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Messaggio del 7 dicembre 2023 del vescovo Delpini alla città di Milano

Com’è mia prassi anche quest’anno voglio, da cittadino milanese, commentare il discorso tenuto ieri sera, 6 dicembre, nella bella basilica di Sant’Ambrogio dal vescovo Delpini. Un discorso lungo e per certi versi audace ma molto chiaro, il cui titolo era: “Il coraggio, uno se lo può dare”.arcivescovo mario delpini

Nella sua introduzione il Vescovo accenna alla mediocrità e alla viltà che a volte vengono giustificate per il quieto vivere. Purtroppo sono due comportamenti in espansione che penalizzano non solo il soggetto ma tutta la comunità intera. Pensiamo ad esempio ad un incidente stradale, dove l’investitore anziché fermarsi a prestare soccorso, vigliaccamente scappa.

Continua accennando alla “epidemia della paura” e afferma:

Come un’epidemia, la paura si diffonde dappertutto, contagia tutte le età e tutti gli ambienti. È un virus abbastanza ben conosciuto, ma il vaccino per prevenire il contagio non è stato ancora trovato. La paura è un modo di sentire, di guardare al presente e al futuro, di considerare se stessi e gli altri. La paura si aggira per le strade con il suo corteo di sospetti che isolano, rabbia che aggredisce, sfiducia che trattiene dal decidere, dall’intraprendere, dal donare.

E si, la paura è proprio una “brutta bestia”, ci trattiene dall’osare, dalla Speranza, dell’Ottimismo, dal concedere Fiducia, dal credere in se stessi, di fare Famiglia, di costruire rapporti affettivi stabili, di Amare veramente, di mettere al mondo figli. Essa ci imprigiona, ci incatena, ci mette una benda sugli occhi, chiude il nostro cuore e la nostra ragione in uno scrigno con la raccomandazione di non aprire. La mia paura però è la forza dell’avversario, che può fare il bello e il cattivo tempo; ed ecco allora i propagatori di sciagure, di chi dipinge tutto in tinte scure, di chi annuncia solo catastrofi , insinuando un senso di colpevolezza e inadeguatezza facendoti sentire in colpa, sono i “seminatori di paure” che pretendono di farla passare per atteggiamento di buon senso, di precauzione necessaria. (tutti ci ricordiamo del tempo del covid dove la paura ha fatto da padrona, dove il buon senso a volte è stato relegato “in cantina”). I seminatori di paura sono anche coloro che di fronte a una difficoltà ti propongono la morte anziché la Vita, la rinuncia, la sconfitta.

Qual è allora l’antidoto alla paura? È la fiducia in se stessi, in Dio per chi ha fede, nella Speranza, non quella illogica però, nelle capacità di riscatto dell’altro quando questi si comporta incivilmente e/o disonestamente. Fiducia nel domani, nelle capacità dell’umanità di risollevarsi dal male, come guerre, omicidi, e via dicendo.

Ricordo ancora molto bene le parole del Papa polacco quando disse: “Non abbiate paura” e lo ha detto un uomo che non ha avuto paura nonostante ciò che ha passato. Vi sarà stato timore, ma non paura.

Il vescovo si domanda: “ Ci saranno seminatori di fiducia?”. Bella domanda! Siccome a me il pessimismo non piace, dico di si, come ci sono stati nella storia passata, così ci sono e ci saranno. È chiaro che per seminare fiducia bisogna prima meritarsela, e il merito lo si realizza con l’esempio e non tanto con le parole. E qui, educatori, insegnanti, politici e via dicendo sono chiamati in prima persona a seminare fiducia, in se e nel domani.

Continuando nell’omelia il vescovo accenna poi al “Coraggio”. Ingrediente indispensabile per vincere la paura, lo scoraggiamento, il pessimismo. Ovviamente si intende un coraggio legato al buon senso e alla ragione, non un coraggio da romanzo o da film, altrimenti non è coraggio ma insulsaggine. Le sfide, le emergenze, le situazioni della vita vanno affrontate con fiducia e coraggio, altrimenti si viene sconfitti, è inevitabile. È ammissibile un certo timore, una certa apprensione, che però devono essere sempre vigilati ed esaminati dalla ragione e dal buon senso.

Concludo riportando le parole del vescovo Delpini.

In conclusione, riconosciamo che la fiducia è la virtù doverosa di coloro che interpretano la vita come una vocazione. È un dovere per noi tutti e in modo speciale per coloro che hanno responsabilità per il bene comune.

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