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Troppe bestemmie: Il parroco di Lodi chiude l'oratorio

  • Redazione MilanoFree.it

Se "l'Oratorio Sta Malato", Forse Siamo Noi il Virus

Ecco la storia di don Enzo Raimondi, sacerdote nel pittoresco Maleo, nel Lodigiano, un paesino dove una decisione forte ha risvegliato le coscienze. E se pensate che la sua decisione avesse a che fare con riti religiosi o sermoni domenicali, pensate di nuovo. Stiamo parlando di un oratorio, un campo di calcio e un sacco di parolacce. Sì, avete capito bene. In un evento degno di un romanzo di Dan Brown, Don Enzo Raimondi ha gettato la tunica - metaforicamente parlando - per dimostrare un punto. Troppe bestemmie, troppe parolacce, troppa sporcizia: l'oratorio è chiuso, ha annunciato, lasciando senza parole i parrocchiani.

La presa di posizione del coraggioso prelato è stata potente e irremovibile. E come un venerabile arbitro di calcio, ha mostrato il cartellino rosso alle blasfemie durante le partite dell'oratorio, scatenando un dibattito a tutto campo.prete pex

Quando l'Arbitro Indossa un Collare Bianco

Don Enzo si è stancato delle bestemmie lanciate come se fossero palloni durante le partite di calcio. Così, con la saggezza di un arbitro e la fermezza di un allenatore, ha deciso di 'sospendere il gioco'. L'oratorio è stato chiuso. "L'oratorio è ammalato e per qualche giorno rimarrà chiuso" - recita il cartello affisso sull'ingresso del centro parrocchiale. E a quanto pare, non è la prima volta che un prete decide di far rispettare le regole del gioco. 

Le bestemmie, le parolacce, la sporcizia sparsa qua e là, e atteggiamenti di sfida da parte dei giovani hanno trasformato l'oratorio in un terreno di battaglia piuttosto che un luogo di incontro e condivisione. L'ultima goccia? Atti di bullismo nei confronti dei più piccoli. Così, la porta dell'oratorio è stata chiusa, in un gesto tanto drastico quanto necessario.

Il "Tifo" È di Tutti

Non si tratta solo di ragazzi che non rispettano le regole. Come ha sottolineato don Enzo, "La responsabilità è di tutti". Le famiglie che non sanno dove i loro figli vanno o cosa fanno fuori casa; gli adulti che evitano di aiutare in oratorio; i giovani che trascurano l'oratorio a meno che non sia per i loro scopi; e anche il prete, che non può essere ovunque allo stesso tempo. Questa non è una partita di calcio con due squadre, ma una questione che coinvolge l'intera comunità.

Tessera di Accesso? No Grazie

Nonostante alcune proposte di introdurre una "tessera" per limitare l'accesso all'oratorio, Don Enzo ha rifiutato, rimanendo fedele al messaggio di inclusione della fede cristiana. Nonostante le sfide, il suo messaggio rimane chiaro: "L'oratorio è aperto, è la casa di tutti".

Morale della storia: rispettare per essere rispettati

Questa tendenza preoccupante solleva una questione importante: cosa sta succedendo alle nostre comunità e come possiamo risolvere il problema? Il messaggio di don Enzo risuona forte e chiaro: la maleducazione non ha posto nella casa di tutti.

Chissà, forse questa storia porterà ad una riflessione più profonda su come educare i nostri giovani a rispettare non solo gli spazi comuni, ma anche gli altri. E se non altro, ci ricorda che anche nei momenti più complicati, ci sono persone disposte a prendere una posizione e dire basta. 

Un punto di svolta per l'educazione giovanile a Milano?

Questo fenomeno, sebbene tristemente comune, ha avuto l'effetto di spronare alcuni membri della comunità a prendere una posizione. Dopo tutto, un oratorio dovrebbe essere un luogo di incontro, di comunità, di inclusione - un luogo dove i valori cristiani dovrebbero essere celebrati e non calpestati.

Don Enzo, con la sua decisione coraggiosa, ha dimostrato che non si può semplicemente ignorare la situazione. E mentre l'oratorio di Maleo si prepara a riaprire, sperando che il suo gesto abbia avuto l'effetto sperato, è inevitabile chiedersi se gli oratori milanesi dovrebbero seguire il suo esempio.

La sfida per Milano: dall'educazione alla trasformazione

È evidente che Milano, come tante altre città, ha una sfida importante da affrontare. Non si tratta solo di insegnare ai giovani il rispetto per gli spazi comuni, ma anche di ricordare l'importanza dell'educazione e del rispetto per gli altri.

E se questo problema è così diffuso nei nostri oratori, cosa dire dei nostri parchi, delle nostre scuole, delle nostre strade? Non è forse giunto il momento di riconsiderare come stiamo educando le nuove generazioni?

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