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Le conseguenze nella busta paga dei lavoratori, dopo l’esaurimento delle risorse stanziate per il pagamento della quarantena causa covid

Con il recente messaggio n. 2842 del 6 agosto 2021 l’Inps ha precisato che per i lavoratori del settore privato non è più previsto il riconoscimento dell’indennità di malattia. 

Non sono state stanziate nuove somme da parte del legislatore per coprire questo periodo. 

Oggi ne parliamo con Manuela Baltolu cdl e autore per il quotidiano lavoro del Sole 24 ore.

cdl manuela baltolu

Un lavoratore che entrava in contatto con un soggetto positivo, veniva posto quarantena per un periodo 10 giorni, tale assenza come veniva gestita dal datore di lavoro privato? Che impatto aveva sulla busta paga? 

Essendo equiparata alla normale malattia, il trattamento erogato ai lavoratori del settore privato era identico a quello previsto per la malattia "classica".

In linea di massima, salvo alcune eccezioni previste dai contratti collettivi nazionali, il lavoratore in malattia percepisce il 100% della retribuzione spettante, esattamente come se avesse lavorato. 

L'importo viene interamente anticipato in busta dal datore di lavoro, che poi ne recupera una parte (50% dal 4° al 20° giorno e 66,66% dal 21° al 180° giorno) portandola in detrazione dal versamento dei contributi dovuti all'Inps. 

Questa misura entra in vigore per le quarantene di agosto? O ci sono effetti retroattivi? 

L'inps nel citato messaggio del 6 agosto, comunica che mancano le coperture finanziarie da gennaio 2021. 

Ciò significa che tutti gli eventi di quarantena da gennaio 2021 in poi, (in realtà anche il pagamento degli eventi accaduti nel 2020 è garantito "fino a concorrenza delle risorse disponibili"), a meno che il governo non stanzi nuove risorse a tal fine destinate, non potranno essere retribuiti al 100%, con una conseguente perdita di retribuzione per i lavoratori. 

Dal mese di agosto, non è più prevista la copertura. Come saranno giustificate le assenze per quarantene sui cartellini presenze? 

Mancanza di risorse finanziarie a parte, la problematica è anche di natura gestionale, in quanto la notizia, arrivata dopo quasi 8 mesi in cui le quarantene sono state equiparate alla malattia e retribuite secondo le regole descritte prima, getta non poca confusione tra gli addetti ai lavori. 

Non esiste, ad oggi, una norma che cancelli l'equiparazione della quarantena alla malattia, pertanto, si suppone, tali periodi saranno ancora certificati come tali. 

In conseguenza di ciò, è verosimile pensare che gli operatori del settore non possano far altro che prendere atto della documentazione ufficiale in loro possesso, cioè delle certificazioni attestanti la malattia, in attesa di eventuali chiarimenti che, come sempre, arriveranno tardivi rispetto alle problematiche riscontrate.

Cosa si troveranno i lavoratori (posti in quarantena) che ricevano gli stipendi di agosto i primi di settembre? 

Come detto, considerato anche che nella certificazione medica di competenza del datore di lavoro, non è indicata la diagnosi ma solo la prognosi, non si potrà far altro che operare secondo tale documentazione, auspicando un intervento normativo tempestivo in tal senso, meglio se di rifinanziamento della misura.

L'inps potrebbe però, in seguito, in caso di mancato stanziamento di nuove risorse, ordinare il recupero, in capo al lavoratore, dell'indennità anticipata dal datore di lavoro. 

Si attendono quindi chiarimenti operativi tempestivi, senza dimenticare che i datori di lavoro attendono ancora, da marzo 2020 (art. 26, c.5, D. L. 18/2020), anche le istruzioni per recuperare la parte di indennità di malattia per quarantena a loro carico, costantemente anticipata da ben 18 mesi.

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