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Lavoro: Settimana di 28 ore in Germania. E in Italia?

lavoratori2Orario di lavoro in diminuzione in tutta Europa, l'esempio parte dalla locomotiva tedesca con una settimana lavorativa di 28 ore su base volontaria per i metalmeccanici tedeschi.

Un grande accordo sindacale che farà storia perché oltre a ridurre le ore di lavoro aumenta il salario del 4,3%, dando cosi' la possibilità ai lavoratori di potersi occupare maggiormente di figli piccoli o parenti malati.

Aumenti salariali e migliori condizioni di orario di lavoro sono però auspicabili non solo in Germania ma in tutte le aziende d'Europa.  Nel Bel Paese come siamo messi? In Italia l’orario di lavoro è disciplinato dal decreto legislativo 66 del 2003 e al momento non ci sono concrete proposte per una modifica. A dir il vero non se ne parla nemmeno in campagna elettorale; molto stupidamente visto che è ciò che molti lavoratori sognano, complice anche l'età pensionabile alle stelle.  In Italia sono molte le aziende che hanno sperimentato con successo lo smart-working comprendendo quanto sia efficace questo nuovo modo di lavorare.  L’orario settimanale di lavoro in Italia si attesta sulle 40 ore, anche se la contrattazione collettiva in molti settori lo ha fatto scendere a 36 ore

La svolta tedesca prevede che i dipendenti che vogliono occuparsi di un figlio o di un parente malato possono richiedere la riduzione dell’orario a 28 ore per un periodo di tempo che va dai 6 mesi ai 2 anni, dopo il quale si torna all'orario classico delle 35 ore.  Perché non copiare questo modello anche da noi?

La riduzione di orario ha infatti visto il plauso di molti autorevoli professori ed economisti. Uno di questi, Domenico De Masi, professore emerito di Sociologia del lavoro alla Sapienza di Roma, ha ipotizzato che facendo calare sensibilmente l'orario di lavoro si potrebbero avere oltre 4 milioni di posti di lavoro in più. In Italia c'è ancora molto da fare nel settore del lavoro e quello che molti cittadini si aspettano dai nostri politici è che sappiano perlomeno copiare dai paesi virtuosi invece che continuare a giocare a chi la spara più grossa in campagna elettorale.

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