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Recidiva e postumi Coronavirus: risponde la virologa Callegaro

coronavirusTorna a trovarci la dottoressa Virologa Anna Paola Callegaro, impegnata presso l’ospedale di Bergamo.

L’esperta ci risponde alle domande sugli scenari futuri e recidive.

Quali sono le conseguenze e i postumi del coronavirus?

L'infezione da Sars-Cov2 esita in quadri clinici in acuto molto eterogenei che possono andare dalla totale assenza di sintomi a quadri di insufficienza respiratoria grave che necessita di cure ad alta intensità. 

La malattia da Covid 19 vede il coronavirus come agente eziologico alla base dell'infezione a cui segue, a cascata, una attivazione del sistema immunitario di tipo infiammatorio con liberazione di mediatori e citochine che hanno un effetto su tutto l'organismo. Queste ultime caratteristiche insieme alla eterogeneità delle risposte individuali dell'organismo, rendono difficile prevedere se e quali saranno le eventuali conseguenze a lungo termine. A tale scopo servono degli studi sistematici che consentano in maniera scientifica di accertare eventuali postumi legati alla interazione virus e organismo ospite una volta risoltosi il processo infiammatorio che concomita e segue l'infezione acuta.callegaro

C’è una possibilità di recidiva? È una domanda che tanti stanno facendo.

Al momento l'esecuzione del tampone riscontra in maniera qualitativa la presenza del virus a livello delle prime vie aeree, individuando i soggetti che hanno contratto l'infezione e, che guariscono negativizzandosi al tampone nasale. Un ulteriore indagine riguarda la ricerca degli anticorpi che fanno parte della cosiddetta "memoria immunologica" e che indicano la risposta dell'organismo all'infezione e la sua immunizzazione. La durata memoria immunologica è peculiare di ciascun tipo di agente biologico infettante. Ci sono anticorpi che rimangono a lungo nell'organismo che è già stato in contatto con un determinato agente e altri che danno una risposta di tipo transiente.

Attualmente si stanno validando diverse metodologie di ricerca degli anticorpi verso il coronavirus in parallelo col riscontro diretto della presenza del virus attraverso l'esecuzione del tampone nasale. Validata la specificità e sensibilità delle metodiche potremo seguire nel tempo i pazienti per capirne la durata della memoria immunologica e, quindi prevedere eventuali possibilità di recidive.

Può raccontarci gli studi in corso, farmaci in fase di sperimentazione?  

Ci sono dei protocolli terapeutici in corso che cercano di arginare le malattie da covid 19 nelle sue forme più severe affrontando i diversi aspetti della patologia. Tali protocolli prevedono la somministrazione di antivirali per bloccare la replicazione del virus, associati a farmaci modulatori del sistema immunitario e antiinfiammatori per contrastare gli effetti del processo infiammatorio a carico dei diversi organi e apparati. A questi protocolli si associa la sperimentazione di farmaci quali il Tocilizumab, normalmente usato nella terapia dell'artrite reumatoide, quale inibitore specifico dell'interleuchina 6, una citochina che ha un ruolo chiave nella risposta infiammatoria. Questi studi sono condotti nei principali centri che si occupano della cura dei pazienti covid positivi raccogliendo una serie di dati che consentiranno di definirne meglio i dati di efficacia.

Cosa ne pensa di tamponi nasali per covid?

Al di là delle polemiche territoriali sulla numerosità e i criteri di esecuzione dei test , a più di un mese dall'inizio dei focolai epidemici in Lombardia siamo entrati in una fase in cui è necessario cercare nuovi criteri per la nuova situazione epidemiologica che in ogni caso vede un cauto calo dei nuovi casi.

In questa fase il controllo del territorio e degli operatori sanitari riveste un ruolo fondamentale nella gestione dei soggetti in quarantena a domicilio e nel monitoraggio dell'infezione. 

Ringraziamo la dottoressa per il suo  nuovo intervento di chiarimento su un tema in costante evoluzione.

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