Fotografia: arte e passione. Intervista a Paolo Mansolillo
Fotografia arte e passione: Paolo Mansolillo ha deciso di fare del suo lavoro un vero e proprio sentimento, diventando uno dei più bravi ed importanti photographer internazionali.
Un giovane artista, nato a Foggia nel 1976, dopo la laurea in Scienze Politiche presso l'Università Statale di Milano, si è formato grazie all'aiuto di tanti professionisti.
Una bella gavetta, iniziando dai paesaggi e la natura fino ad arrivare al mondo della moda, che oggi continua con tantissima passione.
La sua grande ambizione: quella di guardare al futuro attraverso iniziative e progetti, come la sua ultima opera "Mani", un libro che il nostro protagonista ha voluto dedicare a borghi antichi e artigiani nascosti, per far rivivere al lettore posti stupendi mai conosciuti.
Paolo, la fotografia un vero e proprio sentimento che giorno per giorno ti spinge a descrivere luoghi, persone nascoste. Come nasce questa passione e che cosa rappresenta per te la fotografia?
Amo la fotografia fin da quando ero bambino. Da ragazzino compravo le macchinette usa e getta di cartone e poi andavo a sviluppare i rullini. Con l’avvento della fotografia digitale tutto è diventato più semplice e accessibile. Ho comprato la mia prima reflex e ogni occasione era quella giusta per uscire a fare due scatti. Ma sentivo che mancava qualcosa, ho iniziato a cercare i migliori professionisti dell’immagine per studiare e imparare, non mi accontentavo di scattare delle semplici fotografie da turista. Per me la fotografia è vita, come diceva il grande maestro Robert Doisneau: “Quello che io cercavo di mostrare era un mondo dove mi sarei sentito bene, dove le persone sarebbero state gentili, dove avrei trovato la tenerezza che speravo di ricevere. Le mie foto erano come una prova che questo mondo può esistere”.
Nella vita ci sono stati tanti professionisti che ti hanno aiutato in questa tua formazione. Chi sono e quanto sono stati importanti per la tua carriera?
Fabrizio Pavesi e Irina Litvinenko. Da Fabrizio ho imparato e perfezionato il gioco delle luci e delle ombre, mi ha aiutato ad allenare i miei occhi per scattare delle foto che avessero la capacità di catturare lo sguardo dell’osservatore oltre i due secondi (si dice che il cervello se non trova nulla di interessante dopo un secondo cerca altro, ma se l’immagine cattura la tua attenzione per 7 secondi, allora funziona). Irina invece mi ha aperto un mondo, ho capito come realizzare un editoriale perfetto per le pubblicazioni di moda.
Il tuo ultimo libro "Mani" di che cosa tratta?
Questa mia pubblicazione è un libro fotografico sul lavoro artigiano. Realizzata in diversi posti d'Italia, questa è composta da una serie di 80 scatti di mani di artigiani.
Si tratta di un viaggio nei borghi e nelle città d'Italia, attraverso i gesti precisi, sapienti, antichi degli artigiani che resistono all'omologazione, alla produzione di massa, e mantengono vivi mestieri scomparsi o in via di estinzione che un tempo popolavano i centri storici. Ogni immagine racconta mani capaci di creare ancora meraviglie. È una bellezza che ci ricorda la nostra storia e ci riporta alle nostre radici.
Quanto è stato difficile dare vita a questo libro e chi ti ha dato una mano?
Non è stato difficile, di più. La diffidenza di molti artigiani, ma non solo. Oltre alla mia compagna di vita Sara Fumagalli, che mi ha sempre supportato, devo molto a tre donne: Franca Ledda, Antonietta Paternoster e Alessandra Belda. Hanno avuto la capacità di vedere molto lontano e, detto da me che non mi fermo un attimo e sono già proiettato alla prossima avventura, vuol dire tanto. Vi racconto questo aneddoto, era il 12 giugno dello scorso anno e dopo uno shooting faticosissimo ad un orario improponibile andammo a mangiare qualcosa io, Alessandra e Antonietta. In quell’occasione ho mostrato loro il mio sogno nel cassetto, il progetto di Mani, e loro sono saltate letteralmente dalla sedia. Mi hanno incoraggiato a proporlo a qualche editore. Dopo tre mesi avevo trovato quattro editori disponibili a pubblicarlo. Alla fine ho pubblicato con AltroMondo.
Sei un artista molto ambizioso. Cosa hai in mente per il futuro?
Ci sto provando con tutte le mie forze, voglio diventare un grande fotografo! Guardo con ambizione al futuro e sto già lavorando alle mie prossime pubblicazioni. Due settimane fa ho firmato un contratto editoriale con Calibano per il mio prossimo libro, che ha come tema la memoria e contiene una mia raccolta fotografica sui campi di concentramento di Auschwitz e Birkenau. Sto già progettando “Le mani degli artigiani 2.0” che è un’evoluzione di Mani, perché per me questo è solo un punto di partenza e non di arrivo.