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Vaccini contro il covid: la virologa Callegaro ci spiega il nuovo scenario

Torna a trovarci la dottoressa Anna Paola Callegaro,  dirigente medico nell’Unità di  Microbiologia e virologia dell’Ospedale di Bergamo. Attualmente è Coordinatore dell'area di Virologia e Responsabile della Biobanca del Papa Giovanni XXIII.

Abbiamo chiesto alla Dottoressa di aiutarci a capire lo scenario sui nuovi vaccini con una serie di domande.

Qual è la differenza tra il vaccino della Pfizer e quello che uscirà successivamente con il virus inattivato, ovvero quello più classico (AstroZeneca)? Ci sarà una linea guida per il paziente: perché dovrà scegliere/potrà quale dei due vaccini? Verrà imposto? Quali saranno i criteri per i quali uno deve fare uno o deve fare l’altro? 

L'era dei vaccini per combattere la pandemia da COVID 19 è iniziata con la somministrazione del vaccino di Pfizer/BionTech basato su tecnologia a RNA messaggero (mRNA), semplice ma efficace. Per determinare la risposta immunitaria la maggior parte dei vaccini che conosciamo utilizza microorganismi attenuati o inattivati; il vaccino Pfizer per COVID 19 attraverso una sequenza di RNA insegna alle nostre cellule come costruire la proteina S o Spike del virus (quella che gli dà il nome Coronavirus) che permette così al nostro corpo di produrre gli anticorpi contro il Coronavirus e che ci proteggono dall'incontro con il virus reale. 

I vaccini a mRNA sono nuovi ma non sconosciuti e l'interesse nei loro confronti è cresciuto perché la loro produzione può essere veloce e standardizzata a differenza dei vaccini tradizionali. Una tecnologia diversa e basata sul "vettore virale" è quella del vaccino Astra-Zeneca che utilizza un Adenovirus reso innocuo e contenente al suo interno materiale genetico per la produzione di molte copie della proteina Spike di SARS-COV-2 determinando così una pronta risposta immunitaria che ricorda al nostro corpo come combattere il Coronavirus. 

Al momento abbiamo un solo vaccino a disposizione (è attesa per gennaio l'approvazione EMA di Moderna, l'atro vaccino a mRNA), ma in ogni caso non sarà il cittadino a poter scegliere ma dipende dalle Linea Guida di AIFA e dalle indicazioni di utilizzo date dalle Istituzioni Sanitarie anche probabilmente in base alle diverse categorie di persone. Sarebbe importante che questi criteri di allocazione delle dosi fosse trasparente.

Visto che è uscita variante inglese, ci sono possono essere altre varianti e questa cosa può inficiare il vaccino. E’ stato detto che il vaccino copre la variante, ma non è assodato.

Tutti i virus mutano naturalmente e il nuovo Coronavirus non fa eccezione, accumulando mutazioni e cambiando anche più di una volta al mese anche senza modificare le sue proprietà.  Molte variazioni del virus possono anche essere transitorie e non fissarsi quindi nel suo genoma.

Dall'inizio della Pandemia, cioè da quando i ricercatori cinesi hanno pubblicato il primo genoma di SARS-CoV-2, sono stati sequenziati centinaia di migliaia di virus e i dati resi disponibili per essere condivisi e confrontati.

Se la variante inglese o altre possibili varianti possano inficiare la bontà dei vaccino disponibile e di quelli che lo saranno a breve, è troppo presto per dirlo. Uno dei vantaggi dei vaccini a mRNA  è proprio la possibilità di cambiare facilmente il codice del pezzettino di mRNA  contenuto nel vaccino  in base ad eventuali modifiche importanti dovute a mutazioni sulla proteina S o Spike di Coronavirus.  

La preoccupazione più diffusa è che essendo un vaccino che entra nella cellula, può modificare il Dna? 


I vaccini a mRNA di Pfizer/Biontech e Moderna  non fanno altro che portare  all'interno  delle nostre cellule un messaggio in codice che non entra nel nucleo e che serve da stampo per la produzione della proteina Spike che stimola il nostro sistema immunitario, che la riconosce come estranea, a produrre gli anticorpi neutralizzanti contro il virus. L'mRNA è una molecola instabile che si degrada velocemente all'interno delle nostre cellule e non si integra con il nostro genoma.

Ci sono effetti collaterali del vaccino? Moderna e Pfizer  hanno  avuto un caso di shock anafilattico. Ingrossamento infonodi sembra quello più rilevante, ma che è anche transitorio.

Le reazioni avverse più frequenti del vaccino Comunarty di Pfizer che si è rilevato estremamente efficace nel prevenire l'infezione da SARS-COV-2  ( 95%) sono dolore  al braccio soprattutto con la seconda dose, stanchezza, cefalea  di lieve intensità e transitori.  Va ricordato però che i risultati dello studio di Fase III su efficacia e sicurezza del vaccino  di Pfizer pubblicati su New England Journal of Medicine a gli inizi di dicembre, hanno evidenziato la presenza di febbre nel 16% dopo la seconda dose nelle persone  al di sotto dei 55 anni.  

Qualche caso di reazione allergica grave è stato segnalato ed è quindi importare somministrare il vaccino sempre in ambiente sicuro dove siano prontamente disponibili assistenza medica e trattamento adeguato in caso di reazione anafilattica. 

Questo vaccino su un margine di tempo più o meno lungo può causare patologie autoimmuni? 

Gli effetti a lungo termine non sono stati studiati.

Quali sono le  tempistiche di immunità con i vaccini disponibili si prevedono, e quindi le tempistiche di un ritorno alla "vita normale". 

Sicuramente il 2021 sarà un anno di transizione con la Pandemia ancora in corso e l'attivazione delle procedure di vaccinazione secondo le priorità stabilite dal Piano Vaccini COVID utilizzando i vari vaccini man mano che saranno resi disponibili.

In ogni caso la durata della protezione offerta dal vaccino non è nota e vi sono studi in corso per definirla. Facendo riferimento alle conoscenze sugli altri Coronavirus è possibile che l'immunità  non sia duratura nel tempo e che sia necessario ripetere il vaccino un po’ come quello anti-influenzale.

Quando e che quindi secondo lei potrà essere utilizzato anche per gli under 16 che al momento sono fuori dal programma vaccinale? 

Gli studi che hanno portato all'approvazione del vaccino oggi disponibile non hanno preso in considerazione le persone al di sotto dei 16 anni e quindi al momento i bambini non vengono vaccinati.  Bisogna attendere ulteriori studi su questa popolazione per poterla vaccinare.

Inoltre in questa prima fase dove vi saranno sicuramente problemi legati alle dosi e alle modalità organizzative di somministrazione è prioritario vaccinare gli operatori sanitari che curano le persone e la popolazione fragile e anziana.

Ringraziamo nuovamente la Dottoressa per averci aiutato a capire il nuovo scenario, che è in costante mutamento e ovviamente per il lavoro che sta facendo assieme a tutti i suoi colleghi, impegnati in questa durissima lotta.

Oltre al difficile compito quotidiano “sul campo”, i medici sono anche impegnati nella costante comunicazione di quanto sta accadendo alla gente comune.

 callegaro virologa

 

 

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