Gli ottocento anni dell'Abbazia di Chiaravalle
Il due Maggio ricorre l'ottocentesimo anniversario della sua consacrazione. L'abbazia di Chiaravalle è stata fondata nel 1135 a pochi chilometri a sud di Milano, in un'area incolta e paludosa, ma che i primi frati di allora hanno sapientemente bonificato. A volere la costruzione fu San Bernardo unitamente alla generosa popolazione milanese. San Bernardo è stato un monaco cristiano, abate e teologo francese dell'ordine Cistercense, che ebbe origine dall'abbazia di Citeaux, in Borgogna, fondata nel 1098.
L'abbazia di Chiaravalle è una delle prime quattro dell'ordine Cistercense. La chiesa fu consacrata il 2 Maggio del 1221 dal vescovo di Milano Enrico I da Settala. Questi era di nobile famiglia milanese e venne eletto arcivescovo della città da papa Innocenzo III.
Purtroppo in seguito alle soppressioni effettuate dalla Repubblica Cisalpina, che era sotto il controllo giacobino, siamo nel 1789, l'abbazia viene privata della presenza dei monaci. Passeranno ben 163 anni prima che i monaci possano ritornare a Chiaravalle, e questo grazie al cardinale Ildefonso Schuster, che sarà proclamato beato da papa Giovanni Paolo II nel 1996, e che apparteneva all'ordine Benedettino.
Ecco come si svolgeva una giornata di un monaco Benedettino. Tenendo ben presente il motto "Ora et labora", ossia "prega e lavora", la giornata comprendeva 8 ore di preghiera e 9 di lavoro; ricordando che anche lo studio è considerato lavoro.
Ogni monaco aveva una sua piccola e personale celletta, in cui era anche presente un giaciglio fatto di tavole di legno che serviva loro per riposare, un attaccapanni, un armadietto e un'acquasantiera. Alle tre di notte, in fila indiana, indossando un saio bianco, chiamato l'abito di coro, si recavano in chiesa dove, per tre ore, recitavano la preghiera detta "il mattutino". Terminata la preghiera si ritornava in cella per dedicarsi alla lettura e allo studio dei libri sacri.
Gli uffici liturgici cui attenersi erano sette così chiamati: le Lodi, i Vestri, l'ora Prima, alle sei, l'ora Terza alle nove, l'ora Sesta alle dodici, e l'ora Nona alle quindici. Poi, prima del riposo notturno vi è la recita dell'ufficio di Compieta.
Al suono delle ore 11 ci si recava in refettorio per consumare un semplice pasto che, durante la Quaresima, per i monaci durava alcuni mesi, ci si nutriva solo di pane, frutta e acqua.
Per nove ore al giorno ogni monaco era impegnato in un lavoro manuale, ognuno secondo le proprie capacità. Vi era chi lavorava la terra, chi allevava gli animali, chi si dedicava alla costruzione di strade, case, ospedali; dell'istruzione ed educazione dei bambini rimasti orfani o privi di assistenza; chi si occupava della distribuzione dei prodotti ai più bisognosi. Alcuni si dedicavano a ricopiare le opere dei grandi scrittori latini e prendevano il nome di "amanuensi", le cui opere oggi chiamiamo "codici" e "miniature". Ritengo di dare a questi monaci un sentito e doveroso grazie per il loro prezioso lavoro. Quando il sole ormai calava, i monaci concludevano la loro giornata di preghiera e lavoro. Dopo una frugale cena ci si recava nella propria cella per coricarsi.
Oggi sappiamo che all'interno delle abbazie è possibile acquistare diversi prodotti naturali confezionati dai monaci, così come la possibilità di consumare un pasto, e anche trascorrere qualche giorno per un momento di riflessione personale.
Un anniversario, quella di questa bellissima abbazia di Chiaravalle, di consacrazione importante e significativo che merita di essere ricordato e vissuto.