Paolo Grassi, un grande milanese tra teatro, televisione, editoria
Uomo dai mille talenti, creatore di realtà culturali che hanno segnato la storia di Milano, realtà che hanno permesso a molti di accostarsi al teatro e all’opera.
Paolo Grassi nacque a Milano il 30 ottobre del 1919, dal pugliese Raimondo Grassi e dalla parmense Ines Platesteiner, appartenenti alla buona borghesia milanese.
Dopo un’infanzia e adolescenza relativamente tranquille, condotte tra studi e giochi, Grassi iniziò a lavorare come giornalista, collaborando dal 1936 al 1947 a numerosi quotidiani, dal fascista “Il Sole” fino ad arrivare, nel dopoguerra, ai liberali “Avanti!” e “Vento del Nord”.
Già in questa intensa attività giornalistica Paolo si fece notare per la sua grande passione per il teatro e il cinema, che lo portò a collaborare con recensioni ed articoli alle riviste “Sipario”, “Cinetempo” e “Arte e Spettacolo”.
Contemporaneamente del 1943 al 1946, Grassi lavorò per gli editori Rosa e Ballo, con l’incarico di decidere i titoli per le collane “Collezione Teatro” e “Collana Teatro Moderno”, dimostrando sempre un ottimo gusto nelle varie scelte adatte ai lettori amanti del teatro.
Inoltre per due anni (1940 – 1941) collaborò con la compagnia “Palcoscenico” all’allestimento di numerose opere teatrali curandone la regia, con uno stile moderno ed innovativo per l’epoca.
In quello stesso periodo Grassi conobbe il giovane Giorgio Strehler, che diventò un suo caro amico.
Nel febbraio 1947 Strehler e Grassi fondarono un teatro con lo scopo dichiarato “di mettere l’arte al servizio di un pubblico il più vasto ed eterogeneo possibile”
Nacque così Il Piccolo di Milano, che in pochissimo tempo sarebbe diventato non solo uno dei simboli della città, ma anche uno dei teatri più famosi del mondo.
Con il sostegno affettuoso della segretaria Nina Vinchi, in pochi anni Grassi e Strehler allestirono e misero in scena spettacoli che fecero storia: “Arlecchino servitore di due padroni” di Goldoni, con un’ indimenticabile interpretazione di Marcello Moretti nel ruolo del protagonista, poi sostituito dopo la morte nel 1961 dal grande Ferruccio Soleri, “L’opera da due soldi” di Brecht, con Milva, la “Vita di Galileo” sempre di Brecht…
Oltre all’attività di direttore del Piccolo Grassi condusse negli anni Cinquanta una intensa attività come editore, con la collana “Documenti di teatro” per la Cappelli e promosse per tutt’Italia le numerose attività artistiche del suo Teatro, collaborando con Eduardo De Filippo e costituendo l’associazione “Amici del Piccolo”, attiva ancora oggi.
Verso la fine degli anni Sessanta Grassi, grazie ad un accordo con le confederazioni sindacali, iniziò presso il quartiere Gratosoglio, una serie di spettacoli volti a portare il grande teatro nelle periferie milanesi.
Dopo le dimissioni di Strehler nel luglio 1968, Grassi rinnovò il Piccolo, con testi di grandi autori contemporanei italiani e stranieri, oltre a nuovi registi, ma nel 1972 gli venne offerto di diventare il nuovo sovrintendente della Scala, accettò e lasciò per sempre la direzione del suo amato teatro.
Nel suo lavoro alla Scala, che durerà dal 1972 al 1977, Grassi produsse spettacoli di grande livello artistico con opere di Verdi e Wagner, ma a causa di gravi difficoltà economiche e politiche venne costretto alle dimissioni.
Poco tempo dopo, diventò il presidente della Rai, carica che detenne fino al 1980, ideando una serie di produzioni di alta qualità artistica e fondando la terza rete, oggi Raitre.
Il 14 marzo del 1981, sei mesi dopo essere diventato il presidente della casa editrice Electra, Grassi morì a Londra, per le complicazioni di un’operazione a cui si era sottoposto a causa di alcuni disturbi cardiaci.
Ai suoi solenni funerali parteciparono Strehler e l’orchestra della Scala, tra una folla commossa.
Nel 2004 i resti di Paolo Grassi furono traslati nel Famedio del Cimitero Monumentale di Milano.