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TITAN E TITANIC. Storia di una tragedia

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Una catastrofe si è consumata negli abissi dell'oceano a bordo del Titan. Sono tutti morti i passeggeri del sommergibile che andava a visionare i resti del Titanic a quasi 4.000 metri di profondità.

Tra i passeggeri, imploso in fondo al mare, a 3.800 metri dalla superficie, c'era un ricco uomo d'affari britannico, che è anche esploratore e turista spaziale, Hamish Harding, 58 anni, amministratore delegato di una società di vendita di jet privati.

Era infatti rinomato a livello mondiale per le sue imprese, come quella del 2021 quando si era recato nel punto più profondo della fossa delle Marianne. Lo scorso anno era andato nello spazio a bordo del quinto volo commerciale di Blue Origin, la società spaziale di Jeff Bezos.

Insieme a lui l'uomo d'affari pakistano Shahzada Dawood, uno dei manager più ricchi del suo paese, con il figlio Suleman proprietari di un gruppo industriale. Vivevano nel Regno Unito e sponsorizzava il Seti institute, un istituto in California senza scopo di lucro, dedicata alle ricerche sulla vita e l'intelligenza nell'universo.

A bordo anche l'esploratore francese Paul-Henry Nargeolet, 73 anni, soprannominato “mister titanic” perché aveva guidato diverse spedizioni al Titanic, tra cui la prima, e supervisionato il recupero di molto manufatti dal relitto.

E con loro si era imbarcato anche Stockton Rush, il ceo di Oceangate, la società che ha organizzato la missione.

Si era laureato alla Princeton University in ingegneria aerospaziale e aveva fondato la società di esplorazioni marittime nel 2009 proprio con l'obiettivo di far progredire la tecnologia dei sommergibili.

Fra i rottami trovati dal robot impegnato nelle ricerche ci sarebbero la parte posteriore e il telaio di atterraggio del sommergibile disperso sulle orme del Titanic.

Era un giocattolo di milionari?

Da sempre l’uomo ama cimentarsi con la natura e l’avventura. È dai tempi di Ulisse che il rischio è insito nelle grandi o anche piccole imprese umane.

La cosa che più mi stupisce è che la scelta di queste persone risulti incomprensibile. Sono stati stupidi? Ulisse era uno stupido? Messner , Walter Bonati e Ambrogio Fogar erano stupidi?

Tutti hanno sfidato la natura rispondendo al richiamo di una passione. E per quanto riguarda i milionari a bordo del Titan, loro hanno, semplicemente, perso.

Sui mass media l'unica cosa che è passata è il costo che hanno pagato. Costa tanto andare anche sull’Everest, per chi non lo sapesse. Oggi quello che sento nel mondo degli imbecilli da tastiera, leggi social, e sul perché queste persone non hanno impiegato «meglio» il loro denaro senza porsi la domanda più profonda: cos’è la passione? E la seconda, tu che leggi, ce l’hai?

Ognuno con i suoi soldi fa quello che vuole. Se una cosa è animata da una passione, quella di conoscere, di risalire a una verità, di ritrovare le proprie radici ,di sfidare se stessi e che può comportare anche la morte perché non deve essere fatta? C’è chi rischia e chi rischia meno. 

Le imprese per visitare il relitto del Titanic non hanno prezzi popolari: il biglietto d’ingresso sul sottomarino costa 250mila dollari e il battello è lungo appena sette metri.

I passeggeri devono firmare un documento nel quale è precisato che si tratta di un’imbarcazione sperimentale, «che non è stata approvata o certificata da alcun ufficio governativo e che potrebbe causare lesioni fisiche, disabilità, traumi emotivi o morte».

Lo sapevano. E lo hanno accettato. Il problema forse di questa sciagura è da ricercarsi  nell’uso di un piccolo sommergibile che forse non era così perfetto.

L’idea di vedere Titanic è bellissima. Per chi ama questo genere di avventure.

Il Titanic ricordiamoci che nella cultura popolare americana e mondiale è mito. Due dozzine di film: ben tre, muti, furono realizzati entro pochi mesi dal disastro, nel 1912; il più noto rimane quello di James Cameron con Leonardo di Caprio e Kate Winslet, del 1997.

Ci sono poi decine e decine di libri come l’eccellente a cultural “history of the titanic disaster” di Steven Biel (1997).

La leggenda vuole che i passeggeri di sesso maschile della prima classe si “sacrificassero” per lasciare il posto alle mogli o ad altre donne sulle scarse scialuppe di salvataggio: il 97,2% delle 144 passeggere infatti si salvò.

La realtà, naturalmente, era diversa: fu l’equipaggio a mantenere fermo il principio “prima le donne e i bambini”,non ci fu alcun sacrificio per ragioni di noblesse oblige.

La prima classe ebbe comunque diritto ai privilegi del suo status: dei 175 passeggeri di sesso maschile 57 furono salvati, mentre dei 168 della seconda classe solo 14 sopravvissero.

Lo scrittore che "predisse" il naufragio del Titanic

Quattordici anni prima che il Titanic affondasse, lo scrittore Morgan Robertson scrisse un romanzo su un naufragio molto simile.

Era il 1898, quattordici anni prima dell'affondamento del Titanic, quando fu pubblicato il romanzo “il naufragio del Titan”.

La storia narrava dell'affondamento di un transatlantico ritenuto inaffondabile a causa di una collisione con un iceberg e della morte di quasi tutti i passeggeri per la mancanza di scialuppe di salvataggio.

Il libro passò abbastanza inosservato fino a quando, nelle prime ore del 15 aprile 1912, divenne realtà con l'affondamento del Titanic. I media notarono allora le numerose somiglianze tra la storia fittizia e quella reale: si parlò di una maledizione, di una profezia e si disse persino che Robertson avesse visioni del futuro poiché, a suo dire, aveva creato la trama a partire da un sogno.

Questa storia e la sua presunta maledizione sono state riportate alla ribalta dalla scomparsa di un sommergibile imploso durante un giro turistico del Titanic e dalla corsa contro il tempo per ritrovarlo e salvarne i passeggeri: il sommergibile, oltretutto, si chiama Titan, come la nave al centro del romanzo di Robertson.

Nato nel 1861, Morgan Robertson si arruolò nella marina mercantile a soli quindici anni e vi lavorò fino all'età di trentasette o trentott'anni. Dopo il pensionamento si dedicò ad altre occupazioni, soprattutto alla scrittura. Nel 1905 inventò un prototipo di periscopio per sottomarini, ma gli fu rifiutato il brevetto perché un modello diverso era già stato inventato tre anni prima.

Nel suo romanzo più noto descrive il viaggio di un transatlantico chiamato Titan da New York all’Irlanda, sulla rotta inversa a quella del viaggio inaugurale del Titanic.

Dopo aver urtato un iceberg, la nave affonda e solo tredici persone sopravvivono.

Il libro divenne famoso quattordici anni dopo la sua pubblicazione a causa delle somiglianze tra la storia e la tragedia reale.

Inoltre, l'autore affermò di essersi ispirato a un sogno per scrivere la trama: tutto concorreva a far parlare i media di profezie e maledizioni.

Il romanzo di Robertson presenta certamente inquietanti coincidenze con la realtà, a partire dai nomi quasi identici delle navi. Ma ce ne sono molte altre: le dimensioni e il design del Titan sono molto simili a quelli del Titanic (anche se quest'ultimo era leggermente più lungo, 267 metri contro i 244 del Titanic), entrambi trasportano scialuppe di salvataggio insufficienti ed entrambi affondano in aprile.

Tuttavia, ci sono anche differenze notevoli: nel romanzo, la nave colpisce l'iceberg a causa delle condizioni di navigazione avverse e quasi tutte le persone a bordo (circa tremila) muoiono, mentre sul Titanic sopravvissero circa settecento persone, che rappresentano tra un quarto e un terzo dell'equipaggio e dei passeggeri.

Al di là della somiglianza dei nomi delle navi, le coincidenze tra realtà e finzione non dovrebbero essere così sorprendenti.

Robertson aveva trascorso più di vent'anni in mare e aveva una grande conoscenza delle navi e dei pericoli della navigazione.

I naufragi erano una tragedia relativamente comune, a quei tempi, e gli iceberg erano una minaccia sempre presente per chiunque navigasse a certe latitudini.

Infatti, il Titanic affondò in parte perché il mare era così calmo che le vedette non riuscirono a notare le onde che s'infrangevano contro l'iceberg.

Insomma, più che parlare di una maledizione o di una profezia, si potrebbe dire che Robertson immaginò lo scenario peggiore nel suo romanzo e che la tragedia del Titanic dimostrò che poteva avverarsi.

Come del resto l’avventura del Titan.

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