Sirmione, definita da Catullo gemma tra tutte le penisole
"Quando andai per la prima volta a Sirmione pensai: per quanto tu la guardi, per quanto tu ti lasci trasportare dall'impressione che ne hai non potrai mai portar via con te quel senso di magico che le appartiene".
Gustav Friedrich
Sirmione è davvero un borgo singolare, pieno di viuzze strette, contornate da negozietti colorati e simpatici che espongono cappelli di paglia, souvenir, vetri di Murano, ceramiche, vini, olio, e paccottiglie di vario genere,
Ma nel suo insieme è allegro e colorato.
Già arrivando, rigorosamente a piedi, l’auto nel grande parcheggio, prima della porta d’ingresso, bancarelle di fette di melone, pompelmo, angurie, accolgono i visitatori, già un po’ accaldati.
Famosa fin dall'antichità per la sua posizione nel cuore del Lago di Garda e la sue rinomate acque termali, la cittadina si trova su una sottile penisola che si protende nel lago per quattro chilometri.
Per arrivare al centro storico di Sirmione si attraversa il ponte levatoio che conduce alla Rocca Scagliera.
Edificato verso la fine del XIII secolo su ordine di Masino I della Scala, signore di Verona, come presidio e approdo per la sua flotta, il castello comprende una grande darsena, con una torre centrale alta circa 47 metri e delle possenti mure di cinta che isolano Sirmione dalla terraferma, oltre a ospitare un lapidario con reperti archeologici che risalgono all'età longobarda.
Di fronte alla rocca troviamo la chiesa di Sant’Anna della Rocca, risalente agli inizi del Cinquecento, che ospita una serie di affreschi e stucchi risalenti all'età Barocca, mentre più avanti nel centro storico vi è la parrocchiale di Santa Maria Maggiore, edificata nel XV secolo, che conserva oltre a un ciclo di affreschi quattrocenteschi, una Madonna lignea particolarmente cara alla tradizione locale.
Ma la chiesa più antica di Sirmione è San Pietro in Maviano, del VIII secolo d. C, adagiata sulla sommità di un piccolo colle, nota per un pregevole gruppo di affreschi medioevali.
All'estremità della penisola, tra ulivi e oleandri, si trovano le Grotte di Catullo, una delle più importanti aree archeologiche italiane.
Edificato sotto l’età augustea sui resti di una precedente costruzione e successivamente ampliato nel corso dei secoli, il complesso è a tutt'oggi l’esempio più vasto e grandioso di villa romana rinvenuto nel Nord Italia, anche se ancora oggi gli studiosi ritengono che l’edificio potesse essere un complesso termale o un luogo di rappresentanza.
Dalla pianta rettangolare, la villa è suddivisa in vari livelli ed è preceduta da due avancorpi.
Tra la varie stanze troviamo la sotterranea grotta del Cavallo, un doppio criptoportico a pilastri, l’aula dei Giganti e la trifora del Paradiso, da cui si può godere una splendida vista sulla sponda veronese del lago.
Secondo la leggenda la villa era della famiglia del poeta latino Catullo, che spesso vi passava lunghi soggiorni per mediare e scrivere le sue poesie, in cui descrive la bellezza di quella che era per lui la “gemma tra tutte le penisole”.
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