“Al temp de Carlo Codega”: origine e significato del modo di dire milanese
“Al temp de Carlo Codega” è uno dei modi di dire milanesi più conosciuti. Il Restelli (1885) ci ricorda che «usasi quando si parla di cose antichissime». Ma perché proprio “Carlo Codega”?
Perché si dice “al temp de Carlo Codega”
In milanese lo si usa quando qualcosa è vecchissimo, superato, di un’altra epoca: un uso, un mobile, un modo di vestire, perfino un’idea politica. È l’equivalente del nostro italiano “ai tempi dei Borboni” o “ai tempi di Garibaldi”, ma con una sfumatura ironica e un po’ polemica.
Il contesto storico: parrucche, codini e Restaurazione
Prima della Rivoluzione francese (1789) le élite europee portavano la parrucca incipriata con il codino. Non era solo acconciatura: era il segno di uno status sociale.
Dopo la Rivoluzione e soprattutto dopo il Congresso di Vienna (1815), quando in Europa tornano i vecchi sovrani (la Restaurazione), chi continuava a portare il codino veniva visto come conservatore, arretrato, reazionario. A Milano i popolani non la mandavano a dire: quando l’imperatore d’Austria Francesco I tornò in città, fu accolto con il celebre verso:
«Franceschin cont ’l covin, cont ’l tupè: va via vè!»
Qui covin = codino: cioè “quel lì col codino, via!”. Il segno esteriore (il codino) era diventato simbolo politico.
Da “Carlo V” a “Carlo Codega” (e a “Carlo Codino”)
Secondo quanto riportato da studiosi e repertori milanesi, l’espressione più antica era “del temp de Carlo V”, cioè “una roba vecchissima, di secoli fa”. Col tempo, in ambiente popolare, questo Carlo così remoto viene “aggiornato” e travestito con quello che per i milanesi dell’Ottocento era il segno del passato: il codino.
Così nasce “Carlo Codega” e, nella variante ricordata dal Pizzagalli (1932), anche “Carlo Codino”: è lo stesso meccanismo. Si prende un personaggio simbolo del passato remoto e lo si carica di un elemento visivo (il codino) che, dopo la Restaurazione, identifica il reazionario nostalgico dell’Antico Regime.
Il termine “codino” infatti entra proprio in quegli anni anche nell’italiano generale, come mostrano il Dizionario della lingua italiana di Tommaseo e Bellini (1861-1879), per indicare chi resta attaccato alle vecchie idee.
Il significato nel parlato milanese
Dire oggi “l’è roba al temp de Carlo Codega” vuol dire:
- è una cosa vecchissima;
- appartiene a un tempo superato;
- è legata a un modo di pensare troppo conservatore per l’oggi.
In origine, quindi, non era solo un modo per dire “di tanto tempo fa”, ma anche per prendere in giro quei milanesi che, nell’Ottocento, non volevano proprio saperne di cambiare.
Le fonti citate
- Restelli, 1885 – ricorda l’uso “per cose antichissime”.
- Tommaseo – Bellini, 1861-1879 – registra l’aggettivo codino in senso politico.
- Pizzagalli, 1932, prof. di latino e greco al Berchet – riporta anche la forma “Carlo Codino”.
Testo e ricerca storica: Marco Boriani
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