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Il cabaret del milanese imbruttito. Intervista a Germano Lanzoni

  • Alessio Corini

germano lanzoni

È con grande curiosità e interesse che abbiamo assistito allo spettacolo di Germano Lanzoni, volto comico del Terzo segreto di satira e ormai noto ai milanesi e non, grazie al personaggio del milanese imbruttito che, affermatosi soprattutto attraverso i social network, sta avendo un successo importante e meritato anche nei teatri, al punto che per l'esibizione del 16 marzo presso il Teatro Oscar nell'ambito della rassegna Risate da Oscar, curata da Francesco Ruta dell'agenzia Karmartistico, ha registrato il tutto esaurito.

Il cabaret di Germano Lanzoni, in scena col bravo Rafael Didoni, è un cabaret che oserei definire “giusto”, senza dubbio molto divertente, ma anche intelligente e puntuale nel raccontare i milanesi ai milanesi, con il ricorso a tutto l'armamentario caratteristico della stand-up comedy fatto di canzoni, sketch, monologhi arguti, battute fulminanti e interazione col pubblico che ricorda come tipologia, il cabaret di scuola Derby. Non è un caso, infatti che l'influsso dei nomi storici del cabaret milanese, Jannacci, Gaber, I Gufi, Dario Fo sia riconosciuto con orgoglio dallo stesso Lanzoni il quale, tuttavia, pur strizzando l'occhio ai grandi maestri ci mette molto del suo nello sviluppare contenuti molto contemporanei che offrono un ritratto ironico e profondo allo stesso tempo della milanesità 4.0.

Germano con grande disponibilità, si è concesso ai lettori di Milanofree per una bella intervista che abbiamo fatto subito dopo lo spettacolo.

Milanofree: La prima grande curiosità da parte mia è quella di sapere come nasce artisticamente il personaggio del milanese imbruttito.

Germano: Il personaggio del milanese imbruttito nasce artisticamente dall'idea di tre ragazzi che sono Federico Marisio, Tommaso Pozza e Marco De Crescenzio. Tre ragazzi che studiano a Milano nel 2013 e hanno la percezione che facebook è già una piattaforma di contenuti. A loro sembra che i milanesi parlino in modo strano (che per noi milanesi è impensabile, perché noi parliamo l'italiano e non il dialetto e non prestiamo attenzione più di tanto alla cadenza ecc.) e cominciano ad annotarsi tutti i nostri modi di dire. Una sera davanti a una birra, decidono di pubblicare il primo post intitolato “Il milanese imbruttito non ha amici” e partono poi di seguito coi meme e con le foto dando vita immediatamente a una comunità molto potente che raccoglie subito almeno 20mila like e raggiunge in un anno 500mila follower. I post raccontano già di quella parte di noi un po' imbruttita che ogni tanto ci parte via della serie ven giò la saracinesca e ciao, tanto che a volte noi milanesi non sopportiamo nessuno neanche noi stessi e la mosca al naso ci salta alla velocità nanocosmica. Capita che per un parcheggio ciulato siam disposti a fare una strage, tipo a volte ti chiedono se stai uscendo e tu dici di no anche se è vero perché ti vendichi di tutte le volte che han detto no a te. Insomma questi ragazzi contattano noi del Terzo segreto di satira e all'epoca io facevo questo personaggio del leghista che un po' ricordava il personaggio dell'imbruttito, gli mancavano solo il grano e il Suv, così decidono di investire su di me. Il lavoro creativo sul personaggio è partito dal guardarmi attorno e quindi un po' mi sono ispirato a mio fratello che è un imbruttito vero, sempre proiettato alla ricerca del guadagno e ad alzare l'asticella degli obiettivi personali, da lui ho preso la fisicità del personaggio. Il sottotesto, invece, è quello basico figa e fatturato perché fondamentalmente i milanesi pensano a due cose, al lavoro e a come divertirsi dopo il lavoro.

Milanofree: La cosa che mi viene in mente a questo proposito è che quando si pensa in generale all'italiano simpaticone, si pensa più al romano che non al milanese, adesso grazie a questo personaggio quantomeno a livello di social si sta invertendo un po' la tendenza!

Germano: Questa cosa qua ce l'ha detta anche il sindaco. Abbiamo contribuito a rendere di sicuro i milanesi più simpatici.

Milanofree: Adesso stiamo aspettando il film...

Germano: Ci stiamo pensando, ma ci vuole il soggetto giusto. Non è così semplice. Potrei dirti che il cabaret sta al teatro come il video social sta al cinema, sono parenti ma non sono la stessa cosa. Un lungometraggio ha bisogno di una storia per stare in piedi. Dobbiamo trovare un soggetto che convinca una produzione a investire e poi c'è il problema della distribuzione. Insomma, il film è un obiettivo di sviluppo, ci sarà quando salterà fuori un soggetto che merita.

Milanofree: Vorrei chiudere l'intervista con quest'ultima riflessione: in giro si percepisce una gran voglia di Milano da parte dei milanesi, di riscoprire il patrimonio storico e culturale della città, le tradizioni, il dialetto, il cabaret storico ecc. tu che ne pensi?

Germano: La città ha fatto un salto in avanti pazzesco dopo Expo. Le istituzioni hanno sostenuto questa crescita, grazie anche ai maggiori servizi offerti e alle opportunità di lavoro. Parlavo con la mia psicologa (io vado dalla psicologa come Woody Allen, lei è un po' il mio mental coach) e lei mi diceva che a Milano lei è riuscita a incontrare il guru del suo ramo!  Io nel 1994 ho cominciato a fare cabaret e a scrivere canzoni. È un po' una forma di psicogeografia, il luogo dove vivi influenza la tua creatività e di certo relazionarsi con una certa tradizione aiuta. La comicità è soggettiva e territoriale, pensa all'autoironia e alla vocazione un po' surreale della comicità milanese!

Milanofree: Il milanese imbruttito sta diventando maschera...

Germano: Eh sì... questo è un po' anche una responsabilità, mi hanno fatto anche un murales perché il personaggio è entrato nell'immaginario collettivo che poi è un qualcosa che ritorna sempre negli anni, pensa per esempio al Taac di Pozzetto, credo sia stato preso dalla città, dalla gente comune. Allo stesso modo io non uso il Taac come invenzione comica, in un certo senso lo riuso.

Milanofree: Molto postmoderno...

Germano: Sì è vero molto postmoderno o design... quando non capisci un cazzo dici che è design.

Come dargli torto.

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