Detto Ferrante Anguissola, l’artista italiano più longevo a 90 anni pubblica un nuovo album
Detto Ferrante Anguissola, l’artista più anziano del panorama musicale italiano, a 90 anni decide di pubblicare un album di inediti E La Voce Va” 9 brani acustici (chitarra e voce) che raccontano le bellezze della vita, i ricordi e le gioie vissute.
Tra le piccole curiosità del cantautore, nato a Cremona, si può annoverare una discendenza con la nota pittrice cinquecentesca Sofonisba Anguissola.
Oggi Detto Ferrante Anguissola ci racconta il suo viaggio nella musica.
Come è nata l’idea di questo album come testi e arrangiamenti?
Il mio primo album, Poligrafici, Pensionati, Trombai e Santi, l’ho scritto su problematiche sociali, e lo stesso vale anche il secondo, A occhi aperti, con diverse variazioni. Ora che ho novant’anni, ho pensato di farmi conoscere meglio parlando di me e delle mie esperienze di vita.
Ti piacerebbe portare in Teatro questo nuovo Album?
Mi piacerebbe certamente, ma ora come ora non lo vedo come qualcosa di molto realistico.
Hai avuto grande esperienza a Sanremo negli anni passati (8 partecipazioni): raccontaci quale aneddoto o curiosità che ti hanno colpito lavorando in quel mondo.
Intanto devo precisare che a Sanremo non mi sono mai esibito: non ero lì per cantare, ma per aiutare i cantanti a far sentire la loro voce nel migliore dei modi, e naturalmente ho vissuto diversi momenti interessanti.
Tutto è cominciato nel 1958, quando ho fondato con due amici Exhibo, una società di rappresentanza di prodotti elettronici che esiste ancora oggi. La prima casa che ho incontrato è stata Sennheiser Electronic GmBH, formidabile nel mondo per le sue apparecchiature speciali per la Radiofonia e per la Televisione, oltre che per i suoi microfoni adatti a varie tipologie di suoni.
La Rai è diventata immediatamente il mio cliente più importante: quindi ho iniziato a seguire personalmente i primi Festival a Sanremo come supporto ai tecnici della Radiofonia di Torino che allestivano le sale per i cantanti e per le orchestre.
Arrivavo a Sanremo con molti microfoni Sennheiser, dalle caratteristiche tecniche atte a risolvere problemi sonori all’interno di locali non realizzati per quel genere di manifestazione musicale.
Con i tecnici Rai ho instaurato subito un ottimo rapporto, aiutato anche dalla loro fantasia: infatti, per facilitare il riconoscimento dei vari modelli di microfono, li avevano battezzati con dei nomignoli come Torroncino, Gelato, Biscottino…. E così espressioni come “passami un biscottino”, “qui ci vorrebbe un bel gelato”, oppure “secondo me un torroncino andrebbe meglio” erano all’ordine del giorno, tra le risate generali.
Mi capitò anche di dover sostituire il microfono del presentatore, cioè il microfono del grande Mike Bongiorno, con un microfono più sensibile, che gli permettesse parlare da una certa distanza. Ricordo perfettamente la scena: devo avvisare di informare il Sig. Bongiorno di questa novità e lo mando a chiamare. Lui arriva dopo poco, sempre impeccabilmente in blu anche nelle prove. Vede il microfono sullo stativo e mi chiede: dove sta il microfono? Prende un gessetto che aveva nella tasca della giacca, si piega e fa a terra una linea col gesso, e poi ancora: Dove devo stare io? Altra riga, poi saluta e se ne va. Mi dico: Ecco un professionista!
Nei primi anni il Festival era semplice, direi quasi familiare: ricordo tante mamme che presentavano i loro figli e figlie cantanti a tutti, sognando la vittoria…
Hai mai pensato di scrivere un libro raccontando i viaggi che hai fatto durante la tua vita?
Certamente, ma mi sono limitato a scrivere per le mie figlie partendo dagli anni dei miei viaggi in autostop. Sono partito nel 1950 per l’Europa, sono stato a Londra poi ho girato tutta l’Inghilterra; l’anno seguente ho girato Austria, Danimarca, Svezia e poi Francia, Germania, Svizzera. Non sapevo ancora che per lavoro avrei poi viaggiato moltissimo in tutta Europa, e non solo: ho visitato anche gli USA (in particolare la California), il Giappone, la Corea del Sud, sempre alla ricerca di prodotti utili all’Italia. Purtroppo non ho scritto altro, ma chissà... Ho appunti fin dal 1950!
Arrivato ai novanta anni, come vivi il mondo dei social, tu che hai visto scorrere un secolo di tanti cambiamenti?
Volendo parlare di social, bisogna anche ricordare il grande salto tecnologico precedente: quello che ci ha portato dalla telefonia di casa alla telefonia mobile. Questo ci ha portato negli spazi inesplorati della comunicazione interpersonale, in ogni momento e da qualsiasi posto del mondo, generando successivamente i social nelle loro varie sfumature. Negli ultimi vent’anni i social si sono evoluti, arrivando alla condivisione su internet di contenuti testuali, immagini audio e video. Parliamo di Facebook ora in evoluzione, Instagram che regala un facile collegamento tra la fotocamera e tutti i profili social, poi LinkedIn orientato verso le imprese, Youtube, un servizio di condivisione video diventato il secondo più grande motore di ricerca del mondo, e ancora Whatsapp, quella splendida piattaforma gratuita.
Con i social appaiono per la prima volta i “like”, gli “amici” e i “followers”, espressioni essenzialmente virtuali che poco hanno a che fare con gli amici veri, ma che spesso tuttavia li fanno riemergere dall’oblio scoprendoli nell’etere…
Ricordo che quando ho iniziato a lavorare e cercavo i possibili clienti, dovevo immaginarmi cosa facesse una ditta partendo solo dalla sua insegna, poi con una telefonata cercare di capire se l’immaginazione ci avesse visto bene e supporre se potesse essere davvero un mio cliente, allora progettavo un viaggio, e andavo a visitarlo con la mia mercanzia. Esisteva solo una raccolta di indirizzi come la Guida Monaci: straordinaria, adesso si direbbe di business intelligence…. Tutto è diventato più semplice, ma?
Dove è possibile trovare la tua musica?
Ho 3 Album su Spotify, Youtube e molti altri distributori di musica online. Inoltre ho stampato dischi che si possono ottenere rivolgendosi a Terzo Millennio Record che provvederà a spedirli su richiesta.