Trezzo sull'Adda: dai longobardi a Bernabò Visconti
Ultimo comune della provincia di Milano, in direzione di Bergamo, Trezzo sull'Adda è adagiato su un’ansa dell’omonimo fiume, spartiacque tra le due province odierne che un tempo erano parte del ducato di Milano e della Repubblica di Venezia. Un'ottima occasione per una bella gita fuori porta.
Il toponimo rimanda alla radice celtica trek- per indicare un luogo sopraelevato e protetto. L’insediamento celtico, e poi romano, precedette il successivo borgo medievale; La fortezza era diventato un avamposto contro le armate dei veneziani.
I dati archeologici giunti a noi finora sono di considerevole importanza: nel 1846 è stato trovato casualmente, in località Bernà, un oggetto (ora nel Castello Sforzesco ma la cui copia è nell'antiquarium del castello di Trezzo) in bronzo denominato “Situla di Trezzo”, datata tra VI e IV secolo a.C., quindi al periodo celtico.
Ascrivibili alla fase romana sono reperti ceramici, laterizi, coperchi di sarcofagi e monete di età imperiale. La viabilità della città odierna conserva due grandi assi che ricordano il cardo (via Valverde-via Torre N-S) e il decumano (via S. Caterina) degli accampamenti romani e il loro incrocio è in piazza della Libertà.
Il longobardo Paolo Diacono in Historia Langobardorum cita un fortilizio con mura di pietre a secco e torri di guardia.
In località San Martino sono state rinvenute, tra 1976 e 1978, due necropoli longobarde: emersero sepolture maschili a camera con bara lignea, appartenute a personaggi del VII secolo.
I ricchi paramenti, le guarnizioni e le croci in lamina d’oro e gli anelli-sigilli anch'essi d’oro indicavano il ceto di questi nobili funzionari (gastaldi) mentre gli umboni degli scudi, conservatisi perché in metallo a differenza del resto dello scudo, e le armi da taglio (punte di lancia, scramasax e spathae) riconducevano ad uno stile di vita militare.
Due nomi sono stati tramandati da due anelli-sigilli: Ansualdo e Rodchis, la tomba del quale è stata rinominata poi “tomba del gigante” per le dimensioni del nobile sepolto. Oggi il suo corredo si trova al Museo archeologico di Milano mentre copie degli oggetti seppelliti si trovano nell’antiquarium del castello di Trezzo.
È possibile che parte della necropoli sia stata asportata in antico poiché mancano tombe femminili.
Nel 1989, vicino alle necropoli, uno scavo portò alla luce una cisterna riempita con terra e frammenti ceramici e alcuni resti di strutture portavano alla datazione d’epoca tardo-romana.
Tra 1990 e 1991, nell'area che era occupata dalla chiesa di San Martino, demolita nel 1920, si scoprirono resti, forse di una villa rustica romana.
La necropoli, ascrivibile al VI-VII secolo, presentava 25 tombe disposte su 8 file. Le tipologie variavano da semplici fosse a recinti di laterizi e pietre e materiale romano riutilizzato, a seconda dello status sociale. La prossimità con le cinque precedenti tombe fa ipotizzare ad una connessione parente lare di nobili possessores terrieri legati ai gastaldi, forse nei pressi della residenza edificata sui ruderi di abitazioni romane.
La fase storica più rilevante per la città si ebbe tra i secoli XI-XVI in seguito al ruolo di avamposto strategico rivestito dal sito.
Tra 1370 e 1377 venne eretto l’attuale castello, ad opera di Bernabò Visconti che vi morì nel 1385: l’opera militare annovera prigioni sotterrane, pozzi, l’imponente torre quadrangolare alta 42 metri (aggiunta successivamente), e un ponte sul fiume, gioiello ingegneristico lungo 72 metri e famoso per la presenza di due piani sovrapposti, uno per la viabilità delle merci e delle persone (inferiore) e uno per il passaggio delle milizie (superiore).
Il ponte crollò durante un assedio nel 1416. Oggi è visibile solo la spalla-attacco, sulla riva milanese mentre dal castello si scorgono i resti dell’altra spalla.
Il castello di Trezzo annovera un leggende di fantasmi: si vocifera che in determinate occasioni si veda lo spettro della “Dama bianca”, la figlia di Bernabò Visconti, uccisa a causa di un amore proibito con uno stalliere.
Anche attorno alla figura di Bernabò stesso e del suo entourage di concubine circolano storie circa apparizioni e voci misteriose. Le ossa rinvenute nei sotterranei e nelle segrete del castello sarebbero appartenute alle giovani vittime del despotico signore di Milano che, una volta adescate per i suoi piaceri, le avrebbe fatte precipitare in uno dei due pozzi, alle cui pareti erano innestate lame, per eliminare le prove dei suoi vizi carnali.
Bibliografia
M. DE MARCHI, Modelli insediativi “militarizzati” d’età longobarda in Lombardia, in Città, castelli, campagne nei territori di frontiera (VI-VII sec.). V Seminario sul Tardoantico e l'Altomedioevo in Italia Centrosettentrionale (Monte Barro-Galbiate, 9-10 giugno 1994), Mantova, 1995. Scaricabile dal sito bibar.unisi.it/node/357
I Longobardi a Trezzo, pubblicazione a cura del comune di Trezzo sull’Adda, 2002. Scaricabile dal sito comune.trezzosulladda.mi.it/upload/longobardi_guida.pdf
Trezzo sull’Adda. Un borgo dal sapore antico, pubblicazione a cura del comune di Trezzo sull’Adda, 2002. Scaricabile dal sito
trezzoturismo.it/upload/t0idcb45iyj0k2bch1mlnq45200701181623borgoantico_guida.pdf
Nota dell’autore: Le fotografie sono state eseguite dall’autore nel marzo 2011.
Stefano Todisco
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