Giorgio Strehler: teatro e innovazione
Dalla provincia friulana ai trionfi milanesi, Giorgio Strehler è stato, fino alla sua prematura scomparsa, un re della scena teatrale italiana e mondiale, sempre all’avanguardia con i suoi spettacoli moderni ed innovativi. Giorgio Strehler nacque a Barcola, un paesino in provincia di Trieste, il 14 agosto del 1921, da una famiglia della buona borghesia triestina.
Il giovane Giorgio trascorse un’infanzia felice, diviso tra l’affetto per il nonno, uno stimato musicista e la madre Alberta, abile violinista, che si presero cura di lui dopo la prematura morte del padre. Dopo aver studiato musica a Trieste, nel 1928 Strehler si trasferì a Milano con la madre, dove iniziò ad avvicinarsi come spettatore al teatro di prosa, per poi iscriversi, nel 1938, all’Accademia dei Filodrammatici di Milano, diplomandosi nel 1940.
In quegli stessi anni Giorgio conobbe Paolo Grassi, che all’epoca lavorava come giornalista, col quale strinse una grande amicizia, un’amicizia che durò tutta la vita.
Nel 1941 Strehler entrò a far parte della compagnia “Palcoscenico”, fondata proprio dall'amico Grassi e nel 1943 con le sue prime regie, tratte da Pirandello con “L’uomo dal fiore in bocca” e “La patente”, cominciò a farsi notare nel mondo teatrale.
Dopo l’8 settembre il regista, dichiaratosi apertamente antifascista, dovette fuggire in Svizzera, dove fondò la Compagnie des Masques con cui lavorò ad allestimenti di Thomas Eliot e Albert Camus.
Alla fine della guerra Strehler tornò in Italia, ormai deciso a dedicarsi completamente alla regia e nel 1946 fondò la sua prima compagnia, con Tino Carraro e Salvo Randone, che sarebbero stati il primo nucleo del Piccolo Teatro.
Nel 1947 il regista, con l’amico Grassi, fondò il Piccolo Teatro, che in pochi anni diventò non solo uno dei simboli della cultura milanese, ma anche una delle realtà mondiali più note nel panorama del teatro di prosa.
Il primo spettacolo del Piccolo fu “L’albergo dei poveri” di Gorkij, che rappresentò un manifesto delle idee del regista, da sempre interessato al teatro dell’Ottocento e Primo Novecento, con qualche puntata nel rinascimento inglese e nel settecento francese.
Ma il capolavoro della prima stagione del Piccolo fu “Arlecchino servitore di due padroni” con la grande interpretazione di Marcello Moretti, poi sostituito, dopo la sua scomparsa nel 1961, da Ferruccio Soleri.
Dal 1947 fino al 1968 Strelher progettò ed allestì spettacoli che rimarranno nella storia del teatro mondiale, come “El nost Milan” e “L’egoista” di Bertolazzi, “L’opera da tre soldi” e “Vita di Galileo” di Brecht, “La visita della vecchia signora” di Dürrenmatt, “La casa di Bernarda Alba” di Garcia Lorca….
Nel 1968, dopo aver lasciato il Piccolo nelle mani di Grassi, il regista fondò il “Teatro Azione”, una cooperativa con cui allestì “La ballata del mostro lusitano” di Peter Weiss e “Santa Giovanna dei Macelli” di Brecht.
Tuttavia questa esperienza durò solo due anni, spingendo Strehler a tornare al suo Piccolo, di cui diventò direttore quando Grassi lasciò la sua poltrona per diventare sovraintendente della Scala.
Tra gli anni Ottanta e Novanta Strehler, oltre a cimentarsi in nuove regie teatrali ed operistiche, ampliò il Piccolo e fondò, con Jack Lang, il Teatro d’Europa, un’ associazione a scopi culturali.
Ricevette anche la Legion d’onore del presidente francese Mitterrand e nel 1987 fu nominato senatore a vita della Repubblica italiana.
Il 25 dicembre del 1997, un mese prima della rappresentazione nel nuovo Piccolo Teatro di Piazza Lanza di “Cosi fan tutte” di Mozart, il regista morì per un infarto nella sua casa di Lugano.
Oggi, dopo una lunga battaglia legale famigliare, le sue ceneri riposano nel cimitero di Trieste.