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Iconologia degli agrumi. Arancia, limone e cedro nell'arte

  • Rossella Atzori

zurbaran

Gli agrumi sono piante originarie dell’estremo Oriente e dell’India; nonostante oggi siano comunissimi, la coltivazione delle varie specie arriva in Europa molto tardi e in tempi diversi, prevalentemente grazie agli Arabi, che ne introducono la coltivazione in Sicilia nel X secolo.

E’ attestato che i Greci e i Romani ne conoscessero l’esistenza, ma non dovevano essere molto diffusi, e non abbiamo prove che gli agrumi venissero coltivati.
Sono piante sempreverdi, quindi incorruttibili, i cui frutti crescono al sole; per questo gli agrumi sono stati associati al passo Biblico dei Salmi, in cui si dice che l’uomo retto sarà come l’albero le cui foglie non cadono mai. Come la maggior parte dei frutti e dei fiori, gli agrumi hanno un significato simbolico, usato in arte con un significato iconologico. Ecco cosa rappresentano gli agrumi oggi più comuni.

L'Arancia

joos.van.cleveArancia - costituisce da sempre un simbolo positivo, e in molte culture ha assunto una simbologia legata al paradiso; l’albero, a volte, viene identificato con quello del bene e del male, per cui a volte allude al peccato originale, altre alla salvezza che segue alla Passione di Cristo. In questo secondo caso l’arancia può comparire come simbolo iconografico nelle mani di Cristo, al posto della mela, in particolare nei dipinti fiamminghi; la parola olandese che indica l’arancia, infatti, è sinaasappel, la cui traduzione è “mela cinese”.

I fiori d’arancio, che sbocciano tra aprile e maggio, sono tradizionalmente legati alla sposa e al matrimonio, e il loro colore, il bianco, indica la purezza e la verginità; traslato nella sfera cristiana, questo fiore (zagara) diventa attributo della Vergine, sposa di Cristo.
Lo ritroviamo in dipinti di celebri artisti, come nella Madonna dell’arancio tra i santi Ludovico da Tolosa e Girolamo (1496-98) di Cima da Conegliano, alle Gallerie dell’Accademia di Venezia, nella Sacra Famiglia (1520) di Joos van Cleve, all'Ermitage, nella Madonna col Bambino (1455 ca.) di Cosmè Tura, alla National Gallery di Washington, e nel Commiato di Cristo alla Madre (1521) di Lorenzo Lotto alla Gemaldegalerie di Berlino.

Il Limone

Limone - probabilmente da identificarsi con i mitici “pomi d’oro” delle Esperidi, rubati da Ercole nel loro giardino, è associato nella tradizione cristiana all'immagine della Vergine Maria. Frutto dal profumo dolce e delicato, è infatti ricco di numerose proprietà curative, tra cui quella di guarire dai veleni. Proprio questa caratteristica, associata al fatto che cresce sotto i raggi del sole, ha fatto si che il limone venisse associato anche alla salvezza, mentre quella di essere un frutto che viene prodotto lungo tutto l’arco dell’anno, con continuità, gli è valsa la simbologia della fedeltà d’amore.

Lo ritroviamo nelle Nature morte di Francisco de Zurbaràn (XVII sec.), nell’Ultima cena di Domenico Ghirlandaio, affrescata nel refettorio del convento di San Marco a Firenze (1486),e nell'enigmatica Scena mitologica di Dosso Dossi (1524 ca.), conservata Getty Museum di Los Angeles.

Il Cedro

Cedro (citrus medica) - fino al XVII secolo in arte viene spesso confuso col cedro del Libano, una conifera, che simboleggia l’eternità e l’immortalità, la grandezza d’animo e l’elevazione spirituale. Capita spesso, infatti, che venga dipinto l’agrume per indicare invece la conifera. Uno degli esempi più noti è quello di Marco Palmezzano (Forlì, 1459 – 1539), che dipinge sempre l’agrume per indicare, invece, l’albero del cedro del Libano, con la sua iconologia religiosa legata alla Bibbia.

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