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Carlo Maria Maggi: padre della letteratura milanese

carlo maria maggiCarlo Maria Maggi (1630-1699) è oggi considerato il padre della letteratura milanese, titolo acquisito per merito di opere e scritti di particolare fascino e intensità.

Nacque e morì a Milano pur conseguendo i suoi studi, tra i quali una laurea in giurisprudenza, a Bologna, fu un accademico della Crusca e, dopo il 1656, anno del suo matrimonio, si dedicò allo studio delle lettere e della poesia dando vita ai suoi primi versi  (canzoni, sonetti, ottave ecc.) oltre a frequentare i salotti dei letterati milanesi.

A Milano, il Maggi, venne considerato come un modello e un simbolo per  l’onestà, per la correttezza morale e il sentimento religioso dimostrati. Fu visto come una sorta di “perla” e di aiuto per il popolo milanese, poiché la sua rettitudine splendeva in quello che era un  periodo oscuro e corrotto della società.

Le sue opere includono un vasto repertorio e in particolare le rime, che furono pubblicate dopo la sua morte, risalgono all'ultimo decennio della sua vita. Si tratta di versi di grande fascino e, come scrisse Dante Isella: “Maggi elaborò un suo proprio mito dello stato di natura perduto, decifrando nella rozzezza delle classi più umili le immagini corrotte ma pur sempre riconoscibili di un’umanità pura di cuore e naturalmente saggia”. Inoltre, proprio a Maggi, si deve l’invenzione della maschera di Menghino, il personaggio che incarna il “tipo milanese” ovvero colui che è schietto e onesto, lavoratore e generoso e cont el coeur in man, con il cuore in mano. Ancora oggi persiste questo appellativo per indicare il cittadino milanese.

Tra le opere del Maggi, vi è anche un libro di poesie d’affetto  molto amato e apprezzato da alcuni ma anche molto criticato e disprezzato da altri che lo consideravano un libro trasgressivo, in particolare l’accademia della Crusca non apprezzò i termini di origine lombarda. Però, da studi compiuti, si comprende di come, con molta probabilità, il Maggi abbia, in quest’opera, intrapreso la corrente dialettale proprio per antagonismo all'arroganza dei puristi fiorentini.

Nonostante tutto quanto sopra oggi il Maggi viene ricordato soprattutto come grande commediografo. Alcune delle sue opere più famose furono: il Barone di Birbanza, I consigli di Meneghino e Il falso filosofo. A quanto pare la forza dei suoi lavori era nel tentativo di riconciliare il teatro con la Chiesa e, a tal proposito, proprio il successo avuto sarebbe stato un segno dell’approvazione divina.

Milano, quindi, deve molto a questo personaggio che, con la sua onestà, ha dato il via a una tradizione letteraria milanese che permette di ripercorrere la storia della grande metropoli.

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