Clausura forzata per gli ultrasessantenni?
Sperando che sia una delle solite boutade di qualche componente del governo, si paventa l'idea, per gli ultrasessantenni, di posticipare la possibilità di uscire di casa, insomma, una quarantena a oltranza.
Il presidente emerito della Corte Costituzionale, Sabino Cassese, fa notare che la norma sarebbe incostituzionale, infatti, l'articolo 16 della Costituzione che attiene la libertà di circolazione, ammette che vi possono essere dei limiti in via generale, ovviamente con una apposita legge, ma il termine "in via generale" sta a significare che non vi possono essere eccezioni.
Con quale criterio allora si direbbe questa categoria si e quest'altra no? Chi propone questa idea pone in evidenza che gli anziani sono più fragili, quindi più soggetti ad ammalarsi del virus. Se allora il principio è questo è doveroso escludere anche il trentenne iperteso, il quarantenne diabetico, il portatore d'asma o di problemi cardiaci, che magari è ancora in giovane età, e poi diciamolo chiaro, vi sono sessantenni e non solo che stanno benissimo in salute, e dunque?
Lo dice anche il proverbio di non fare di tutta un'erba un fascio! Il demografo Gianpiero Dalla Zuanna pone questa domanda: quale il criterio per definire un anziano? La data di nascita? Un criterio assolutamente mutabile, tanto è vero che la data di vecchiaia si è spostata in avanti, e il governo lo sa molto bene visto che hanno posticipato l'età pensionabile. Se pensiamo che un individuo di 50 anni era considerato, ai tempi dei Greci e dei Romani, vecchio, ci rendiamo subito conto di come questo parametro sia mutevole, e giustamente. Persino Rita Levi Montalcini ha sentito il bisogno di fare questa precisazione nel libro "l'asso nella manica a brandelli": "questa fase della vita può essere vissuta in modo positivo e cioè nell'acquisizione di una visione più ampia e prospettica di quanto sia possibile negli anni della piena attività lavorativa. Un tempo la si chiamava saggezza".
Non ultimo l'intervento di papa Francesco quando dice: "Quante volte si scartano gli anziani con atteggiamenti di abbandono che sono una vera e propria eutanasia nascosta! È l'effetto di quella cultura dello scarto che fa molto male al nostro mondo. Gli anziani sono alberi vivi, che anche nella vecchiaia non smettono di portare frutto". Si può dar torto a queste parole? È sufficiente pensare a quale aiuto glia anziani rappresentino per i nipoti, aiutando le famiglie dei propri figli. Oltre un centinaio di uomini di cultura hanno inviato un appello al Presidente della Repubblica affinché si faccia portavoce per manifestare un dissenso pieno nei confronti di una disposizione della libertà personale. Speriamo che voglia prendere una decisione in tal senso.
Proviamo a pensare cosa può significare per un anziano dover restare chiuso in casa per mesi; probabilmente vuol dire farlo ammalare sul serio. Ma poi scusate, e qui è il buon senso e la ragionevolezza che deve avere il sopravvento, tra un quarantenne con problemi asmatici o cardiaci e un settantenne in salute, chi è più tutelato a stare in casa? E poi se passasse una idea così insulsa, tutti i medici che hanno sessant'anni tutti a casa, gli insegnanti idem, gli attori anche, così i giornalisti, gli agricoltori e via via dicendo. Mi pare una idea davvero strampalata.