Leo Longanesi, uomo dai mille talenti
Editore, giornalista, scrittore satirico, pittore, Leo Longanesi è stato tutto questo nella sua movimentata vita tra le due guerre.
Leo Longanesi nacque a Bagnacavallo, un piccolo paese in provincia di Ravenna, il 30 agosto 1905. Di famiglia benestante, a sei anni il piccolo Leo si trasferì a Bologna e proprio lì conobbe la figura di Mussolini, che col passar degli anni assunse un ruolo centrale nella vita di Longanesi.
Dopo essersi iscritto alla facoltà di giurisprudenza, il giovane Leo iniziò a pubblicare i suoi primi articoli su varie riviste locali, oltre a fondare giornali come “E’ permesso?” e “Il toro”.
Il suo successo fu immediato al punto che, a soli vent'anni, Longanesi venne incaricato di dirigere il giornale della federazione fascista di Bologna “L’assalto” ma, a causa di un pungente articolo contro un senatore, fu estromesso poco tempo dopo.
Ma Leo non si perse d’animo e ben presto fondò il giornale “L’italiano” in cui, oltre ad ospitare firme importanti come Giovanni Comisso e Vincenzo Cardarelli, sostenne con tutte le sue forze l’indipendenza della cultura italiana dal regime fascista.
Sfortunatamente il 14 maggio del 1931 Longanesi, assieme ad altri camerati, si rese colpevole di un pestaggio ai danni del grande direttore Arturo Toscanini che si era rifiutato di suonare “Giovinezza”.
Lo scandalo suscitato dall'episodio fu tale che Leo dovette trasferirsi a Roma, dove collaborò con la rivista “Cinema” diretta da Vittorio Mussolini.
Nel 1937, grazie all'aiuto economico del Duce, Longanesi fondò la rivista “Omnibus”, edita da Angelo Rizzoli, che fu il primo esempio di rotocalco italiano, con pezzi spregiudicati ed ironici, che ben presto gli attirarono le ire della censura al punto che il giornale dovette chiudere nel 1939.
Inoltre, Leo iniziò a lavorare come disegnatore satirico, traendo ispirazione dal mondo degli almanacchi e lunari tradizionali, ma anche dalle carte da gioco, tenendo persino una personale nel 1941 presso la Galleria Barbaroux di Milano.
Con la caduta del fascismo Longanesi si trasferì per un breve periodo a Napoli, per poi al suo ritorno a Roma, pubblicare sulle colonne del quotidiano “Il Messaggero” un articolo in cui rinnegava il suo passato fascista e inneggiava alla ritrovata libertà del Paese.
Nel 1945, grazie all'amico industriale Giovanni Monti, fondò la casa editrice Longanesi, con sede a Milano.
Con la sua nuova casa pubblicò il primo racconto di Ernest Hemingway, diede spazio ai narratori sovietici, propose una collana di libri gialli e thriller e lanciò autori come Alberto Moravia, Goffredo Parise e Dino Buzzati.
Inoltre diede vita al bollettino mensile “Il Libraio” a cui collaborarono Elsa Morante e Mino Maccari.
Nel 1950 fondò il periodico “Il Borghese”, che affrontava la classe politica con un atteggiamento critico e al tempo stesso satirico, appunto da borghese.
Il 27 settembre 1957 un attacco cardiaco stroncò nel suo ufficio di Milano la vita di Leo Longanesi a soli 52 anni.
Molte personalità del mondo giornalistico italiano gli resero omaggio, tra questi Indro Montanelli, che nel 1984 pubblicherà la sua biografia proprio per le edizioni Longanesi.
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