Gianluca Grignani, il nuovo singolo uscito dalla sua “Fabbrica” e il prossimo album Verde Smeraldo
Una stella del panorama musicale che non ha mai smesso di brillare negli ultimi 25 anni, sempre alla ricerca della sperimentazione nei suoi brani a volte gridati e a volte sussurrati.
Ogni lavoro che viene fuori dalla sua “Fabbrica” ha un marchio di imprevedibilità: ogni pezzo è una novità assoluta accompagnata da testi intrisi di spontaneità e pronti a raccontare tutto quello che colpisce il joker.
Oggi parliamo con Gianluca Grignani, che ci racconta il nuovo progetto uscito dalla sua “Fabbrica” tra futuro e passato!
Nel 2011 quando è uscito natura umana hai detto che quell'album segnava un nuovo capitolo della tua vita artistica. A Long goodbye - il nuovo singolo - anticipa un album che segnerà un altro percorso?
Guarda la vita è strana ed io non pensavo che mi aprisse le porte come ha fatto con me. Sono accadute delle cose e mi sono reso conto di questo, probabilmente il bisogno di far qualcosa come della musica che sentivo dentro. Tra le azioni che ho fatto durante questo periodo c’è stata la creazione di uno studio in casa dove sono rimasto 5 anni.
Ho appena finito il disco, devo solo finire di cantarlo e mixarlo. Per me è stata una gestione lunghissima. Sono tutte cose che sono avvenute e che ci sono: è il destino, probabilmente è il mio “destino”.
I dischi che verranno sono lavori che sono prima “sentiti” e poi “pensati”. Per me sono una rivoluzione.
Spesso quando accadono dentro di me, scopro che diventano rivoluzione per gli altri.
Quali sono le novità musicali che hai voluto portare nel nuovo singolo come arrangiamenti e suono, visto che sperimenti tanto anche nella scelta degli strumenti?
Con il computer, quello che ho fatto è stato contaminare la musica che faccio per renderla più vicina al suono naturale. Quello che faccio adesso è muovermi in maniera diversa, come usare il movimento del reggae che usavano i Police sul rock e sul blues. Lo facevano anche sul blues tecno.
Tutto quello che avvince e mi colpisce finisce nel disco. Quando c’è qualcosa di nuovo devo capire se realmente funziona, a volte in un quarto d’ora e a volte in un mese.
Se mi colpisce quella cosa, avrà un senso nel tempo sperando sia breve, come questi 25 anni che mi hanno consolidato come artista grazie al pubblico.
Ad ottobre farai un concerto per festeggiare i 20 anni di fabbrica di plastica. Visto che è stato considerato l'album rock più importante in Italia hai pensato di creare un evento televisivo per fare arrivare il messaggio a tutti gli amanti del rock?
Credo che la miglior cosa che i possa fare è dal vivo. Io penso che la gente sia ancora determinante nonostante si pensi che il web domini, in realtà è la gente che comanda.
Il pubblico mi ha sempre sostenuto anche quando le cose sembravano strane ma io realtà sono stato sempre sereno.
Non sono dell’idea che le cose debbano essere idealizzate troppo e fare un concerto con Fabbrica vale molto di più di avere le televisioni a millantare.
Magari ne faremo altre.
Credo che tanti non si rendano conto di quello che hai fatto con quell’album, un lavoro poderoso e rivoluzionario.
L’idea è bella. Quell’album macina e non devo forzarlo, perché fa tutto lui.
Si chiama rock perché è una rivoluzione e pretende di essere così.
Sto nuovamente gridando, forse sussurrando e lo sto facendo adesso con il nuovo singolo. E’ la mia natura, sono particolarmente cosi perché mi sono dedicato completamente alla musica.
La prima cosa che faccio è scrivere e dare, ed io debbo farlo.
Parlando con i tuoi fan, mi chiedono quando uscirà esattamente il prossimo album “Verde Smeraldo”. Ci puoi svelare qualcosa?
In questi 5 anni sono successe delle cose che hanno portato a 3 dischi.
Uscirà a step perché è stato pensato, in quanto tutto deve arrivare quando deve arrivare.
Non riesco a fare quello che fanno gli altri perché tutto deve avvenire. Sono molto figlio dei tempi che viviamo, lo sono sempre stato e mantengo la mia natura. Parto delle mie radici che sono blues.
Certo uscirà molto presto, dopo l’estate uscirà Verde Smeraldo I e credo che sarà una bella botta. E’ un album diverso rispetto a Fabbrica, anche la copertina sarà diversa.
Capirai quando l’album ci sarà perché sono collegati tra di loro. Non è classico concept che si faceva negli anni 70 dove c’era una storia che iniziava prima. Questa è una storia che si insinua tra un album e un altro.
E’ tutto molto particolare, ma sappi che mi è venuto tutto spontaneo.
E’ un progetto ampio. Ci ho messo 5 anni per fare Verde Smeraldo. E ce ne vorranno altri 10 per fare il secondo e il terzo. Quindi questi 10 anni di lavoro devono esser capitalizzati da un punto di vista artistico, di concerti e di dischi.
Mi auguro di stupire la gente: solitamente se stupisco me stesso, stupisco anche gli altri.
Di conseguenza questi dischi avranno il peso che dovranno avere e saranno un puzzle/un pacchetto completo tra live ed eccetera che fanno vedere Grignani!
“Mi piace spiegare una cosa che avviene, ed è proprio quella la figata”.
La grande fortuna è che mi sono svegliato e sta accadendo quello che speravo che accadesse: è una favola rock secondo me.
Quest'estate farai i festival (ho letto in alcune interviste). Sono già previste date per il nuovo tour?
Quest’estate ci saranno dei festival molto particolari per la scenografia e tutto avrà un senso. Fabbrica è punto di partenza che mi è stato chiesto dalla gente. E poi ci sarà il tour con i nuovi singoli che sono usciti, che come avrai notato, sono sempre in crescendo.
Sei stato sempre attento a collaborare con i giovani, da Irama, Emis Killa, Laura, Carone . Ho intervistato i Nice Cream e mi hanno detto che gli piaci come personaggio. Cosa ti ha colpito di questi ragazzi per collaborarci assieme?
Mi sento fortunato con i giovani. In questo periodo sto sentendo con Irama e Blanco. Io mi ritrovo molto in loro in maniera diversa e la cosa mi piace.
Ci provo e sono molto figlio dei tempi che vivo. Ho dato qualcosa alla musica che mi sta ritornando e speriamo che vada avanti così. Sono contento di averli “contaminati!
Citi spesso Fabbrica di Pastica come album precursore. Io ti ho conosciuto con “Campi di popcorn”.
Questo album lo consideri un’evoluzione di fabbrica di plastica, un consolidamento del tuo rock?
Si, Campi di popcorn è un esperimento fatto in America nato con un cambiamento di vita. Era un album che parlava mentre Fabbrica gridava. Poi c’è stato l’album “Sdraiato su un nuvola”, un “gridato” in modo diverso quasi “sommesso” . Però tutti gli album parlano in maniera diversa.
In Campi di popcorn non ho gridato, ma ho parlato, diciamo ho “sussurrato”.
Quell’album “Sdraiato su una nuvola” l’ho suonato, scritto e arrangiato, ho fatto tutto io. Mi sono reso conto mentre facevo quel disco di trovarmi dentro. Un collega che lavora con me su quel disco mi aveva definito un Bob Dylan e … mi ha fatto un grande complimento.
Nelle interviste precedenti spesso si dice che Grignani usa le metafore della ali nelle sue canzoni per parlare della libertà. Hai comunque scritto pezzi importanti per parlare del tempo, della noia e altri argomenti importanti.
Diciamo che ognuno può dire quello che vuole, ma io tendo ad usare la metafora del volo perché tutti sogniamo di volare. Sono modi che uno ha per esprimersi. Questa non mi stanca mai.
Quando esce un tuo album si ha sempre la sensazione di rimanere stupiti perché sei imprevedibile e mai scontato. C’è sempre da aspettarsi qualcosa di particolare da te.
Io cerco sempre di andare avanti perché è la mia natura e lo faccio senza sforzo. A volte vorrei tornare a scuola per cercare nuove parole perché non mi bastano, e allora uso italiano e inglese assieme.
A volte solo suoni.
Sentirai “nell’album nuovo”! Come nell’ultimo singolo “A long goodbye” dove uso l’inglese!