Passeggiata tra le ville di Crescenzago
Oggi è solo via Padova, ma un tempo, il piccolo borgo di Crescenzago, che si trovava sulla strada che da Milano porta a Venezia, era una delle più belle località di villeggiatura del Milanese, con ville nel tratto che da Ponte Vecchio, oggi via Adriano, arrivava fino alla frazione di Tre Case, oggi via Idro.
Le origini della fortuna di Crescenzago come luogo di villeggiatura risalgono agli inizi del Settecento, quando i nobili milanesi decisero di far costruire una serie di ville sontuose nei pressi del canale della Martesana, che si aggiunsero a quelle di Robecco sul Naviglio e di Cassinetta di Lugagnano.
In poco tempo il piccolo borgo divenne una delle mete preferite per le vacanze estive dei milanesi in cerca di un po’ di fresco e calma lontani dalle afose estati del centro del capoluogo lombardo, tanto che nel 1790 Domenico Aspari ritrasse le ville in uno dei suoi dipinti, oggi conservato presso il Museo di Milano al numero 6 di via Sant’Andrea.
Anche dopo la fine dell’impero napoleonico e il ritorno degli Austriaci, Crescenzago rimase una delle mete più amate dai nobili e borghesi, come dimostrano gli articoli della rivista “Il Raccoglitore” fondata nel 1819 da Davide Bertolotti.
Dopo l’annessione al regno d’Italia il piccolo borgo cadde in declino ma ancora oggi le sue ville ricordano un passato mai dimenticato del tutto.
Una delle ville più famose di Crescenzago è la villa Lecchi, che si trova al numero 1 di via Meucci, nota per essere stata direttamente edificata sul canale che è a ridosso del ponte della Martesana ala fine del Settecento, e che un tempo ospitava una serie di affreschi oggi andati perduti, che raccontavano la storia della famiglia Lecchi, di cui faceva parte il gesuita Gianantonio Lecchi, matematico e idrografo presso la corte di Maria Teresa d’Austria. Su uno scalone della villa si trova la lapide che ricorda come, nel 1816, i conti Lecchi ospitarono per una notte l’imperatore d’Austria e sua moglie, in viaggio per Milano, mentre alla fine dell’Ottocento il complesso ospitò la fabbrica di Enrico Mangili, noto per aver inventato i coriandoli.
Le altre dimore di un certo rilievo sono villa De Ponti, che sorge dove nel Medioevo si trovava una sede vescovile, con un vecchio portone dipinto di verde e i catenacci di ferro, la neoclassica villa Pino, che fu la casa del generale napoleonico Domenico Pino e la neo gotica villa Petrovic, con una torretta in stile medievale.