Milano riparte dalle donne: la statua di Cristina Trivulzio di Belgiojoso
Sembra incredibile eppure la prima statua dedicata ad una donna a Milano risale a pochi giorni fa: si tratta di Cristina Trivulzio di Belgiojoso, protagonista del Risorgimento italiano. La statua è stata svelata il 15 settembre in piazza Belgiojoso dal Sindaco Giuseppe Sala. Il progetto è stato promosso dalla Fondazione Brivio Sforza e l'opera realizzata dallo scultore Giuseppe Bergomi che ritrae Cristina di Belgiojoso in movimento, con espressione riflessiva e pensierosa.
Un nuovo punto di partenza
Tra le opere d'arte milanesi c'erano solo soggetti femminili religiosi, ma un'opera dedicata ad una donna proveniente dalla società civile ancora no. Finalmente il primo passo in questo senso è stato fatto: d'ora in poi tra le vie e nelle piazze di Milano ci saranno statue che ricorderanno donne che hanno cambiato la storia con le loro idee e le loro azioni. "Milano ripartirà dalla sua storia, dai suoi valori e dalle donne" ha dichiarato il Sindaco Sala.
chi è Cristina di Belgiojoso?
Patriota intrepida e rivoluzionaria scrittrice milanese, nacque nel 1808 e Morì nel 1871. Nobildonna d'animo e per lignaggio, fondò le prime scuole maschili e femminili per i figli dei contadini in un'epoca in cui i braccianti agricoli vivevano in condizioni di miseria e l'istruzione era considerata inutile per i loro figli maschi e inconcepibile per le figlie femmine.
La Belgiojoso avviò una vera e propria rivoluzione sociale nel suo feudo di Locate, trasformandolo in un modello inclusivo che ispirò i feudi vicini e non solo. È stata una figura centrale nei grandi avvenimenti storici del 1848, organizzò le truppe napoletane che contribuirono alle Cinque Giornate di Milano e fu direttrice degli ospedali a Roma durante gli scontri del 1849, inventando di fatto la figura delle infermiere.
"una bellezza assetata di verità"
Milano ha finalmente dato lustro a questa straordinaria filantropa che ha partecipato all'Unità d'Italia con coraggio, intelligenza, cultura, generosità e attenzione verso gli oppressi. "Una bellezza assetata di verità", come la definì il poeta romantico Heinrich Heine, parzialmente dimenticata e che ora finalmente ha ricevuto il giusto riconoscimento.
Impegnata politicamente per la libertà dell'Italia, la Belgiojoso ha combattuto in prima persona per la sua libertà personale, rifiutando un matrimonio combinato e facendo scelte coraggiose d'indipendenza.
È stata editrice di giornali rivoluzionari e autrice di molti saggi e romanzi, alcuni nati dal suo esilio in Asia minore. Fu la prima donna italiana a vivere la realtà orientale e a descrivere dettagliatamente la vita delle donne asiatiche tra il 1850 e il 1855.
Verso l'Emancipazione femminile
Nel 1866 pubblicò il saggio "Della presente condizione delle donne e del loro avvenire", considerato il manifesto del protofemminismo, in cui auspica per le generazioni future quell'emancipazione femminile ancora lontana.
“Vogliano le donne felici e onorate dei tempi avvenire rivolgere tratto tratto il pensiero ai dolori ed alle umiliazioni
delle donne che le precedettero nella vita, e ricordare con qualche gratitudine i nomi di quelle che loro apersero e prepararono la via alla non mai prima goduta, forse appena sognata felicità”. Così scrisse Cristina Trivulzio e così la vogliamo ricordare per continuare a costruire una società sempre più inclusiva, in cui uomini e donne abbiano pari diritti e doveri.