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Urbicus, l’eroe dell’arena di Mediolanum

  • Stefano Todisco

Quando Milano stava acquistando un peso sempre maggiore sullo scenario politico e strategico dello scacchiere imperiale romano, la città offriva ai propri cittadini grandi celebrazioni di giochi negli edifici pubblici tra cui il grande anfiteatro: era questo il luogo più cruento per gli spettacoli.urbicus milano

Poco ci è rimasto come testimone delle vicende di questo colosso monumentale ma una lapide, conservata nell’antiquarium Alda Levi, narra in breve la storia di uno dei grandi protagonisti dell’arena: Urbicus.

Fiorentino di nascita, vissuto nel III secolo d.C. a Milano, Urbicus era un secutor ovvero un gladiatore armato di elmo tondeggiante, scudo rettangolare con angoli smussati, gladio, para-tibia e manica metallica o di cuoio, specializzato nei combattimenti contro il retiarius, equipaggiato con rete, tridente, manica e pugnale.

Il monumento funebre del gladiatore parla di tredici scontri e della morte sopraggiunta a ventidue anni lasciando una piccola figlia, Olimpia, una seconda figlia, Fortunense, e la moglie Lauricia, da sette anni sposata con Urbicus. La dedica delle tre donne si chiude con l’avvertimento al rivale che uccise e sconfisse Urbicus che la memoria del ragazzo sarebbe rimasta viva grazie ai suoi tifosi.

Un bassorilievo mostra il campione dell’arena in vesti da combattimento con spada corta, schinieri, scudo e manica posizionato di fronte ad un cane (il suo probabilmente) e ad un palo su cui sta l’elmo.

Possiamo dedurre che Urbicus si sposò a 15 anni e per motivi ignoti giunse a Milano con la moglie e forse la prima figlia. Qui divenne gladiatore, non è dato sapere se per debiti o per scelta personale in cerca di facili guadagni, vincendo 12 combattimenti e morendo al tredicesimo. Non sappiamo per quanto abbia praticato questo mestiere ma è certo che la sua fama fu ben nota agli appassionati dell’arena.

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La lapide è stata trovata in via Sforza a Milano, a poche centinaia di metri dalle mura romane di Mediolanum.

Il testo tradotto della lapide recita: “Agli Dei Mani. A Urbico fiorentino, inseguitore di prima scelta, che combatté tredici volte, visse ventidue anni; lasciò Olimpia, figlia di cinque mesi e la figlia Fortunense e la moglie Lauricia che (dedica) al marito benemerito, con cui visse sette anni. Ti avverto, chiunque tu sia che uccidi chi hai vinto: i suoi tifosi terranno viva la sua memoria.”

Bibliografia:

AA.VV. Immagini di Mediolanum. Archeologia e storia di Milano dal V secolo a.C. al V secolo d.C., p. 101.

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