Dalla pandemia alla normalità, come la Cina ha superato l’emergenza covid
Mentre in Italia il dibattito sui vaccini tocca livelli di tensione crescenti che sono diventati “strutturali”, in Cina la situazione sembra tornare alla normalità senza tanti focolai di protesta.
Potrebbe essere un modello da seguire anche per il nostro paese, sia a livello politico che sanitario?
Oggi ne parliamo con alcuni italiani che vivono in Cina, con i quali abbiamo analizzato alcuni aspetti.
Situazione contagi
Attualmente in Cina i contagi sono bassi e non c’è l’obbligo della mascherina all’aperto, sebbene ci siano state alcune situazioni. Le misure sono meno severe.
A Pechino l’obbligo della mascherina all’aperto non c’è stato nemmeno dei mesi estivi quando è tornato qualche caso. Hanno ricominciato a chiedere la scannerizzazione del codice in vari posti. Ancora oggi in università è obbligatorio, mentre in palestra è stato eliminato.
Nei supermercati si limitano a misurare la temperatura con un atteggiamento molto svogliato. Mentre in metropolitana non si deve scannerizzare il codice ma si deve misurare la temperatura.
All’entrata nei luoghi chiusi si viene invitati a mettere la mascherina, ma non ci sono costanti azioni di controllo sul fatto di indossarla: si lasciano andare le diverse situazioni.
Obbligo vaccinale e tracciabilità
La vaccinazione non è obbligatoria, al momento non ci sono restrizioni per i non vaccinati, che sono pochi. Se lo stato non impone nessun obbligo, dall’altra parte le aziende richiedono le vaccinazioni per lavorare: di fatti e’ stata scaricata la responsabilità della vaccinazioni sulle aziende.
I cinesi, tranne quelli molto scolarizzati, hanno fatto subito il vaccino.
In Cina viene utilizzato un vaccino di tipo tradizionale e ma non c’è stata la recrudescenza del virus, in presenza di pochi casi. Non ci sono stati i problemi riscontrati in Italia.
Ma vi l’obbligo di fare il vaccino cinese per chi proviene dall’estero.
Una chiave importante è stata la tracciabilità, che ha permesso di controllare il virus e di uscire dalla pandemia.
Mentre in Italia c’è stato un problema di privacy e tracciabilità con l’ap immuni, che non ha consentito di tracciare i casi.
Origine del covid
Non ci sono aggiornamenti da parte della stampa sull’origine del corona virus 2020. Non si parla di questa cosa. È proprio un fattore culturale cinese, quello di evitare di parlarne, ereditato dal modello familiare.
Le varianti
In Cina ci sono state le varianti, ma è stata fatta una politica restrittiva per arginarle attraverso blocchi all’ingresso, infatti è molto difficile avere visti per entrare, se non impossibile. Possono tornare solo i cinesi, o gli stranieri che hanno visti, che devono fare 3 settimana di quarantena.
Il virus era debellato all’inizio e adesso lo stanno controllando.
Non fanno entrare nulla ed è per questo non ci sono più varianti.
L’aspetto culturale
Nel quadro pandemico è stato determinante la disciplina dei cinesi, che è proprio un approccio culturale nell’ascoltare molto i capi” a qualsiasi livello, e in tutti i settori. C’è il grande fraintendimento nel pensare che sia un problema politico dovuto alla presenza del partito comunista, in realtà è il contrario: esiste un partito unico perché i cinesi sono così.
Il ruolo della Politica
Nell’emergenza un sistema a partito unico con poca libertà di opinione e con una capacità di intervenire molto veloce, non dovendo passare da un Parlamento, riesce ad essere efficiente ed efficace: Il virus è stata la prova che un sistema dittatoriale in questi momenti “ il sistema funziona meglio”.
Questa situazione ha aiutato molto la Cina, che è riuscita controllare questa situazione a differenza di altri paesi, creando un’immagine molto positiva davanti al popolo.
L’arroganza dei cinesi è alle “stelle” soprattutto nei confronti degli stranieri.
Il senso di colpa che si aveva all’inizio per lo scoppio della pandemia, si è trasformato in senso di orgoglio nazionalista e di disprezzo verso il mondo occidentale che sembrava un modello, che non si è rivelato così soprattutto per le persone che non sono state mai all’estero e che non hanno senso critico.