I costi eccessivi dei buoni pasto: Marco Sogne e Gianluca Enrietti raccontano le alternative per il cambiamento
Lo sciopero dei buoni pasto del 15 giugno è l’ennesimo segnale lanciato da bar, ristoranti, supermercati e negozi (anche on line) contro un sistema diventato insostenibile a causa delle alte commissioni (20%) e i pagamenti che arrivano a 120 giorni.
In Italia il giro dei buoni pasto tocca cifre molto importanti pari 500 milioni di emissioni per un valore complessivo di circa 3,2 miliardi euro (dati Fipe Confcommercio 2019).
Ne abbiamo parlato con alcuni esperti del settore, Marco Sogne direttore commerciale di CLIK APP SRL E Gianluca Enrietti, CEO e Fondatore di TODUBA per capire come si può uscire da questo sistema quasi ingessato.
Come è nata la vostra realtà in questo contesto dei buoni pasto fortemente critico?
Marco Sogne: “Noi siamo nati come alternativa al mondo attuale del buono pasto”.
TODUBA nasce con l’idea di mettersi al fianco dell’esercente per ovviare a commissioni troppo elevate, pagamenti a lungo termine e burocrazia fiscale complessa.
Quali sono le leve per attuare il cambiamento?
Gianluca Enrietti: “Il nostro piano industriale prevede di attuare il cambiamento e le GDO ci stanno ascoltando, noi stiamo attuando la riforma e lo svecchiamento del sistema, in molti hanno già aderito. Inoltre siamo in contatto con Camera e Senato per intavolare positivi colloqui in merito ad argomenti come la digitalizzazione e la riforma del welfare. Il nostro percorso di Start-up Innovativa ci ha permesso di accedere al progetto “Rilancio Start-Up” di CDP che intravvedendo la possibilità di crescita è diventata nostra socia.”
Che cosa si potrebbe fare oggi per uscire da questa situazione critica sui buoni pasto?
Marco Sogne: “occorre cambiare le normative del buono pasto e più in generale del welfare allineandole a quelle europee. La serrata del 15/06 è rappresentativa della scontentezza delle parti sociali, della grande distribuzione e di tutti gli esercizi. La Federdistribuzione dovrebbe sostenere che il buono pasto è un aiuto nell’economia del dipendente ma non deve penalizzare noi.”
Gianluca Enrietti: “il buono pasto deve essere uno strumento sostenibile per tutti con commissioni basse ed incassi immediati, il 100% dei buoni emessi deve essere garantito da istituti bancari senza canone e senza Pos dedicati.”
Come mai capita questo?
Gianluca Enrietti: “un buono pasto del valore facciale di 8 € quanto lo paga l’azienda? La risposta dovrebbe essere 8 €, ma in Italia non è così per una legge obsoleta che permette di applicare scontistiche alle aziende. Questo va a pesare poi sugli esercenti. Il primo margine che l’emettitore ha a disposizione, secondo la norma attuale, è il credito di Iva poiché vende i buoni alle aziende con iva al 4% e li riacquista dagli esercenti con iva al 10% . È dunque chiaro che sia facile applicare una scontistica all’azienda che genererà un peso maggiore sulle spalle dell’esercente e dei contribuenti. Noi stiamo cercando di cambiare queste regole.