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GUARDA CHE LUNA - illusionismo e magia nello spazio

luna piena pix

“Non si volta chi a stelle è fisso”

Leonardo Da Vinci

Avevo circa nove anni quando, dopo molte insistenze, ricevetti in regalo dai miei genitori un bellissimo telescopio che desideravo da tempo.

Lo misi subito fuori dal balcone di casa e lo puntai nella direzione corretta per vedere e osservare la cosa più bella che i miei occhi avessero mai visto: la luna.

Volevo osservarla tutta da vicino, in ogni suo punto. Quante volte me la sono immaginata, ponendomi domande che stuzzicavano la mia curiosità! Ancora oggi, nelle notti serene, la osservo sperando un giorno di andarci.

Forse, grazie ai nuovi progetti dei viaggi spaziali, non mancherà molto a realizzare il mio più grande desiderio che mi accompagna sin da bambino.

Fin dalle origini il cielo, la luna e lo spazio sono stati oggetto dell’attenzione dell’uomo ed interrogati per conoscere il futuro.

Dagli antichi sciamani fino ai nostri giorni lo spazio è oggetto dei nostri pensieri più profondi.

Nel 2019 fui ospite per qualche giorno nella bellissima città di Matera che, quell’anno, era la capitale della cultura. Nel corso dell’intervista organizzata da Radio Radiosa, radio ufficiale della capitale della cultura 2019, mi chiesero un ricordo o un aneddoto riguardante la Luna, visto che proprio in quei giorni venivano celebrati i 50 anni dalla sua conquista.

La missione Apollo 11 fu la prima a portare un essere umano sulla superficie della Luna.

Fu un’esperienza talmente magica che Giuseppe Ungaretti, nel numero di “Epoca” del 27 luglio 1969, in occasione della prima passeggiata lunare, commentò la fotografia degli astronauti con queste parole elettrizzanti: “Questa è una notte diversa da ogni altra notte del mondo “.

Ma la luna e le missioni spaziali sono legate al nostro mondo magico per tanti motivi.

Nella missione spaziale dell’Apollo 14 verso la Luna che avvenne il 31 gennaio 1971 alle ore 16:03 da Cape Canaveral, Florida, Olof Jonsson, sensitivo, eseguì il famoso esperimento di telepatia con l’astronauta Edgar Mitchell, il sesto uomo a porre il suo piede sulla Luna.

Secondo le dichiarazioni ufficiali alcuni giorni prima del lancio dell’apollo 14, Jonsson fu ricevuto a Cape Canaveral. Da una dozzina di mazzi esp ne venne scelto uno che venne mescolato da diversi testimoni e poi chiuso in una busta sigillata, firmata e chiusa assieme ad un blocco il cui primo foglio fu diviso in 25 quadrati.

Nel secondo giorno di permanenza nello spazio, ad un ora concordata, il capitano Mitchell apri la busta, prese il mazzo, e concentrandosi su ogni singola carta ne trascrisse il simbolo nelle caselle dell’apposito foglio.

Nello stesso momento, in una sala del centro aeronautico, davanti ad una lavagna, suddivisa anch’essa in 25 caselle, Olof Jonsson, in concentrazione di fronte a venti testimoni iniziava a disegnare un simbolo esp in ogni singolo spazio.

La lavagna venne fotografata e la foto fu contrassegnata sul retro da molti dei presenti. Al rientro dallo spazio vennero confrontati i due fogli: 19 simboli indovinati su 25. Successo completo.

Edgar Mitchell successivamente finanziò la ricerca sulle capacità paranormali, tra cui gli esperimenti di Uri Geller al Stanford Research Institute e suo ritorno fondò il Noetic Institute of Sciences nel nord della California.

Formatosi come pilota collaudatore militare, ha conseguito un dottorato di ricerca in Aeronautica e Astronautica presso il MIT.

Mi sono sempre chiesto perché il capitano Mitchell fu così tanto interessato all'ESP.

La risposta l’ho trovata qualche tempo fa, quando lessi una sua intervista che rilasciò diversi anni fa al sito www.cabinetmagazine.org e che riporto fedelmente qui di seguito. “Ho avuto un'educazione religiosa e mi sono sempre interessato alla scienza; i due sembravano avere risposte diverse, il che mi ha infastidito. Quando si è presentata la possibilità di andare sulla luna, ha sollevato nuovamente le domande sul tipo di mondo in cui viviamo, perché nessuno era stato al di fuori dell'atmosfera. Leggevo la letteratura da diversi anni e mi ero convinto. La scienza dice che non può funzionare, ma gli esperimenti di laboratorio dimostrano che funziona.”

Ma l’intervista prosegui. La domanda successiva fu perché aveva avuto l’interesse nel fare questi esperimenti nello spazio? Il capitano Mitchell rispose così. “Perché nessuno le aveva mai fatte a quelle distanze. La domanda era se l'effetto è diminuito con la distanza e la risposta è no. La gente lo aveva pensato, ma nessuno l'aveva mai provato a distanze di centinaia di migliaia di miglia. Ho condotto l'esperimento nel mio tempo libero con i miei amici. In realtà doveva essere un esperimento molto personale e privato. Non avevamo intenzione di renderlo pubblico. Sfortunatamente Olof Jonsson ha detto alla stampa prima che avessimo la possibilità di guardare i dati. I media erano un grosso problema, perché erano prevenuti contro l'esperimento. La maggior parte delle persone nei media non sa nulla di statistica e ha scritto qualunque cosa pensasse quel particolare giornalista o editore. Quando i media hanno appreso dell'esperimento, ha perso la sua efficacia, anche se successivamente è stato pubblicato su riviste scientifiche. Certo, un esperimento non ha cambiato nulla, ma ha mostrato che ciò che aveva funzionato in laboratorio ha funzionato anche nello spazio con gli stessi risultati molto positivi. I professionisti del settore hanno ritenuto che fosse molto significativo. Nella telepatia, lo spazio non ha importanza. Ora lo capiamo molto bene e ora abbiamo la scienza per mostrare esattamente come funziona. Non ha nulla a che fare con lo spazio e il tempo. È ciò che chiamiamo comunicazione non locale.”

Mi sono sempre chiesto se, come accennato qualche riga su, l’esperimento con le carte esp fu un successo o no. La risposta alla mia domanda viene direttamente dal Capitano. “Il mio esperimento prevedeva quattro sessioni di trasmissione durante i periodi di riposo programmati nel volo. Il noto esperimento in laboratorio consisteva nell'utilizzare carte con i cinque simboli Zener, ma le carte vere e proprie non sono importanti. È stato più facile per me usare tabelle di numeri casuali che portare le carte fisiche. Invece, tutto quello che ho fatto è stato di generare quattro tabelle di 25 numeri casuali usando solo i numeri da 1 a 5. Quindi ho assegnato casualmente un simbolo Zener a ciascun numero. Per ogni trasmissione, pensavo al simbolo corrispondente per 15 secondi. Ogni trasmissione ha richiesto circa sei minuti e lo facevamo prima di andare a dormire la notte. Abbiamo cercato di coordinarci ma eravamo scoordinati. Siamo partiti con quaranta minuti di ritardo. Tutto è andato bene anche se la reazione alla NASA è stata molto minima! Fatta eccezione per Wernher von Braun e alcuni ingegneri, la direzione della NASA ha ignorato gli esperimenti. Molte persone, ritornati a terra, sono venute nel mio ufficio chiudendo la porta e hanno voluto sapere cosa era stato fatto. Wernher è stato molto incuriosito ed è stato di grande supporto. Voleva che facessi un'indagine sulle installazioni della NASA per vedere se c'era un posto che sarebbe stato utile e appropriato per noi per fare ancora un po' di questo lavoro, per approfondire questi studi in un modo più profondo. Ma entrambi abbiamo lasciato la NASA prima ancora di riuscire a raggiungere questo obiettivo. Un certo gruppo di persone era veramente interessato alle questioni relative alla mente e alla coscienza, alle questioni spirituali e così via.”

Altra domanda che mi sono sempre posto: come conobbe Geller e perché finanzio progetti esp. Ecco la sua risposta. “Il signore che inizialmente stava lavorando con lui, il dottor Andrija Puharich, mi ha chiamato e mi ha chiesto se fossi interessato a incontrarlo. Geller è stato indagato molte volte in tutto il mondo da scienziati e maghi stanno cercando di smascherarlo. Lavorare con queste persone risulta difficile perché bisogna stare alle loro condizioni. Bisogna stabilire un protocollo scientifico che funziona all'interno dei parametri con cui sono a loro agio. Non abbiamo impostato un esperimento controllato per fare il teletrasporto, per esempio. Non sapevamo davvero come farlo. Stavamo cercando di portare a termine il lavoro in laboratorio, ma non funzionava, e Geller ha detto che era bravo con il teletrasporto. Quindi ho detto "OK, teletrasportati indietro con la telecamera che ho lasciato sulla luna". Non ho riavuto la macchina fotografica, ma ha recuperato due miei fermacravatte perduti. Un pezzo di uno di loro è apparso nella bocca di Geller mentre stava mangiando il gelato, con sorpresa di tutti noi. L'altro fermacravatta e il resto del primo si sono poi presentati in laboratorio. Un pezzo è saltato fuori proprio davanti al dottor Puthoff quando era con un gruppo di persone, e l'altro è caduto a terra tra me e il dottor Puthoff quando eravamo in laboratorio da soli.”.

Prodigi dell’esp? A posteri ardua sentenza. Nel corso della sua vita Edgar Mitchell pubblicò in diversi libri le sue esperienze esp e le ricerche da lui finanziate. In particolare, vi consiglio i due libri intitolati “Esplorazioni psichiche in Usa”.

ll 23 luglio 2008, durante un'intervista radiofonica, Edgar Mitchell ha dichiarato di essere venuto a conoscenza, da ambienti militari e governativi, del fatto che il fenomeno UFO è reale, che ci sono stati contatti tra esseri umani ed esseri extraterrestri, e che ci sono contatti ancora in corso, senza peraltro saperne i motivi. Ha quindi confermato la teoria, sostenuta da molti ufologi, secondo cui i contatti con visitatori da altri pianeti sarebbero stati tenuti nascosti dai governi per 60 anni (teoria del complotto UFO), ma questa è un'altra storia che a noi artisti non deve interessare.

La sua morte, avvenuta il 4 febbraio 2016, non interrompe le attività dell’istituto che prevedono ricerche sui fenomeni psi, come la precognizione, sulla vita dopo la morte, sulle esperienze che trasformano la vita.

I suoi eredi condividono e proseguono il suo sogno di comprendere l’universo in maniera unitaria e il ruolo che in esso ha la coscienza, oltre a verificare come sviluppare le potenzialità che ognuno ha, come quelle espresse dai fenomeni psi.

Continuiamo così il nostro viaggio tra luna e magia.

Nel 1991 a bordo dello space shuttle Columbia, l’astronauta Jim Bagian eseguì gli effetti “invisible deck” e una versione della carta rotta e restaurata.

Oltre a questo, ha portato nel suo viaggio anche una bacchetta magica creata da John Gaughan.

Nel 1994 il famoso illusionista Franz Harary fece sparire dal Kennedy Space Center lo Space Shuttle in diretta dalla rete televisiva NBC.

Il 12 ottobre del 2008 il multimiliardario e appassionato prestigiatore texano Richard Garriott realizza il sogno della sua vita: andare nello spazio. Mr Garriott è il sesto uomo non astronauta ad andare nello spazio. La sua missione, durata 12 giorni, è costata circa 30 milioni di dollari. Dopo un corso da astronauta eseguito a star city in Russia, Mr Garriott parte per il suo viaggio dal Kazakhstan, base della ISS.

Durante la sua missione spaziale Mr Garriott ha eseguito alcune routine magiche, tra cui una versione della carta che si solleva. Come disse Mr. Garriott” l’assenza di gravita fa volare le cose.Ma la sfida non è l’assenza di gravità, ma trovare la giusta cosa da far volare”. Dopo aver fatto scegliere una carta e rimessa nel mazzo, tutto il mazzo di carte fluttua nello spazio. Mentre fluttua, una carta esce magicamente dal mazzo: la carta scelta!

Oltre alle routine magiche Mr. Garriott ha fondato il primo club magico spaziale. Si chiama infatti Sam Assembly 17,210 il club spaziale fondato il 20 ottobre del 2008. Il nome “17,210” è stato dato in ricordo alla velocità miglia /ora di viaggio verso lo spazio dell’International Space Station.

E, prima di concludere questo viaggio storico – lunare, consentitemi una citazione.

Nel 2009 il mio nome è stato iscritto dalla Nasa nel progetto spaziale Kepler Mission. Inserito in un disco di nomi selezionati è ora nello spazio a bordo di una navicella spaziale intorno al sole e, per concludere, mio figlio Edoardo, senza dire nulla, mi ha regalato l’inclusione dei nostri nomi nella nuova missione su Marte, ha scritto a Jeff Besos, Richard Brandson e Elon Musk chiedendo di potermi includere in un prossimo viaggio spaziale come ospite. Per ora, solo un “thank you for the requied”. Vedremo. 

roberto bombassei in space

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