Francesco Cherubini, un letterato dialettale
Uno dei primi letterati che si interessò allo studio del Dialetto milanese fu Francesco Cherubini che nacque a Milano il 5 marzo 1789 da Giuseppe e da Maria Repossi, che in seguito lo lasciarono in affidamento alla famiglia Buzzi, da cui fu adottato.
Cherubini, nel 1802, fu ammesso al ginnasio di S. Alessandro e in seguito partecipò alle lezioni di retorica nel seminario arcivescovile.
A quindici anni lasciò la casa dei Buzzi e nel 1805 iniziò a lavorare presso la Stamperia Reale, dove l'anno seguente fu nominato correttore.
Dal 1808 al 1815 collaborò al Giornale italiano, e in seguito scrisse anche per la Biblioteca italiana e la Rivista europea, ma i suoi articoli sono di difficile individuazione.
Nel luglio 1812 fu nominato verificatore presso il ministero della Guerra, incarico che mantenne sino alla soppressione dell'ufficio.
Nel 1816 fu nominato cancelliere del Censo e venne inviato prima a Bellano poi a Ostiglia.
Nel 1820, dopo aver perso la possibilità di entrare nella Biblioteca di Brera come custode, venne nominato direttore dell'I. R..
Nel 1848 lasciò la direzione della scuola per ritirarsi, ormai ammalato, ad Oliva di Lomaniga, dove morì il 4 giugno 1851.
I vari incarichi governativi prima e la direzione della scuola non impedirono a Cherubini. di dedicarsi allo studio di un numerosissimo materiale dialettale.
Il frutto di questa ricerca è il Vocabolario milanese-italiano, che fu poi notevolmente ampliato nella 2°edizione, a cui in seguito si aggiunse nel 1856 un quinto volume postumo a cura di G. Villa e G. B. De Capitani.
Assai vasta è anche la raccolta di vocabolari dialettali, rimasta manoscritta, poi ordinata e catalogata in tempi recenti.
A completare tutto questo va ricordata la pubblicazione della Collezione delle migliori opere scritte in dialetto milanese, comprendente i testi dal Lomazzo fino agli autori allora viventi, conclusasi al dodicesimo volume con l'editio princeps delle Poesie del Porta.
Nella Milano romantica, tra gli amici della Cameretta portiana e il circolo manzoniano di via Morone, l'iniziativa di Cherubini fu lodata, ma le critiche dei classicisti non mancarono, come ad esempio il Giordani che dalla Biblioteca italiana giudicò nociva la pubblicazione di testi dialettali in un periodo in cui tutti gli sforzi dovevano essere tesi a insinuare nella popolazione la pratica della comune lingua nazionale, il solo strumento per mantenere e diffondere la civiltà.
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