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La contessa Clara Maffei

Il personaggio di cui vi voglio parlare questa volta è una figura femminile, e precisamente la contessa Clara Maffei, ritratta anche dal pittore Francesco Hayez, che era solito frequentare quotidianamente la di lei dimora.contessa maffei hayez

Per essere precisi la Elena Chiara Maria Antonia Carrara Spinelli, questo il suo vero nome, nacque a Bergamo nel marzo del 1814 e morì a Milano nel luglio del 1886, tuttavia per la sua vita milanese la si può annoverare tra i grandi di Milano, noto era il suo "Salotto Maffei", punto di incontro di personaggi illustri: artisti, letterati, musicisti, e patrioti.

Il "Salotto" sorse in via Tre Monasteri a Milano nel 1834. Non è mia intenzione fare con quest'articolo la sua specifica biografia, ma solo porre in evidenza alcune peculiarità di questa donna che, nonostante una vita difficile per avvenimenti tristi, ha saputo imporsi. All'età di nove anni, abbandonata dalla madre, si trasferisce col padre nella città di Milano, e Clara viene affidata alla contessa Mosconi a Verona. Nel 1832 sposa Andrea Maffei, poeta trentino di sedici anni più anziano, da cui si separerà consensualmente nel 1846. Le nozze si celebrarono nella chiesa di Santa Maria alla Porta a Milano, e gli sposi andarono ad abitare in via Tre Monasteri, poi via del Monte di Pietà.

La nuova dimora iniziò a essere frequentata da poeti e intellettuali, tra i quali Tommaso Grossi e Massimo d'Azeglio, divenendo in breve anche un luogo di ritrovo per i patrioti della città. Quando giunse a Milano il romanziere Honoré de Balzac, la contessa lo accolse nella sua casa, restandone subito affascinata. Altro incontro significativo e affettivo fu quello col patriota Carlo Tenca, che poi dovette riparare in Svizzera per l'offensiva austriaca sulla città. Qui, precisamente a Lugano, ebbe modo di incontrare il Mazzini, di cui però rimase profondamente delusa. Rientrata a Milano, Clara prese abitazione in via Bigli al numero 21, nelle vicinanze di via Andegari dove abitava il Tenca. Anche qui nuovi e importanti personaggi avevano ritrovo, tutti ben accolti dalla Maffei. Le traversie del periodo storico vedono la Maffei sempre in prima linea nella difesa e promozione contro gli occupanti.

Nel salotto di via Bigli, il Tommaso Grossi precisa che si parlava spessissimo in dialetto milanese, tanto che sul diario della Contessa gli dedicò questo madrigale, ovviamente in dialetto meneghino. Il madrigale è un componimento letterario spesso destinato a esprimere un omaggio galante.

 

Su quella soa bocchinna

tant bella e tant grazìosa,

la lengua meneghina

l'è de color de rosa;

la gha on cert fà...soi mi?

Savarev nanca dì.

Scaldaa in st'ideija; allon!

Ho ditt: fèmmes onor,

scrivemm in buseccon

che l'è domà savor,

on ver lenguagg de strij

pien de simonarij.

E ho scritt , ma si: lalella!

Sta lengua del Verzee

no la me par pu quella

che la parlava lee;

l'è fada slavia e flossa,

lìè tutt'on altra cossa.

Però, la voeur giustalla?

Prest faa, sura Chiaroeu:

basta domà passalla

per quell so car boccoeu

furbett senza fà mostra,

che 'l par ona magiostra.

E a un tratt la me deventa

vergnonna, maliziosa,

viscora, sbilidrenta

 come ona bella tosa:

bella?... l'è minga assee,

la me deventa Lee.

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