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L'Accademia dei Trasformati di Milano

biblioteca pixabayL'Accademia dei Trasformati sorse a Milano nel 1743 sulle fondamenta dell'omonima Accademia cinquecentesca fondata circa duecento anni prima.

Tutto ebbe inizio dal marchese di Pescara, Alfonso III d'Avalos, che era governatore di Milano, il quale si rivolse ad alcuni gentiluomini della città proponendo la nascita di quest'Accademia. Il titolo di Governatore di Milano era una carica amministrativa del Ducato milanese che spettava ai rappresentanti dei sovrani stranieri che tenevano dominio su Milano.

L'Accademia si proponeva la conoscenza e lo studio della lingua e della poesia. Come simbolo rappresentativo era stato scelto un Platano. Quest'albero dalla folta ed estesa chioma, tanto che autori famosi come Platone, Plutarco, Arcadio, ne tessero le lodi per la capacità di offrire refrigerio e protezione, simbolicamente rappresenta l'ingegno, la magnificenza, l'imponenza, le capacità. Il letterato e mecenate conte Giuseppe Maria Imbonati diede il suo palazzo agli accademici, che erano per la maggior parte persone appartenenti al clero o ad un ceto medio alto, anche se non mancavano personaggi di più modeste condizioni economiche, come ad esempio il Parini e il Balestrieri. Il Balestrieri, di nome Domenico, milanese, è stato un poeta italiano autore di versi in dialetto milanese che, all'interno dell'Accademia, condivise con un altro poeta milanese, Carl'Antonio Tanzi, nominato in una poesia del Parini. Altri personaggi famosi che fecero parte dell'Accademia furono, ad esempio, Pietro Verri, che poi se ne distacco per fondare la rivista "Il Caffè" e "l'Accademia dei Pugni", e il poeta, scrittore, critico letterario, drammaturgo e linguista Giuseppe Baretti.

Gli appartenenti all'Accademia dei Trasformati erano soliti riunirsi due volte al mese, più alcune sedute tenute durante l'anno e aperte al pubblico. Le loro discussioni erano inerenti libri di recente edizione, e argomenti vari che attenevano a problemi contemporanei. Questi accademici, oltre che a ritrovarsi a Palazzo Imbonati, storico palazzo cinquecentesco appartenente al Sestiere di Porta Nuova, si trovava in via Marino e fu poi demolito nel XIX secolo e casa del conte Giuseppe Imbonati, si ritrovavano anche ospiti nel palazzo del canonico Giuseppe Candido Agudio sul lungolago di Malgrate, siamo in provincia di Lecco. In questo palazzo il Parini avrebbe composto molte parti del " Mattino".

Insomma, Milano è stata, e lo è ancora, una città che ha creato cultura, e non solo letteraria, ma in ogni settore del sapere. Il detto Milano città aperta, ritengo sia azzeccato. Per concludere questa pagina sull'Accademia dei Trasformati, riporto una strofa di una poesia di Carl'Antonio Tanzi, ovviamente in dialetto milanese.

In mort del sur Secretaeri Largh, e del sur Curaet

Simonetta Accademegh Trasformae.

 

III

Manca in Milan di Scrocch, di Scorlacoo,

di Làeder, di sassin, di gabbamond;

di donn, ch'han semper el dolor de coo,

di omen, che stan par numer a sto mond?

Gh'emm pur Bacquel, di trapatantoo,

ghe sont mi, che no vui, nè me poss scond,

e che costee l'abba da ranzà via,

lassand stà el pesg, el mei che al mond ghe sia.

 

Bacquel = il dio Bacco.

Trapatantoo = sciocchi.

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