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Università Statale: la realtà di oggi

universita-statale-milanoUna bella recita, una sorta di perverso “waiting for Godot”, ecco come si presenta spesso la vita: quell’attimo fuggente, spiritoso, felice, riflessivo, che ti trovi spesso e volentieri ad osservare da fuori, aspettando qualcosa, con occhi saggi quanto speranzosi, ripensando alla tua versione di recita che hai vissuto, forse 20 anni fa, forse ieri senza rendertene nemmeno conto.

Ricordo il giorno in cui entrai per la prima volta nel cortile della statale, felice e sprizzante di buoni propositi, in quell’ambiente che odorava di ambizione e spensieratezza, di serietà e sobrietà: esattamente quello sguardo che ho visto in quei ragazzi che un domani saranno matricole alla prestigiosa università di Milano, durante la giornata dedicata all’open day.

Eppure da quel giorno, più o meno un anno e mezzo fa, sono cambiate davvero molte cose, e i miei occhi si sono aperti a molte questioni, che ritenevo scontate a quel tempo. Credevo che la polizia non potesse varcare i cancelli e zittire le parole, le urla, con azioni violente: credevo che i docenti e il rettore fossero personaggi vicini ai ragazzi, credevo che la libertà di informazione, così come quella di organizzazione, fosse garantita. E invece no, mi ritrovo ad osservare gruppi di ragazzi, mischiati ad appartenenti dei centri sociali, che spalmano sui muri le loro idee in maniera gretta e rozza, neanche fossimo in un quartiere malfamato, nonostante le tante idee e buone iniziative come tenere aperte le aule studio anche di sera, per permettere anche a chi lavora di sperare a una laurea in futuro; mi ritrovo a osservare il nostro “magnifico” rettore, così come scrivono sui volantini degli eventi universitari, a usare un metro di giudizio diverso per la libreria CUSL, che è sovvenzionata dall’università (e paga 20000 euro all’anno di affitto) e vende libri a un prezzo quasi identico a quello delle librerie, facendomi chiedere perché non esistano le fotocopie o le slide come in tutti gli altri atenei. Tutto questo mentre chi le vende le dispense, come l’Ex-cuem, si ritrova a dover pagare il triplo del prezzo di affitto, a dover essere buttati fuori a calci, a dover partecipare a bandi fantasma, impossibili da sostenere e organizzati coi piedi, dove non si sa nemmeno chi ha vinto, ma si sa che si dovranno mettere delle macchinette al posto di un’organizzazione studentesca. Mi ritrovo a osservare gente che fa restauri inutili per conservare una facciata di un luogo dove appena si entra è tutto uno sfacelo, e se arriva un giudice costituzionale per tenere una conferenza non esiste nemmeno un microfono che funzioni. Mi ritrovo a osservare un luogo che dovrebbe essere degli studenti per gli studenti, e invece appartiene a gente che dei libri se ne frega. Mi ritrovo a vivere un sogno ad occhi aperti, uno di quelli dove corri per sapere la verità, ma vai troppo lentamente perché c’è sempre qualche maledetto cavillo o raggiro che non ti permette di sapere qual è la verità, e ti costringi a dover cambiare idea ogni due secondi arrivando alla fine a perdere completamente la bussola.


Sinceramente, aldilà dell’istruzione, che è sempre di alto livello, sono stanco della Statale. Sono stanco di quel luogo che ha un nome, un rettore, ma non uno studente che parla di certe cose, che smuove le acque; sono stanco di una statale dove il rettore appena eletto dice che terrà aperte le biblioteche fino a mezzanotte, per poi chiudere alla sette e mezza. Sono stanco di vedere manichini in giacca e cravatta che se ne vanno in giro per la MIA università atteggiandosi come gli idioti che sono, sono arcistufo di vivere una realtà dove le decisioni sulla MIA università vengono prese da altri. Sono davvero incazzato nel vivere, nonostante gli sforzi, tutti i giorni la stessa maledetta condizione, con le vernici che si sprecano sui muri, fogli che vengono sprecati con volantini, rettori che parlano ai giornali invece che con gli studenti, studenti che giudicano senza sapere nemmeno dove si trovano, rappresentanti che dopo le elezioni divengono fantasmi, senati accademici che danno la fiducia a perdenti che invece di parlare chiamano la polizia per risolvere i problemi. Basta, basta, basta. E’ ora di svegliarsi gente: è vero che la realtà spesso è più facile ignorarla che combatterla, ma così non si va avanti.

Andrea Lino

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