Gli invisibili delle Rsa: perché non può entrare nessuno?
Siamo finalmente nella Fase 2 dove sembra che si possa ricominciare a rivivere lentamente la nostra quotidianità, con le esperienze accumulate durante la quarantena, le nostre paure diventate compagne da affrontare e le speranze risposte in un vaccino che prima o poi arriverà.
In questo scenario di “ricostruzione” ci portiamo dentro le fragilità dei più deboli, quelli che hanno vissuto il covid-19 lontano, quasi nascosti, ma non invisibili, ovvero gli anziani ospiti nelle RSA (residenze sanitarie assistenziali).
Nelle case di riposo si vivevano le quotidianità in uno scenario drammatico, dove gli operatori sanitari hanno dovuto affrontare non solo professionalmente la nuova realtà, ma soprattutto toccare con la mano “le paure e la solitudine di persone” fragili.
Oggi voglio raccontare la storia di Vittoria, nome di fantasia di un’operatrice nella provincia di Milano, che lavora in una Rsa, che è desiderosa di fermarsi e riflettere con noi su questo periodo.
Come hai vissuto questo periodo al lavoro e quali sono le preoccupazioni che hai avuto?
Sono felice di potermi fermare un attimo e riflettere sul periodo appena trascorso. È stata davvero molto dura, non tanto fisicamente, ma mentalmente e psicologicamente. Ogni giorno uscivo di casa lasciando la mia famiglia e mi recavo nella mia struttura ma non con il cuore leggero, come solitamente avviene, ma con mille pensieri e preoccupazioni: paura del contagio, di non saper affrontare il dolore, di non saper gestire la sofferenza dei miei ospiti e la mia.
Come è cambiata la vostra quotidianità?
All'improvviso non ci potevamo abbracciare, accarezzare, confortarci con la vicinanza: questo per me è stato l'ostacolo più grosso. La mancanza di contatto, così importante per i miei anziani: mascherine e guanti hanno messo una barriera che, a volte, è stato difficile oltrepassare. Ma piano piano ho iniziato a conviverci, trovando nuove modalità di interazione.
E poi le nostre attività, la nostra routine, i nostri piccoli gesti quotidiani: tutto cambiato. Ho dovuto un po' ripartire da zero e trovare nuove strategie: anche a livello professionale mi sono dovuta rimettere in gioco... È stata, ed è tutt'ora, una bella sfida!
I vostri ospiti come hanno affrontato tutto questo?
E poi ci sono loro... I miei nonnini, come li chiamo io. Di colpo la loro vita è stata bloccata: niente visite, niente spostamenti, niente contatti... Loro ogni giorno mi chiedevano novità: "Cosa succede fuori?", È davvero così brutto? " Come fate?" "Perché non può entrare nessuno?" "Io ho fatto la guerra, ma una cosa così brutta non l'ho mai vista!" ed infine ti dicono: "Sono stanca!" Eh già, la fatica emotiva si stava facendo sentire e anche la solitudine...
Noi come operatori abbiamo fatto il possibile per non far sentire loro la mancanza di una moglie o di un figlio, ma è impossibile! Lo ammetto: più di una volta ho pianto, da sola! Bisognava essere forti per loro: e allora sfoderavo il miglior sorriso che potevo offrire e via...
Ma dentro il mio cuore era veramente triste! E poi ho dovuto salutare per sempre alcuni di loro: non è mai facile farlo, ma in questo periodo ancora di più... Manca la vicinanza di un loro caro, la carezza di un familiare... È inaccettabile!! Ma purtroppo è la dura realtà che il Covid 19 ci ha imposto. E poi mi ritrovavo a pensare, per un attimo, che quella nonnina poteva essere la mia mamma o il mio papà e il dolore aumentava...
Hai avuto dei momenti in cui hai pensato di non farcela?
Alcuni giorni mi dicevo: "È troppo, non riesco!"...
Allora prendevo un po' di pausa e poi via, di nuovo in sella!! E anche per me si faceva sentire la mancanza della mia famiglia: per tutto il periodo non ho visto i miei genitori, mio fratello, i nipoti...
E capivo, sempre più, la sofferenza dei miei ospiti... Ci accomunava la solitudine, la tristezza la mancanza dei nostri affetti: a volte ne parlavamo, altre volte non servivano parole... Bastavano gli sguardi. Devo dire che hanno apprezzato molto il fatto che le attività, con modalità diverse, siano continuate: era per loro un momento di svago e dialogo...
Abbiamo scoperto nuovi interessi e nuove attività che porteremo avanti anche dopo la fine dell'emergenza! E poi, i parenti...forzatamente lontani! Alcuni di loro erano presenti quotidianamente, vicini alla sofferenza dei loro cari, ma ora no...
Avete pensato a delle nuove modalità di comunicazione tra parenti e anziani?
Abbiamo pensato che la tecnologia potesse venirci in aiuto ed abbiamo organizzato un servizio di videochiamate tramite l'uso di un tablet: almeno la lontananza un po' diminuiva e il vedersi rendeva le cose un po' più facili sia per il parente che per l'ospite. E poi, ovviamente, i dottori aggiornavano i parenti riguardo la situazione clinica del loro congiunto.
Per tutti noi un nuovo mondo si è aperto: meno contatti personali, lontananza, solitudine, tristezza, scoraggiamento ma anche speranza e gioia nel vederli per un momento sereni perché potevo offrire loro uno sguardo, un gioco o un sorriso.
Qual è lo scenario attuale nella Rsa?
Ora la situazione sembra minimamente più tranquilla, ma non possiamo abbassare la guardia... Io non so davvero dove ho trovato la forza: ora ripensando a quei momenti così duri sento di aver fatto il mio dovere, ma soprattutto di averci messo il cuore... Ecco la risposta: il cuore, è lì che ho trovato la forza!
Ringraziamo “Vittoria” per aver trovato la forza di raccontarci questo vissuto, dopo averla spesa per aiutare i suoi nonnini, che si sono trovati all'improvviso smarriti, ma il suo cuore li ha presi per ”mano” e li ha accuditi.