Odonomastica Milanese: le antiche vie di Milano
Preciso subito che con il temine odonomastica s'intende l'insieme di tutte le aree di circolazione di un centro abitato, strade, piazze eccetera. Il termine deriva dal greco "hodòs", ossia strada.
Una scoperta di una mappa di Milano, siamo nel XVII secolo, suddivideva la città in sei sestieri, che rappresentavano le sei zone in cui era divisa la Milano di allora.
I sestrieri erano a loro volta divisi in cinque contrade, che poi nel temo finirono per assumere il significato di via. Possiamo dire che la toponomastica ufficiale è dovuta agli austriaci per ordine dell'imperatore Giuseppe II, il quale aveva progettato una nuova toponomastica al fine di rendere più efficiente la riscossione delle tasse. Delle targhe di legno furono poste all'angolo di ogni incrocio e di ogni via con scritto il nome, per la numerazione seguì un sistema progressivo slegato dalle vie.
Vediamo allora come erano i modi per indicare le vie a Milano prima del 1865.
- Borgo. Con questo termine si voleva indicare gruppi di case fuori dalle parti più edificate, come ad esempio il Borgo di Porta Vigentina oggi Corso.
- Contrada. Era il termine normalmente usato per le vie della città; ad esempio la via Orefici era chiamata contrada degli orefici, e così via.
- Corsia. Era così definita una via principale all'interno della città, ad esempio l'attuale Corso Vittorio Emanuele II era detto la Corsia dei Servi.
- Corso. Strada più importante e che normalmente conduceva ad una delle porte della città.
- Ponte. Indicavano i numerosi passaggi che attraversavano i Navigli e i canali della città. Anche i ponti erano contrassegnati con un numero civico: per esempio il Ponte Beatrice aveva il numero 1551 della Contrada dei Fiori Scuri, sestriere di Porta Nuova, secondo circondario, Parrocchia di San Marco.
- Strada. Indicava le vie in cui scorrevano i Navigli della fossa interna.
- Stradone. Indicava grandi vie poste fuori dalle zone più edificate, ossia periferiche.
- Stretta. Soleva indicare una via minore.
- Vicolo. Indicava una via urbana di dimensioni modeste.
Come si codificavano le vie?
Diciamo che quelle più comuni nell'antica toponomastica milanese erano quelle intitolate ai Santi, questo dovuto al fatto delle molte chiese presenti lungo le vie della città. Poi vi erano le vie dedicate ai mestieri, tanto che pare che ogni mestiere avesse la propria via; eccone alcune: via Orefici, via dei Fabbri, già contrada, via Spadari, contrada dei Profumieri, contrada dei Falegnami, vicolo dei Facchini, contrada dei Librai e parecchie altre. Seguono le vie dedicate a famiglie nobili milanesi, ad esempio: via Borromei, via Cavenaghi, via Clerici, via Del Maino, via Meravigli e altre ancora. Anche gli animali sono protagonisti di nomi di alcune vie, vedasi via Agnello, contrada del Falcone, via del Gallo, borgo delle Oche, e si può continuare.
Anche le piante trovano posto, ad esempio via del Lauro, via Moroni, che indica i "moron", ossia il gelso in milanese; oppure vie come via Fieno, via Fiori Oscuri e Fiori Chiari, via delle Erbe, via del Sambuco, o vie legate a un fiore. Vi sono vie rimaste legate a luoghi di epoca romana, ricordo via Circo, via San Vittore al Teatro, contrada di San Giorgio al Palazzo, così come vie derivate da un nome latino storpiato, vedasi piazza Cordusio, da "curte ducis", oppure via Verziere, dal latino "viridarium" che indicava un'area di giardini e boschetti. Luoghi particolari o eventi hanno fornito l'occasione per nominare una via, come ad esempio via Moneta, via Zecca Vecchia.
Termino sperando di aver solleticato la curiosità dei lettori, perché ci sarebbe ancora molto da dire, e le sorprese non mancherebbero.
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