sono presenti all’interno del parco, poi munirmi di un manuale che illustrasse gli alberi e procedere. Siccome sono un tipo, piuttosto curioso, mia moglie direbbe, anche troppo, ho deciso di informarmi anche sull’eventuale significato simbolico della pianta, e così sono arrivato a stendere una serie di appunti di cui adesso voglio farvi partecipi.

Iniziamo allora, se pur virtualmente, questa passeggiata. Per rendere più agevole la lettura, espongo gli alberi in ordine alfabetico. Varchiamo il cancello e… incominciamo la nostra camminata. Il primo albero presente è l’Abete. Di questi sempreverdi ne esistono varietà diverse, come ad esempio l’Abete bianco, l’Abete rosso, l’Abete di Douglas. Ritengo che tutti siamo in grado di riconoscere un abete, non fosse altro perché usato per essere addobbato nelle feste natalizie.

Vediamone ora l’aspetto simbolico. L’Abete trova, simbolicamente parlando, tradizione tra moltissimi popoli sparsi nei vari continenti, ma, per venire più vicini a noi, ad esempio nel Tirolo, si credeva che all’interno di un abete vivesse il “ genio della foresta”. Qui faccio riferimento a tutta quella letteratura dedicata agli “gnomi”, “folletti”, “fate”, eccetera che popolano i racconti e le saghe dei boschi. A questo proposito consiglio la lettura del libro “ Il Piccolo Popolo” di Dario Spada. In alcune zone della Lombardia si credeva che quest’albero portasse prosperità se piantato vicino alle fattorie, oppure che proteggesse dai fulmini e dal malocchio. Il fatto che anche durante l’inverno i suoi rami restino verdi, ha fatto abbinare l’abete a simbolo di lunga vita. Durante le festività pagane, in primavera, l’abete rappresentava il fallo del dio della vegetazione. Simbolismo anche di saggezza per mezzo di visioni, e albero favorevole alle realizzazioni dei nostri desideri. Nell’Araldica l’abete rappresenta l’animo nobile ed elevato, il coraggio e le alte aspirazioni. Vi sono comuni italiani che hanno nel loro stemma quest’albero.


Adesso osserviamo l’Acero. Questi alberi sono un genere di piante a foglie caduche. Il nome significa appuntito. Vi sono più tipi di Aceri, e variano di altezza da uno a trenta metri e nelle foglie. La foglia dell’Acero è quella rappresentata sulla bandiera del Canada; così come senz’altro conoscete lo sciroppo d’acero. Un Acero che si presta per giardini e viali è L’Acero Negundo. L’Acero Rosso è un albero maestoso e, nella sua fioritura, è davvero elegantissimo. Una curiosità, nel folclore francese, le noci dell’albero rappresentano i cinquantotto anni di matrimonio. Il significato simbolico dell’Acero è diverso ha secondo del popolo e della sua cultura. Nelle popolazioni a noi vicine, in passato era considerato un albero funesto per via del suo colore rosso sangue, e della paura. Alcune credenze ritengono che allontani i vampiri e i pipistrelli. È altresì simbolo dei trasporti e dell’utilità, dell’indipendenza della mente e della fierezza. In araldica l’Acero compare frequentemente negli stemmi soprattutto canadesi.

Lasciamo l’acero e osserviamo l’albero chiamato Bagolaro, detto anche spacca sassi. Albero che può raggiungere i venticinque metri di altezza, robusto e con nervature forti e accentuate. La chioma è densa, voluminosa e ben tondeggiante. La corteccia grigia e liscia richiama un po’ quella del Faggio. Molto resistente all’inquinamento urbano, può vivere sino a duecento anni. Simbolicamente, proprio per le sue capacità radiche di rompere il suolo, anche il più duro, e portarsi in superficie, rappresenta la tenacia, la forza, l’ostinazione. Affinché, nei rituali magici, l’albero e le sue parti, avessero il massimo delle energie, andava raccolto nel mese di Maggio. Questa pianta si conosce anche col nome popolare di “ Albero del Rosario”, poiché con i semi dei suoi frutti si facevano le corone del Rosario. Un albero sempreverde davvero maestoso è il Cedro. Anche quest’albero è presente in una bandiera, e precisamente quella del Libano, di cui è pure simbolo della nazione. Inoltre il Cedro è menzionato nelle Sacre Scritture.

Quest’albero può raggiungere un’altezza di cinquanta metri, e trova un habitat favorevole nella nostra regione. Ha un legno resistente e molto aromatico, che poteva essere usato per la costruzione di barche e di frecce per cacciare. Il suo simbolismo si riscontra nel riferimento biblico, secondo la tradizione rabbinica, come albero del Bene e del male. È altresì simbolo dell’immortalità, di eternità e di elevazione spirituale. Si riteneva che chi costruisse la sua casa con travi di Cedro, avrebbe preservato la sua anima dalla corruzione. In araldica il Cedro rappresenta la pietà e la misericordia.

Eccomi adesso ad ammirare un arbusto, il Calicanto. È, questa, una pianta rustica che non richiede particolari cure, le varietà sono invernali ed estive. A fine inverno i suoi rami si riempiono di coloriti fiori gialli e profumati. Il suo nome significa “fiore con calice”. Anticamente si credeva che questa pianta proteggesse dalle negatività. Uno dei suoi simboli è l’adulazione, infatti, nel linguaggio dei fiori, regalare a una donna un rametto di Calicanto, era fargli un omaggio molto gradito.

Ora un albero conosciuto da tutti, il Faggio.  È un grande albero che arriva sino ai quaranta metri. La sua presenza rende più belli i boschi. Il tronco è liscio e il suo legno molto resistente e apprezzato è usato nella falegnameria per la costruzione di mobili e strumenti musicali. Pianta adatta per decorare parchi e giardini.  Ai suoi piedi, nei boschi, si trova spesso quel fungo dal cappello rosso pieno di punti bianchi, proprio quello che vediamo nei cartoni animati, bello a vedere ma velenoso. Il Faggio è simbolo di vita sobria e ritirata e considerato albero della serenità. Si racconta che nelle foreste di Faggi abitassero dei folletti i quali insegnarono agli uomini a lavorare il latte per ottenere burro e formaggio. Il Faggio, o una o più sue foglie, compare anche negli stemmi araldici, dove è augurio di buona fortuna, di stabilità e di prosperità.

Passo adesso ad ammirare un arbusto che, fiorito, è un vero incanto per gli occhi, la Forsizia o Forsythia. È un arbusto originario dell’Asia orientale, e il suo nome è in onore di W. Forsyth, uno dei fondatori della Reale Società di Orticoltura di Londra. L’arbusto può raggiungere l’altezza di tre metri, e la fioritura è di un bel giallo oro. Ottima pianta ornamentale e piuttosto rustica, resistendo bene sia al gelo sia alla siccità. La Forsizia simboleggia l’anticipazione, mentre il suo colore giallo simboleggia l’immaginazione, la creatività, la fiducia, il fascino personale.

Lascio questo bel colore e mi avvicino a un Gelso.  Di questa pianta esistono il Gelso bianco e il Gelso nero, il primo utilizzato per l’allevamento del baco da seta, l’altro per i suoi frutti. Il Gelso bianco è originario della Cina, quello nero è spontaneo del bacino orientale del Mediterraneo. Quello presente nei giardini pubblici, e di origine orientale, è chiamato Gelso da Carta, poiché in oriente la sua corteccia era macerata e, opportunamente trattata, serviva alla produzione della carta. Può raggiungere i quindici metri di altezza, ha una buona sopportazione del clima freddo, e fiorisce in primavera. Simbolicamente rappresenta la ricchezza e la sapienza. Un’antica credenza popolare inglese chiama questo pianta, “ Albero del diavolo”, e sconsiglia di raccogliere i suoi frutti nel giorno 11 di ottobre. In araldica è simbolo di prudenza. Compare nella nostra araldica civica sugli stemmi di alcuni comuni.

Passo ora a un albero considerato dagli studiosi come “Albero fossile vivente”, il Ginko biloba o albero di Capelvenere. Anche questo è originario della Cina, e il suo nome pare significa “ albicocca d’argento”. Può raggiungere un’altezza di quaranta metri e una chioma molto larga. Ottima come pianta ornamentale perché resiste molto bene agli inquinanti atmosferici. Presenta un legno piuttosto fragile. Le sue foglie sono usate in farmacologia. Si adatta a essere coltivato in bonsai. È pianta simbolo della città di Tokyo. Simboleggia la fertilità e la longevità, infatti, era usanza regalare ai novelli sposi, un ramo con i frutti di questa pianta. L’Orto Botanico di Parma ne ha fatto il suo simbolo.

Qualche passo ed eccomi alla presenza di un Ippocastano, albero conosciuto anche come “Castagno d’India”, che trova molto spesso lungo i viali della nostra città. Può raggiungere un’altezza di trenta metri; elegante e imponente con una chioma piuttosto compatta. I frutti sono grosse capsule verdastre e tonde con presenza di aculei, i semi all’interno prendono il nome di “castagne matte”. Ricordo che queste castagne, per noi umani non sono commestibili, mentre lo sono per i cavalli, infatti, l’etimologia greca della parola significa proprio – castagna per cavalli - È originario dell’Europa Orientale. Nella cultura popolare si dice che portare in tasca una sua castagna, tiene lontano il raffreddore. A Ginevra è usanza che il guardiano del municipio, osservando un Ippocastano, prenda nota del giorno in cui appare la prima gemma, poi divulga la notizia annunciando che è arrivata la primavera. L’Ippocastano figura su alcuni stemmi civici.

Adesso un nome quasi impronunciabile è la Koelreuteria  paniculata, pianta originaria dell’Asia. Fiorisce in estate con bei fiori gialli molto attraenti e ornamentali. Ha una velocità di crescita piuttosto rapida e raggiunge i quindici metri di altezza. Resiste bene all’inquinamento. I frutti si riconoscono perché sono a forma di cuore che, aperti, contengono semi neri. Anche quest’albero ben si adatta alla coltivazione bonsai. È anche chiamato “Albero dorato della pioggia” o “Albero delle lanterne cinesi”. In India è considerato albero sacro.

Lascio un albero dal nome strano e ne trovo subito un altro, infatti, sono davanti ad un Liquidambar styraciflua, chiamato anche “Storace americano”. Pianta di taglia media-grande, rustico che ben resiste al freddo e ben si adatta a terreni acidi. Usata come pianta ornamentale nei viali o all’interno di giardini. Da quest’albero si estrae una resina molto profumata, dal colore nero che ricorda la torba, e che è usata per profumare l’ambiente. Gli antichi Egizi ne facevano largo uso nei loro rituali. In autunno i suoi colori sono assai affascinanti, passando dalla porpora all’oro.

Adesso mi trovo davanti ad una pianta da tutti conosciuta, quella dell’Olmo – Ulmus – Albero diffuso in Europa, Asia e America settentrionale; utilizzato come pianta ornamentale e da legno. Raggiunge i venticinque metri. Gli Ulmus comprendono circa quaranta specie diverse, in Italia ne sono presenti quattro, l’Olmo montano, l’Olmo campestre, l’Olmo bianco e l’Olmo Malville. Simboleggia l’amore coniugale e l’amicizia, simbolo delle aspirazioni e delle intuizioni. In araldica l’Olmo è simbolo di sostegno, protezione e amicizia.

Lasciato l’Olmo, mi ritrovo davanti ad una Hydrangea, più conosciuta come Ortensia. Il nome viene dal greco e significa “vaso d’acqua”. Pianta originaria della Cina e del Giappone, conta diverse specie, le cui particolarità sono i fiori che, in piena fioritura primaverile o estiva danno, ai giardini, un’impronta di colore davvero unica.

Ritengo che l’Ortensia sia da tutti conosciuta. In araldica, raramente presente, sta a indicare un amore costante. Nel linguaggio simbolico più profano invece, essa rappresenta la freddezza, il capriccio, l’oblio del cuore e dei sensi. Un breve spostamento ed eccomi davanti a un Platano. È una pianta di notevole dimensione, adatta per decorare viali, parchi e giardini, tipico nell’arredo urbano perché resiste allo smog cittadino. Il suo legno è usato per mobili e compensati. Purtroppo molti sono i parassiti, i funghi, gli insetti che aggrediscono quest’albero. Il suo significato potrebbe essere “ Albero delle grandi foglie”.

Curiosità: un Platano, che si trova nel Veneto, ha ben 15 metri di circonferenza, mentre un altro in Calabria, ne presenta ben 18. Nell’Oriente Platani sono piantati vicino ai templi perché considerati alberi sacri. Simbolo di rigenerazione. Nell’araldica il Platano simboleggia uno spirito nobile, alto. Comuni italiani riportano, nel loro stemma, quest’albero. Nella saga di Harry Potter, si trova un Platano magico chiamato “Platano Picchiatore”, e che, al suo interno, nasconde un passaggio segreto.

Ora sto ammirando un albero davvero suggestivo, una Quercia. Sono molte le specie di questa pianta, che possono vantare una storia più che millenaria. Può raggiungere un’altezza di trenta metri e una longevità di ben trecento anni. In Italia abbiamo parecchie tipologie di querce. Il legname è molto pregiato, identificato anche come rovere. Quest’albero è spesso citato nelle fiabe e nelle storie di maghi, draghi, folletti, gufi saggi eccetera. Nella simbologia essa rappresenta la virtù, la forza, il coraggio, la virilità; con l’Ulivo compone l’emblema della nostra Repubblica. Nell’araldica essa rappresenta la forza, la potenza e la nobiltà.

Altro spostamento ed ecco un’altra pianta di origine giapponese, la Sophora. Questa pianta comprende circa settanta specie diverse, e solo alcune sono coltivate come piante ornamentali, come appunto la Sofora giapponese, che assomiglia alla Robinia. Ottima per ombreggiare viali, giardini e anche come pianta da vaso, opportunamente adattata. Il suo legno è resistente e compatto, adatto a costruire oggetti d’uso comune, mentre dai suoi baccelli si ricavano dei pigmenti per colorare i tessuti. Non ama un clima troppo freddo. In oriente è considerata una pianta particolarmente legata al buon auspicio, infatti, è piantata nei pressi dei templi e luoghi sacri. Simboleggia la perfezione nascosta.

Nuovo arbusto, la Spirea, della famiglia delle rosacee, originario dell’Asia. Il suo nome significa “ spirale”, e proprio al suo nome è legato quello dell’Aspirina. I fiori rosati o bianchi offrono, nella fioritura primaverile, una piacevole visione. Resistono molto bene all’inquinamento e si adattano a siepi. Simbolicamente rappresenta la vittoria. Considerata dai Druidi e dai Celti erba sacra. Nelle campagne lombarde è conosciuta come “Barba di capra”. T

orno a una pianta conosciuta dai più, il Tiglio, originario dell’emisfero boreale. Il suo nome significa “ala”. Albero molto longevo arriva oltre i duecento anni. Preferisce zone fresche e ombreggiate, adatto per viali e giardini. Ha legno biancastro, leggero, idoneo a lavori d’intaglio, scultura e per strumenti musicali. In araldica il Tiglio è emblema dell’amore coniugale.

Con la lettera zeta sono giunto all’ultima pianta, la Zelkova. La sua altezza varia da meno di un metro sino ai trentacinque. Le specie, ne esiste anche una siciliana, sono diverse, riscontrabili nell’Europa meridionale e nell’Asia. Questa pianta può vantare un’esistenza plurimillenaria. Diviene particolarmente attraente in autunno, dove le sue foglie divengono di un colore giallo-oro particolarmente affascinante. Pianta rustica che non teme l’inverno. Anche questa si adatta a essere un bonsai. Figura, in Giappone, come simbolo delle prefetture di Fukushima, Miyagi e Saitama.

La mia passeggiata è terminata, spero di non aver annoiato, ma offerto la possibilità di variare la solita camminata e conoscere il parco sotto un aspetto diverso.

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