Milano e il Gigante Carlo Maria Martini
Carlo Maria Martini ha scelto di morire da uomo libero.
Ha sottratto il suo corpo malato e difeso la sua dignità di persona nella sua interezza sottraendosi all'accanimento terapeutico.
Carlo Maria Martini era l'uomo del dialogo delle religioni diverse, delle battaglie per una Chiesa più democratica, con le porte spalancate a tutti coloro che volessero entrarci, dove nessuno si sarebbe sentito solo ed emarginato.
Era l'uomo del coraggio, si era schierato dalla parte più scomoda dell'altare, quella che non volta mai le spalle a Cristo crocefisso, il religioso che rispettava l'ateismo e con gli atei si confrontava su argomenti spinosi per la veste che indossava.
Uomo di straordinaria cultura, di illuminato pensiero; colui che aveva trascorso parte della sua vita nell'amata Gerusalemme e quando ormai malato e stanco si era ritirato nella residenza dei Gesuiti a Gallarate fu accolto da don Carnevali, il parroco della pace, colui che si è speso per anni a mediare fra la comunità cristiana e quella mussulmana; la sua costante e generosa opera ha permesso di mantenere un prezioso equilibrio fra fedeli di religioni differenti in una città amministrata da politicanti che avrebbero invece voluto lo scontro, lo sgretolamento del tessuto sociale in nome di una superiorità che non riconosce e accetta il diverso.
Lo sguardo chiaro e limpido di Carlo Maria Martini era lo sguardo di una Milano operosa e progressista, aperta, accogliente; la Milano della borghesia illuminata, delle opportunità, della sfida al predellino e alla demagogia, la Milano che non si svende, che resiste, che onora con forza le sue lapidi sparse per le sue strade, che non si è lasciata bere, che non si arrende.
Il cardinale era il gigante che elevava il suo braccio a benedire una città vitale e coraggiosa, il suo portamento quasi regale si specchiava nell'integrità dei milanesi onesti, quelli che ci sono anche se si mimetizzano, ma la loro presenza l'avverti per le strade, senti il loro fiato sul collo e spingono le tue gambe e il tuo pensiero.
Quei milanesi oggi si sentiranno un po' più soli perché anche da un poco più lontano si sentiva l'eco delle parole sagge e forti del loro mai dimenticato arcivescovo, si percepiva la presenza di colui che non temeva il dubbio, ma anzi lo coltivava perché il dubbio è un dono prezioso che consente il confronto e il rispetto dell'altro.
Si potrebbe scrivere ancora molto, ma c'è una sola parola che mi esce dal cuore, scivola fino ai tasti del pc e si trasforma in segno: grazie, grazie di aver fatto Milano più ricca e bella, grazie!