Riflessione sulle croci sulle cime delle nostre montagne
Pur non essendo stato, nel militare, un Alpino, ma amando e vivendo in un paese montano, mi permetto di dire la mia opinione in merito a quanto emerso dopo il convegno tenutosi all’Università Cattolica di Milano inerente il libro di Ines Millesimi “Croci di vetta in Appennino”. In questo ambito alcuni sostenevano che rimuoverle è sbagliato ma innalzarne altre nuove è “anacronistico” in quanto la Croce non rappresenta più una prospettiva comune, bensì una visione parziale, mentre le vette dovrebbero essere considerate come territorio neutro. Parole espresse da Albino Ferrari responsabile delle attività culturali del CAI e ateo dichiarato. La posizione del CAI è così espressa per conto di un suo portavoce: Il CAI rispetta le croci esistenti e si occupa della loro manutenzione, ma il presente impone di “disapprovare la collocazione di nuove croci e simboli” per via del “dialogo interculturale” e delle nuove esigenze paesaggistico – ambientali.
Che la proposta venisse proprio da un ateo non stupisce, che poi non capisco che fastidio a lui diano se è ateo, oppure una croce su cui un uomo di nome Gesù è stato crocifisso da innocente lo disturba? Altra frase infelice è quella che dice “ma il presente impone”, impone? Cioè obbliga? E su quale base lo si afferma e lo si vuole imporre per via di un “dialogo interculturale”? Mi faccia il piacere! Evidentemente per questi un dialogo presuppone che io rinunci alle mie tradizioni, al mio credo, perché all’altro potrebbe dargli fastidio? Ma la cosa potrebbe essere reciproca, anche a me potrebbe dare fastidio il suo, e dunque?
A questi voglio ricordare l’avvenimento che quando San Francesco d’Assisi, quindi non uno qualsiasi, è andato a parlare – dialogare con il sultano Ayyubide al-Malik al-Kamil, non ha rinnegato di essere cristiano e di presentare Gesù rinnegando così la sua fede, ne si è tolto l’abito o, se la portava, la croce, quindi il dialogo non presuppone affatto il venir meno alla propria fede, alla propria storia, alle proprie tradizioni, non c’è bisogno di “calarsi le braghe”, tra l’altro simbolo di debolezza e di giudizio pessimo e considerato vile. Se a qualche turista ateo o di religione diversa vedere una croce dà fastidio, eviti di guardarla, guardi altrove ma rispetti i sentimenti altrui. D’altro canto un serio dialogo costruttivo si ha solo se ognuno rispetta l’altro nella sua umanità e nelle sue convinzioni, religiose o meno. Fortunatamente diversi soci CAI hanno manifestato malcontento, e anche diversi politici si sono sentiti in dovere di intervenire in merito.
Dichiarando anacronistica e divisiva la croce posta in cima alla vetta di una montagna ho il presentimento che nasconda ben altro, ossia quello di eliminare la Croce simbolo del cristiano da ogni dove. A parte che così facendo si va contro i dettami della Costituzione che afferma e tutela la libertà di culto, leggasi articolo 19 che così recita: Tutti hanno il diritto di professare liberamente la propria fede religiosa in qualsiasi forma, individuale o associata, di farne propaganda e di esercitarne in privato o in pubblico il culto, purché non si tratti di riti contrari al buon costume.
Quindi esporre una croce è lecito non ledendo sicuramente il buon costume.
Si invoca la neutralità o laicità, ma cosa vuol dire? Nulla, in quanto neppure un laicista è neutro, ma di parte ben precisa. Si fa notare che la Croce non è neutra, certo che non lo è, ma neppure il Corano è neutro, neppure l’insegnamento del Buddha è neutro, nulla è neutro a ben riflettere e quindi? Quindi se a me non interessa una cosa evito di considerarla, altrimenti dal mondo dovrebbero sparire tutti i simboli di qualsiasi religione, società, setta, marchio o che so io, poiché nessuno di questi è neutro, ma tutti comunicano un messaggio.
Altra stonatura è “per tutelare esigenze paesaggistiche ambientali”, ma andiamo non facciamo ridere o piangere se si preferisce; sono ben altri i danni all’ambiente amici del CAI, ad esempio quello di permettere che i boschi siano attraversati e percorsi da motociclisti che si dilettano a inquinare e, con le loro motocross, a creare ex novo sentieri deturpando la flora e la fauna; da gare inutili come quelli con i trattori, con i camion e via dicendo; da coloro che gettano i rifiuti nei boschi o li abbandonano o accendono fuochi e altri comportamenti incivili, questi sono i delitti ambientali, non una croce posta su una cima.